“È tutto lecito, ma lascio”: Conte rinuncia al posto di prof a Roma
Passo indietroGli altri candidati avevano accettato di rimandare l’esame in attesa del premier. Non servirà: “Non voglio sospetti”
Alla fine Giuseppe Conte ha deciso: nei prossimi giorni ritirerà la richiesta di trasferimento da Firenze a Roma e rinuncerà così al bando per la cattedra di Diritto privato all’Università Sapienza di Roma, quella lasciata libera dal suo maestro Guido Alpa e che da tempo è la sua più grande ambizione professionale.
Lo ha annunciato ieri il presidente del Consiglio su Facebook, pur specificando che nessuna legge gli avrebbe vietato di prendere parte al concorso: “Formalmente non c’è alcun conflitto di interessi, ma rinuncio alla cattedra esclusivamente per una sensibilità personale. Noi siamo il governo del cambiamento, non voglio che anche solo il sospetto di lucrare da questa situazione possa offuscare la mia carriera e creare sentimenti negativi nei cittadini”.
E in effetti Conte, che aveva inoltrato la richiesta alla Sapienza lo scorso febbraio, dunque prima di essere nominato premier, non aveva limiti normativi, se non quelli stabiliti dal dpr 382 del 1980 che obbligano i docenti a mettersi in aspettativa qualora vengano chiamati a Palazzo Chigi.
A PESAREsulla sua candidatura restava però una questione di opportunità, legata alla comprensibile difficoltà dei commissari nel giudicare il presidente del Consiglio e nell’imbarazzo dei colleghi nel contendersi con lui la cattedra.
Ieri mattina il premier avrebbe dovuto presentarsi nella Sala delle lauree di Giurisprudenza della Sapienza per sostenere u- na prova orale di fronte alla commissione. Qualche giorno fa, quando Politico.eu ha riportato la notizia del concorso, Conte aveva fatto un parziale passo indietro, annunciando la sua assenza al colloquio e la volontà di “riconsiderare la pro- cedura in corso”. A ieri mattina, però, Conte non aveva ancora comunicato la sua rinuncia alla commissione. Tutt’altro: gli altri due candidati alla cattedra, Mauro Orlandi e Giovanni Perlingieri, sono usciti dalla Sapienza intorno all’ora di pranzo ancora convinti di giocarsi il posto con il premier.
Mattinata strana, quella di Orlandi e Perlingieri. Neanche il tempo di entrare in aula per la prova e Enrico Elio Del Prato, presidente della commissione, annuncia che Conte ha appena notificato la propria impossibilità a partecipare al test, causa l’incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. A quel punto, i due candidati hanno qualche minuto per riflettere: la commissione chiede loro se vogliono comunque sostenere la prova in giornata o se non sia il caso di svolgerla “contestualmente all’altro candidato”. Invito accettato dai professori, che poi mettono nero su bianco, scrivendo a mano a mo’di dettato, la propria disponibilità a rinviare la prova.
“Mi spiace che vi abbiamo fatto scomodare per niente – prova a scherzare Del Prato – uno da Napoli, l’altro da Milano...”.
Nessuno dei due ha voglia di parlare, ma la scocciatura è evidente. Orlandi, professore dell’Università Cattolica di Milano, è allievo di Natalino Irti, giurista in pensione ordinario per una vita proprio alla Sapienza. Si presenta per primo in Facoltà, aspettando l’arrivo dei commissari – oltre a Del Prato ci sono Giusella Dolores Finocchiaro e Stefano Dalle Monache – come un qualunque studente prima di un esame: rilegge gli appunti, ripete il discorso, cammina nervoso su e giù per l’atrio, dove lo ha accompagnato la famiglia. Se gli si chiede se ritenga imbarazzante la partecipazione di Conte al concorso, lui allarga le braccia, fa intuire il fastidio ma si impone di non parlare.
P ER L IN G IE R I arriva poco più tardi. Figlio di Pietro, giurista e senatore centrista per due anni, e nipote di Giovanni, anche lui avvocato e membro della Costituente in quota Democrazia cristiana, insegna diritto privato a Napoli. Parla fitto con Orlandi più volte e non è affatto stupito che Conte, fino a quel momento, non si sia ancora ritirato. Poi, come il collega, se ne va senza sapere quando dovrà tornare per sostenere la prova orale.
Con loro, adesso che il concorso per la cattedra di Guido Alpa ha perso il candidato più ingombrante, potrebbe presentarsi alla prossima convocazione anche Marialuisa Gambini, docente di Diritto privato all’Università di Chieti ieri assente. Per Conte, come assicura lo stesso presidente in diretta Facebook, non restano che “cinque anni a Palazzo Chigi”. Poi si vedrà, ripartendo in ogni caso da Firenze.
La decisione
Il dietrofront non arriva per divieti normativi, ma per ragioni di opportunità