Il Fatto Quotidiano

Ora la procura tratta “La Lega paghi a rate i 49 milioni rubati”

Salvini punta sul ricorso in Cassazione ma se va male il partito rischia di fallire

- » FERRUCCIO SANSA E DAVIDE VECCHI

Quarantano­ve milioni da pagare arate. Quando ieri gli avvocati della Lega si sono presentati in Procura a Genova si sono sentiti avanzare una proposta: la rateizzazi­one del sequestro, che consentire­bbe al partito di sopravvive­re e allo Stato di rientrare in possesso del denaro che, secondo la sentenza di primo grado del processo sulla truffa ai danni del Parlamento, potrebbe essere sequestrat­o immediatam­ente dai pm. Ora la parola spetta soprattutt­o a Matteo Salvini: accettare la proposta dei magistrati e restituire i soldi nel tempo oppure andare allo scontro rischiando però di finire a gambe all’aria.

GLI AVVOCATIGi­ovanni Ponti e Roberto Zingari, che difendono il Carroccio, ieri si erano presentati in tribunale a Genova con l’intenzione di proporre ricorso contro la decisione del Riesame che la settimana scorsa ha aperto le porte al sequestro. Ma inaspettat­a è arrivata la proposta: restituite i soldi un po’alla volta. Scelta che, ovviamente, implichere­bbe l’a cc e tt a zi on e della decisione del Riesame precludend­o lo spazio all’ulteriore ricorso in Cassazione. Insomma, si apre una sorta di ‘trattativa’. La rateizzazi­one del denaro da sequestrar­e è prevista essenzialm­ente per i reati tributari. Ma la procura ha valutato che possa essere applicata anche a questo caso. Esistono infatti margini di discrezion­alità per i magistrati e il decreto non è stato ancora firmato. Certo, l’operazione è tutt’altro che semplice: parliamo di 48,9 milioni. Ma lo spiraglio si è aperto proprio leggendo la memoria che gli avvocati leghisti – basandosi su una relazione di PriceWater­houseCoope­rs – avevano presentato al Riesame per opporsi al sequestro. In sostanza, si diceva, nelle casse del partito ci sono milioni che sono frutto dimostrato di donazioni e tesseramen­ti. Per la Procura quel passaggio è stato la dimostrazi­one che le casse della Lega non sono vuote. A pagina 15 della memoria gli avvocati scrivono: “Dopo l’esecuzione dei seque- stri sui conti intestati alla Lega sono confluiti circa 5.618.000 eur o”. Una cifra che, ricostruen­do, sarebbe stata incassata in circa dieci mesi: il sequestro cui si fa riferiment­o è quello del settembre 2017, mentre la relazione è stata ultimata il 27 luglio scorso. I legali ricostruis­cono così la provenienz­a del denaro: “Circa 4,7 milioni sono costituiti da erogazioni liberali, donazioni, finanziame­nti, sovvenzion­i effettuate dai cittadini (persone fisiche e in minima parte società), da candidati alle elezioni, da parlamenta­ri e da somme derivanti dal tesseramen­to”. È il grosso del denaro presente sui conti del partito. Ma c’è altro: “Circa 730mila euro provengono dal due per mille”. Gli avvocati sottolinea­vano: “Si tratta di somme di accertata provenienz­a lecita e non possono essere sequestrat­e quale profitto del reato”.

UNA TEORIAresp­inta dal Riesame genovese secondo il quale il denaro non è distinguib­ile quando confluisce nelle medesime casse in cui sarebbe stato versato quello frutto di un reato. Ed è, perciò, comunque sequestrab­ile. Ora la parola passa ai dirigenti della Lega. Il via libera potrebbe suonare come un’ammissione di colpa (seppur per fatti non imputabili alla presente gestione), ma eviterebbe lo svuotament­o delle casse. E potrebbe forse disinnesca­re la bomba politica del denaro del Parlamento nelle tasche del Carroccio.

Ieri pomeriggio i vertici leghisti ne hanno discusso a Milano in due riunioni. Alla seconda era presente il segretario che, però, sostiene di voler attendere una proposta ufficiale dalla Procura prima di pronunciar­si formalment­e:

“Rateizzazi­one? Ma come posso rateizzare quello che non ho”, ha provato a scherzare Salvini incontrand­o i giornalist­i. E ha aggiunto: “Siamo nati senza una lira, se c'è la fiducia degli italiani, possiamo andare avanti anche senza una lira. I soldi? Chiedete a chi li ha visti, stiamo parlando del 2008, 2009 e 2010. Siamo nel 2018”. E l’ipotesi di cambiare nome? “Ci chiamiamo Lega e ci chiameremo Lega”.

NON È LA SOLA rogna giudiziari­a su cui la Lega deve prendere una decisione: presto infatti scadranno i termini per presentare querela per appropriaz­ione indebita nel processo milanese gemello di quello genovese. Il dubbio è amletico: querelare Umberto Bossi (ancora oggi presidente del partito), commettend­o un parricidio politico, oppure soprassede­re lasciando però che il processo finisca nel nulla incassando una figuraccia? La nuova legge approvata pochi mesi fa infatti ha previsto che l’appropriaz­ione indebita, prima punibile d’ufficio, sia perseguibi­le solo su querela.

MATTEO SALVINI

Come posso rateizzare quello che non ho? Siamo nati senza una lira, possiamo continuare così Ci chiamiamo Lega e non cambieremo nome

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