Ora la procura tratta “La Lega paghi a rate i 49 milioni rubati”
Salvini punta sul ricorso in Cassazione ma se va male il partito rischia di fallire
Quarantanove milioni da pagare arate. Quando ieri gli avvocati della Lega si sono presentati in Procura a Genova si sono sentiti avanzare una proposta: la rateizzazione del sequestro, che consentirebbe al partito di sopravvivere e allo Stato di rientrare in possesso del denaro che, secondo la sentenza di primo grado del processo sulla truffa ai danni del Parlamento, potrebbe essere sequestrato immediatamente dai pm. Ora la parola spetta soprattutto a Matteo Salvini: accettare la proposta dei magistrati e restituire i soldi nel tempo oppure andare allo scontro rischiando però di finire a gambe all’aria.
GLI AVVOCATIGiovanni Ponti e Roberto Zingari, che difendono il Carroccio, ieri si erano presentati in tribunale a Genova con l’intenzione di proporre ricorso contro la decisione del Riesame che la settimana scorsa ha aperto le porte al sequestro. Ma inaspettata è arrivata la proposta: restituite i soldi un po’alla volta. Scelta che, ovviamente, implicherebbe l’a cc e tt a zi on e della decisione del Riesame precludendo lo spazio all’ulteriore ricorso in Cassazione. Insomma, si apre una sorta di ‘trattativa’. La rateizzazione del denaro da sequestrare è prevista essenzialmente per i reati tributari. Ma la procura ha valutato che possa essere applicata anche a questo caso. Esistono infatti margini di discrezionalità per i magistrati e il decreto non è stato ancora firmato. Certo, l’operazione è tutt’altro che semplice: parliamo di 48,9 milioni. Ma lo spiraglio si è aperto proprio leggendo la memoria che gli avvocati leghisti – basandosi su una relazione di PriceWaterhouseCoopers – avevano presentato al Riesame per opporsi al sequestro. In sostanza, si diceva, nelle casse del partito ci sono milioni che sono frutto dimostrato di donazioni e tesseramenti. Per la Procura quel passaggio è stato la dimostrazione che le casse della Lega non sono vuote. A pagina 15 della memoria gli avvocati scrivono: “Dopo l’esecuzione dei seque- stri sui conti intestati alla Lega sono confluiti circa 5.618.000 eur o”. Una cifra che, ricostruendo, sarebbe stata incassata in circa dieci mesi: il sequestro cui si fa riferimento è quello del settembre 2017, mentre la relazione è stata ultimata il 27 luglio scorso. I legali ricostruiscono così la provenienza del denaro: “Circa 4,7 milioni sono costituiti da erogazioni liberali, donazioni, finanziamenti, sovvenzioni effettuate dai cittadini (persone fisiche e in minima parte società), da candidati alle elezioni, da parlamentari e da somme derivanti dal tesseramento”. È il grosso del denaro presente sui conti del partito. Ma c’è altro: “Circa 730mila euro provengono dal due per mille”. Gli avvocati sottolineavano: “Si tratta di somme di accertata provenienza lecita e non possono essere sequestrate quale profitto del reato”.
UNA TEORIArespinta dal Riesame genovese secondo il quale il denaro non è distinguibile quando confluisce nelle medesime casse in cui sarebbe stato versato quello frutto di un reato. Ed è, perciò, comunque sequestrabile. Ora la parola passa ai dirigenti della Lega. Il via libera potrebbe suonare come un’ammissione di colpa (seppur per fatti non imputabili alla presente gestione), ma eviterebbe lo svuotamento delle casse. E potrebbe forse disinnescare la bomba politica del denaro del Parlamento nelle tasche del Carroccio.
Ieri pomeriggio i vertici leghisti ne hanno discusso a Milano in due riunioni. Alla seconda era presente il segretario che, però, sostiene di voler attendere una proposta ufficiale dalla Procura prima di pronunciarsi formalmente:
“Rateizzazione? Ma come posso rateizzare quello che non ho”, ha provato a scherzare Salvini incontrando i giornalisti. E ha aggiunto: “Siamo nati senza una lira, se c'è la fiducia degli italiani, possiamo andare avanti anche senza una lira. I soldi? Chiedete a chi li ha visti, stiamo parlando del 2008, 2009 e 2010. Siamo nel 2018”. E l’ipotesi di cambiare nome? “Ci chiamiamo Lega e ci chiameremo Lega”.
NON È LA SOLA rogna giudiziaria su cui la Lega deve prendere una decisione: presto infatti scadranno i termini per presentare querela per appropriazione indebita nel processo milanese gemello di quello genovese. Il dubbio è amletico: querelare Umberto Bossi (ancora oggi presidente del partito), commettendo un parricidio politico, oppure soprassedere lasciando però che il processo finisca nel nulla incassando una figuraccia? La nuova legge approvata pochi mesi fa infatti ha previsto che l’appropriazione indebita, prima punibile d’ufficio, sia perseguibile solo su querela.
MATTEO SALVINI
Come posso rateizzare quello che non ho? Siamo nati senza una lira, possiamo continuare così Ci chiamiamo Lega e non cambieremo nome