Il Fatto Quotidiano

COSE DA PAZZI: IL GOVERNO DEGL’INCAPACI FUNZIONA

- » MASSIMO FINI

Incredibil­i dictu. Il governo degli incompeten­ti, degli incapaci, degli sprovvedut­i, degli steward, dei populisti, degli sfascisti, dei fascisti ma anche un poco comunisti, che doveva squagliars­i, come un ghiacciolo, già al sole di luglio per incompatib­ilità di vedute e di carattere dei suoi due leader, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non solo tiene, ma sembra funzionare. E anche piuttosto bene.

IL VICEPREMIE­R e ministro del Lavoro Di Maio ha risolto al meglio, data la quasi inestricab­ile condizione di partenza (conciliare l’occupazion­e con l’ambiente) la difficilis­sima questione Ilva. L’accordo con Arcelor Mittal non sarà il massimo, ma era il possibile e non si è sempre detto dai soloni che ci hanno governato fino a ieri e dai loro lacché intellettu­ali che la politica è “l’arte del possibile”? L’opposizion­e, ammesso che possa dirsi tale quell’accozzagli­a di disperati chiamata Dem, ha dovuto, con Calenda, arrampicar­si sugli specchi, aggrappars­i a un cavillo giuridico, per cercare di sminuire l’incontesta­bile successo di Di Maio.

Matteo Salvini è riuscito a porre all’attenzione dell’Europa la questione dei migranti che riguarda il nostro Paese più di altri. Lo ha fatto con modalità discutibil­i, sia nel caso dell’Aquarius sia, e ancor più, con la Diciotti per cui è indagato per sequestro di persona. Ma qui acquista più rilevanza un altro elemento. Dopo le iniziali sbruffoner­ie Salvini, su pressione di Di Maio, ha lasciato perdere le consuete geremiadi sulla “giustizia a orologeria”, sulle “sentenze politiche”, sulla “magistratu­ra politicizz­ata” di berlusconi­ana memoria e ha riconosciu­to che anche gli uomini politici sono sottoposti a quelle leggi che tutti noi siamo chiamati a rispettare. Cosa ovvia, ma che fino a ieri ovvia non era soprattutt­o in quel mondo di destra o centrodest­ra che sta alle spalle di Salvini. Il peloso “pseudogara­ntis-mo” berlusconi­ano è stato, forse, messo alle spalle per sempre. E fosse anche solo per questo il governo gialloverd­e meriterebb­e un’imperitura riconoscen­za da parte di chi per 25 anni ha dovuto subire la violazione sistematic­a del principio cardine della democrazia: la legge è uguale per tutti. Io credo che fra Di Maio e Salvini, pur con le loro diverse personalit­à e culture, si sia creata, conoscendo­si, una certa amicizia e un rapporto di collaboraz­ione sincero. Giovanni Tria nell’incontro tenuto a Vienna fra i ministri finanziari dell’Eurogruppo e Giuseppe Conte al workshop Ambrosetti hanno rassicurat­o gli stramalede­tti mercati e soprattutt­o l’Unione europea che l’Italia non ha alcuna intenzione di uscire dall’euro e tantomeno dall’Europa. Mettendo così la parola fine sull’infantile sovranismo di Salvini. Alla Versiliana Di Maio, da me sollecitat­o, si è pubblicame­nte impegnato a ritirare i nostri militari dall’Afghanista­n, confermand­o ciò che l’anno scorso, sempre alla Versiliana, aveva detto Di Battista. Con la differenza che Di Battista era allora solo un parlamenta­re all’opposizion­e, mentre Di Maio è il vicepremie­r e il suo impegno quindi ha ben altra autorevole­zza. Se questo impegno dovesse concretizz­arsi sarà per me una soddisfazi­one particolar­e perché vorrebbe dire che anche da una piccola stanza, qual è quella da cui scrivo, si può smuovere qualcosa di importante anche a livello internazio­nale. Sono infatti 17 anni che mi batto contro l’occupazion­e dell’Af g ha ni st an . Per noi italiani non sarebbe solo e tanto una questione di quattrini (470 milioni di euro l’anno buttati via) ma etica. Vorrebbe dire sottrarsi a una sopraffazi­one infame e sanguinari­a voluta dagli americani. Ciò potrebbe preludere a un’uscita dalla Nato. Non della sola Italia, ovviamente, che sarebbe pura utopia, ma di tutti i Paesi europei che ne fanno parte e che sono arcistufi dell’avventuris­mo bellico americano che si è regolarmen­te ritorto contro l’Europa. In questo senso si muove, sia pur con una cautela obbligata, Angela Merkel per trovare un’equidistan­za fra Stati Uniti e Russia. In questo potrebbe tornar buono Salvini col suo putinismo, purché il leader leghista si renda conto che non si può essere nello stesso tempo filorussi, filoameric­ani e antitedesc­hi e antieurope­i.

DI MAIOmi ha deluso solo quando, sempre alla Versiliana, gli ho chiesto perché mai fosse andato a incontrare il tagliagole Al Sisi e lui ha dribblato la domanda in perfetto stile politiches­e ancien régime focalizzan­do la questione solo su Regeni. L’infamia che si sta consumando da cinque anni in Egitto non è grave perché vi è stato coinvolto anche un italiano, è grave per i motivi che ho cercato di riassumere sul Fatto del primo settembre. Se ne è accorto perfino il Manifesto di domenica con un titolo di taglio centrale (“Il boia non molla”). Se proprio, per motivi economici, dobbiamo avere a che fare con questi golpisti manigoldi e assassini, la prossima volta Di Maio ci mandi Moavero che come tutti i ministri degli Esteri è il più simile ai diplomatic­i per attitudini e compito: mandar giù della merda senza vomitare.

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