Asia Argento Occuparsene è un dovere nei confronti delle donne e della verità
Doveva scoppiare l’apocalisse populista e invece i primi 100 giorni del governo sono stati davvero ottimi. Nonostante le emergenze e le infamie dei giornali e delle caste reazionarie. Il cambiamento consiste nel ritorno del popolo come protagonista della scena politica. E cioè, in sostanza, il ritorno della vera democrazia in cui la volontà popolare non viene più inquinata e manipolata ma si esprime liberamente sia nei contenuti che nella forma. Lo si è visto nelle due emergenze estive – Genova e migranti – che hanno finito per mettere in luce plasticamente le differenze positive di questo governo col passato. Il governo gialloverde si è schierato senza esitazioni dalla parte dei cittadini. A Genova contro le lobby e i prenditori autostradali e i segreti di Stato. Sui moli siciliani contro pelosi moralismi e le mollezze ipocrite dell’Europa. Movimento 5 Stelle e Lega sono due modelli molto diversi tra loro ma accomunati dall’intenzione di riportare la volontà popolare nei palazzi del potere. Si è passati da un sistema che si permetteva di mediare e negoziare e perfino di svendere la volontà popolare a un sistema in cui la volontà popolare dominano. Nei primi 100 giorni si registrano il decreto Dignità, l’abolizione dei vitalizi e la stretta sull’immigrazione clandestina, uno schiaffo ai trafficanti di uomini e alle lobby ipocrite dei tecnocrati europei. E la schiaffeggiata s’intensificherà in autunno con la legge Anticorruzione, la legge sull’editoria, quella pensionistica e via schiaffeggiando. Delle caste reazionarie del vecchio regime e dei loro complici in doppiopetto e dei loro giullari dei giornali non resterebbe che un triste ricordo. Quindi i primi 100 giorni, tra uno schiaffo e l’altro, fanno ben sperare.
Renzi parlerà nelle scuole: un cattivo segnale
Sui notiziari tv e sui giornali leggo una cosa incredibile e mai sentita prima d’ora: Matteo Renzi, in tono minaccioso verso tutti coloro che lo SPESSO MI CAPITA DI NON COMPRENDERE, limite mio, lo dico con sincerità. Perché tanta attenzione e pagine importanti su Asia Argento? Quanto l’ha riguardata nel passato artistico e quanto la espone ora per altri motivi non mi pare tanto rilevante, da nessun punto di vista, da meritare tante vostre parole. Ho riflettuto un tempo congruo sui vari aspetti interessati e continuo a non capire... limite mio! GENTILE FIORENZA, lei ha ragione: abbiamo seguito la “questione Argento” fin da quando, voce praticamente isolata nel panorama italiano – fatta eccezione per un paio di colleghe che l’hanno difesa –, ha reso note al mondo violenze e angherie subìte da Harvey Weinstein. Le abbiamo dato voce quando tutti le chiedevano conto del tempo trascorso tra quelle violenze e la denuncia pubblica (“perché solo ora?”) e l’abbiamo intervistata quando criticava – nel modo aspro e irriverente che le è proprio – le colleghe italiane che non l’avevano coinvolta, a suo dire, nella formazione delmovimento “Dissenso comune”. Così come abbiamo ospitato la sua intervista ad Ambra Battilana, un’altra vittima del “sistema Olgettine” prima e dello stesso Weinstein dopo. Abbiamo cercato di capire qualcosa in più su quanto accaduto nel 2013 con l’attore americano Jimmy Bennett, che l’ha accusata di molestie. E abbiamo ascoltato la voce di personaggi (famosi e non) che chiedevano conto della sua esclusione “di comune accordo” da X Factor. Non lo abbiamo fatto perché Asia Argento è una nostra amica (come sa bene, al Fatto è più facile farsi dei nemici che degli amici) né perché ci è simpatica. Lo abbiamo fatto perché crediamo che, a differenza di tantissime altre donne anche famose costrette a subire, Asia abbia avuto il coraggio di metterci la faccia. Che non si sia mai tirata indietro rispetto alle accuse e agli insulti di ogni genere. C’è un equivoco di fondo ritengono liquidato, fa “gra zio samente” sapere che non lo è affatto; anzi, andrà a parlare in tv e nelle scuole. Storicamente, la politica non è mai entrata a scuola. Credo che nessun politico si sia mai permesso di fare propaganda nelle scuole. Gli studenti incontrano magistrati, forze dell’ordine, associazioni. Ritengo scandaloso ed inaccettabile che un senatore della Repubblica, seppure risponda al nome in questa vicenda: siamo abituati a pensare alle vittime come a persone depresse, solitarie, schive, angeliche. Asia non corrisponde a questa descrizione: anzi, semmai, il suo essere senza filtri la rende antipatica ai più. È questo che vogliamo sfatare: noi donne dobbiamo smetterla di avere paura di denunciare, di essere costrette a scegliere tra un “no” e la carriera, di doverci vergognare del nostro stile di vita (che è nostro, anche quando siamo personaggi pubblici). Per questo il Fatto si occupa di Asia: perché rispetto allo schifo che si legge in Rete o si ascolta nei “salotti buoni”, dobbiamo provare a ristabilire la verità. Ps. Anche qualora (e ne dubito) dovessero esserci un processo e una condanna per il caso Bennett, questo non cambierebbe di una virgola la posizione della paladina italiana del #MeToo nei confronti di Weinstein. di Renzi Matteo, pensi di parlare a scuola, a migliaia di adolescenti pro domo sua. Il Miur provveda ad approfondire preventivamente la notizia. Passi che il Partito democratico ultimamente ha tenuto banco in una bellissima chiesa storica di Ortona (non è la prima volta che usa le chiese!) e che in tv Renzi faccia quel che vuole. Ma a scuola no! Sarebbe veramente troppo. Sarebbe il segnale che non vi sono più regole. Un cattivo segnale. Anzi, un segnale pessimo.
Per la prima volta alla festa del Fatto. Ci siamo commosse
Siamo due signore attempate e abbiamo lasciato a casa i mariti e per la prima volta siamo venute alla festa del Fatto . Le nostre famiglie sono abbonate ed è stato emozionante parlare con persone come noi e I NOSTRI ERRORI
N el l ’ edizione di ieri, nell’a r ti c ol o “Quelli che la fascia per Astori fa male” abbiamo erroneamente riportato il nome dello scomparso capitano della Fiorentina, che si chiamava Davide e non Lorenzo. Inoltre, nell’articolo uscito domenica scorsa in pagina 8 dal titolo “I primi segnali, il crollo” abbiamo pubblicato per errore la foto del pittore Giorgio Morandi al posto di quella dell’architetto Riccardo. Ce ne scusiamo con i lettori e con gli interessati.