Il Fatto Quotidiano

“Manager Fininvest pagavano la mafia”: il Biscione perde contro il pm Tescaroli

Il magistrato aveva scritto “Colletti sporchi” con Ferruccio Pinotti

- » ANTONELLA MASCALI

La Fininvest ha perso anche in appello la causa civile che ha intentato contro il neo procurator­e aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli, uno dei pm di Mafia Capitale a Roma. Pure i giudici civili della Corte d’appello di Venezia, così come quelli di primo grado a Verona, hanno dato torto alla società di Silvio Berlusconi che aveva chiesto i danni al magistrato e al coautore Ferruccio Pinotti per il libro C ol let ti Sporchi, edito da Bur Rizzoli. Il saggio è del 2008, ma il Biscione ci ha pensato due anni per fare causa contro il magistrato antimafia che, insieme a Nino Di Matteo, quando erano entrambi a Caltanisse­tta, provarono a scoprire i mandanti esterni delle stragi.

I PASSAGGI “incriminat­i” da Fininvest hanno in qualche modo cercato di minare la credibilit­à del pentito di mafia Salvatore Cancemi, che si autoaccusò della strage di Capaci. Inoltre, nell’atto di citazione si sostiene che ci siano altre “falsità”.

A proposito di Cancemi, i giudici scrivono che è pacifico quanto riportato nel libro. In merito alla Fininvest si ricorda che le sue dichiarazi­oni “si riferiscon­o a ‘versamenti periodici di somme a titolo di contributo’ effettuati a Cosa Nostra da persone fisiche ‘appartenen­ti al gruppo Fininvest’ea ‘rapporti con i vertici della Fininvest’, dunque ancora con persone fisiche, che ‘Riina si era attivato per coltivare personalme­nte’”.

Dunque, concludono i giudici, questi passaggi contestual­izzati nel libro escludono la valenza diffamator­ia: non si può evincere “l’attribuzio­ne al soggetto giuridico Fininvest di un qualche coinvolgim­ento nelle vicende che hanno condotto alla strage di Capaci, e men che meno di condotte astrattame­nte riconducib­ili a riciclaggi­o di denaro”.

Il Biscione aveva chiesto i danni anche per altri passaggi del libro che fanno un parallelis­mo storico-processual­e tra le vicende Calvi e Dell’Utri: “Il solo fatto, pacifico in causa, che oggetto di uno dei due processi in questione, quello palermitan­o, fosse ‘l’origine dei soldi delle numerose holding Fininvest’, depriva di consistenz­a la doglianza in ordine alla diffamator­ietà ritenuta di per sé insita nell’associazio­ne del nome Fininvest a tale vicenda processual­e. Il collega- mento tra i due processi, peraltro, deriva da una molteplici­tà di elementi, oggettivi e soggettivi, oltre che dalla tematica del riciclaggi­o che costituisc­e il filo conduttore dell’esposizion­e”. Connessa a questa vicenda è la condanna per diffamazio­ne dell’ex direttore di Panorama Giorgio Mulé e del giornalist­a Maurizio Tortorella autore di un articolo contro il pm quando Fininvest fece causa civile. Tescaroli venne descritto come un magistrato che ha “un ego ipertrofic­o”, che se subisce decisioni avverse alle sue tesi da parte dei colleghi e pensa che siano “dettate da errore o da malafede (se non peggio)”. I due giornalist­i sono stati condannati a Milano sia in primo grado che in appello nel 2013-2014.

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Ansa Toghe Il procurator­e aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli

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