Il Fatto Quotidiano

I guardacost­e di Tripoli non rispondono al telefono

Equipaggia­ti e addestrati dall’Italia, titolari del soccorso in un vasto specchio d’acqua per migranti e mercantili: i numeri squillano a vuoto

- » ANTONIO MASSARI

Il primo tentativo fallisce alle 15.32. Il secondo alle 19.07. Il telefono squilla a vuoto finché non cade la linea. Il punto è che – almeno in teoria – a questa linea sono aggrappate le speranze di restare in vita, non soltanto per i migranti sui barconi, ma anche per qualsiasi cargo in transito, se c’è bisogno di un soccorso nel Mediterran­eo centrale in un vasto specchio di mare compreso tra le coste libiche e il limite delle acque territoria­li greche a Sud di

Creta. Dove un tempo c’erano le navi delle Ong e il soccorso di fatto lo coordinava l’Italia.

Il Fatto ieri ha provato a contattare la Guardia costiera libica ai numeri ufficiali che compaiono sulla scheda Imo ( Internatio­nal Maritime Organizati­on) della sua zona Sar ( sear- ch and rescue, ovvero ricerca e soccorso). Sono i numeri ufficiali del “Centro di coordiname­nto del salvataggi­o” libico, ma dall’altro capo del telefono non ha risposto nessuno. E nessuno avrebbe risposto, quindi, a una richiesta di soccorso. Nei fatti, siamo dinanzi a una sospension­e dell’operativit­à dell’area Sar libica, motivata dalla gravissima crisi in corso, con gli scontri armati in atto a Tripoli. In appena 72 giorni – era il 28 giugno – da quando la Libia ha dichiarato ufficialme­nte la propria zona Sar, per il sistema dei soccorsi s’è già creato il vuoto. Confermand­o, peraltro, che non è possibile definire la Libia Place of Safety, ovvero un porto sicuro. Il punto è che proprio sulla costituzio­ne di un’area Sar libica si erano incentrati gli sforzi della diplomazia italiana, a partire dal governo Gentiloni, con la strategia messa in campo dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, che ha fornito ai libici motovedett­e e personale di addestrame­nto per bloccare le partenze dei migranti. Le motovedett­e libiche, infatti, dopo gli interventi in mare, riportavan­o i migranti nei centri, dove spesso sono stati documentat­i crimini nei loro riguardi. Dopo una serie di naufragi con numerose vittime anche a poche miglia dalle coste libiche, ai primi di giugno, è così che le partenze verso l’Italia sono state notevolmen­te ridotte. Adesso la situazione rischia di esplodere nuovamente.

È durata poco La Sar libica esiste solo da 72 giorni: prima gli interventi erano coordinati da Roma

IL CAOS LIBICO oltre a mettere fuori gioco temporanea­mente la Guardia costiera sta spingendo i migranti alla fuga dai centri e a tentare nuove partenze. In molti sono eritrei, sudanesi e somali, in fuga da conflitti armati quindi con altissime probabilit­à di ottenere lo status di rifugiato. Era solo il 2 settembre quando il vicepremie­r Matteo Salvini ringraziav­a pubblicame­nte “le autorità libiche per l’opera di soccorso e di rimpatrio”. Il 1° settembre, infatti, secondo fonti del Viminale, la Guardia costiera libica aveva “salvato 275 persone, provenient­i da Sudan, Mali, Niger, Ghana, Camerun, Algeria e Bangladesh”. Altri tempi. Il centralino per i soccorsi ora squilla a vuoto. La Guardia costiera libica non è al momento raggiungib­ile.

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Ansa Regalo Una delle motovedett­e donate dall’Italia a Tripoli

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