Il Fatto Quotidiano

Asia Argento Occuparsen­e è un dovere nei confronti delle donne e della verità

- TOMMASO MERLO FIORENZA CARMIGNANI SILVIA D’ONGHIA LILIANA GISSARA FQ

Doveva scoppiare l’apocalisse populista e invece i primi 100 giorni del governo sono stati davvero ottimi. Nonostante le emergenze e le infamie dei giornali e delle caste reazionari­e. Il cambiament­o consiste nel ritorno del popolo come protagonis­ta della scena politica. E cioè, in sostanza, il ritorno della vera democrazia in cui la volontà popolare non viene più inquinata e manipolata ma si esprime liberament­e sia nei contenuti che nella forma. Lo si è visto nelle due emergenze estive – Genova e migranti – che hanno finito per mettere in luce plasticame­nte le differenze positive di questo governo col passato. Il governo gialloverd­e si è schierato senza esitazioni dalla parte dei cittadini. A Genova contro le lobby e i prenditori autostrada­li e i segreti di Stato. Sui moli siciliani contro pelosi moralismi e le mollezze ipocrite dell’Europa. Movimento 5 Stelle e Lega sono due modelli molto diversi tra loro ma accomunati dall’intenzione di riportare la volontà popolare nei palazzi del potere. Si è passati da un sistema che si permetteva di mediare e negoziare e perfino di svendere la volontà popolare a un sistema in cui la volontà popolare dominano. Nei primi 100 giorni si registrano il decreto Dignità, l’abolizione dei vitalizi e la stretta sull’immigrazio­ne clandestin­a, uno schiaffo ai trafficant­i di uomini e alle lobby ipocrite dei tecnocrati europei. E la schiaffegg­iata s’intensific­herà in autunno con la legge Anticorruz­ione, la legge sull’editoria, quella pensionist­ica e via schiaffegg­iando. Delle caste reazionari­e del vecchio regime e dei loro complici in doppiopett­o e dei loro giullari dei giornali non resterebbe che un triste ricordo. Quindi i primi 100 giorni, tra uno schiaffo e l’altro, fanno ben sperare.

Renzi parlerà nelle scuole: un cattivo segnale

Sui notiziari tv e sui giornali leggo una cosa incredibil­e e mai sentita prima d’ora: Matteo Renzi, in tono minaccioso verso tutti coloro che lo SPESSO MI CAPITA DI NON COMPRENDER­E, limite mio, lo dico con sincerità. Perché tanta attenzione e pagine importanti su Asia Argento? Quanto l’ha riguardata nel passato artistico e quanto la espone ora per altri motivi non mi pare tanto rilevante, da nessun punto di vista, da meritare tante vostre parole. Ho riflettuto un tempo congruo sui vari aspetti interessat­i e continuo a non capire... limite mio! GENTILE FIORENZA, lei ha ragione: abbiamo seguito la “questione Argento” fin da quando, voce praticamen­te isolata nel panorama italiano – fatta eccezione per un paio di colleghe che l’hanno difesa –, ha reso note al mondo violenze e angherie subìte da Harvey Weinstein. Le abbiamo dato voce quando tutti le chiedevano conto del tempo trascorso tra quelle violenze e la denuncia pubblica (“perché solo ora?”) e l’abbiamo intervista­ta quando criticava – nel modo aspro e irriverent­e che le è proprio – le colleghe italiane che non l’avevano coinvolta, a suo dire, nella formazione delmovimen­to “Dissenso comune”. Così come abbiamo ospitato la sua intervista ad Ambra Battilana, un’altra vittima del “sistema Olgettine” prima e dello stesso Weinstein dopo. Abbiamo cercato di capire qualcosa in più su quanto accaduto nel 2013 con l’attore americano Jimmy Bennett, che l’ha accusata di molestie. E abbiamo ascoltato la voce di personaggi (famosi e non) che chiedevano conto della sua esclusione “di comune accordo” da X Factor. Non lo abbiamo fatto perché Asia Argento è una nostra amica (come sa bene, al Fatto è più facile farsi dei nemici che degli amici) né perché ci è simpatica. Lo abbiamo fatto perché crediamo che, a differenza di tantissime altre donne anche famose costrette a subire, Asia abbia avuto il coraggio di metterci la faccia. Che non si sia mai tirata indietro rispetto alle accuse e agli insulti di ogni genere. C’è un equivoco di fondo ritengono liquidato, fa “gra zio samente” sapere che non lo è affatto; anzi, andrà a parlare in tv e nelle scuole. Storicamen­te, la politica non è mai entrata a scuola. Credo che nessun politico si sia mai permesso di fare propaganda nelle scuole. Gli studenti incontrano magistrati, forze dell’ordine, associazio­ni. Ritengo scandaloso ed inaccettab­ile che un senatore della Repubblica, seppure risponda al nome in questa vicenda: siamo abituati a pensare alle vittime come a persone depresse, solitarie, schive, angeliche. Asia non corrispond­e a questa descrizion­e: anzi, semmai, il suo essere senza filtri la rende antipatica ai più. È questo che vogliamo sfatare: noi donne dobbiamo smetterla di avere paura di denunciare, di essere costrette a scegliere tra un “no” e la carriera, di doverci vergognare del nostro stile di vita (che è nostro, anche quando siamo personaggi pubblici). Per questo il Fatto si occupa di Asia: perché rispetto allo schifo che si legge in Rete o si ascolta nei “salotti buoni”, dobbiamo provare a ristabilir­e la verità. Ps. Anche qualora (e ne dubito) dovessero esserci un processo e una condanna per il caso Bennett, questo non cambierebb­e di una virgola la posizione della paladina italiana del #MeToo nei confronti di Weinstein. di Renzi Matteo, pensi di parlare a scuola, a migliaia di adolescent­i pro domo sua. Il Miur provveda ad approfondi­re preventiva­mente la notizia. Passi che il Partito democratic­o ultimament­e ha tenuto banco in una bellissima chiesa storica di Ortona (non è la prima volta che usa le chiese!) e che in tv Renzi faccia quel che vuole. Ma a scuola no! Sarebbe veramente troppo. Sarebbe il segnale che non vi sono più regole. Un cattivo segnale. Anzi, un segnale pessimo.

Per la prima volta alla festa del Fatto. Ci siamo commosse

Siamo due signore attempate e abbiamo lasciato a casa i mariti e per la prima volta siamo venute alla festa del Fatto . Le nostre famiglie sono abbonate ed è stato emozionant­e parlare con persone come noi e I NOSTRI ERRORI

N el l ’ edizione di ieri, nell’a r ti c ol o “Quelli che la fascia per Astori fa male” abbiamo erroneamen­te riportato il nome dello scomparso capitano della Fiorentina, che si chiamava Davide e non Lorenzo. Inoltre, nell’articolo uscito domenica scorsa in pagina 8 dal titolo “I primi segnali, il crollo” abbiamo pubblicato per errore la foto del pittore Giorgio Morandi al posto di quella dell’architetto Riccardo. Ce ne scusiamo con i lettori e con gli interessat­i.

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LaPresse La paladina del #MeToo Asia Argento

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