Periferie, i sindaci non si fidano: “Soldi subito in manovra”
Trattativa Dopo il taglio dei fondi al bando di Renzi, il governo promette di intervenire. Decaro: “Se no interrompo le relazioni”
Iprogetti già esecutivi entro il 15 settembre del bando periferie del governo Renzi saranno garantiti. Non subito però, ma nella legge di Bilancio. Questo almeno è quanto sta promettendo il governo in queste ore. Ma i sindaci non si fidano e sono pronti a dare battaglia. Arriva oggi nell’aula di Montecitorio il Milleproroghe, che contiene una questione che aveva suscitato non poca polemica prima della pausa estiva del Parlamento. Si tratta di un emendamento presentato dalla Lega in Senato – e votato all'unanimità, Pd e Renzi compresi – che ha sospeso per due anni 96 dei 120 progetti approvati da Palazzo Chigi ai tempi di Renzi e Gentiloni per la riqualificazione delle periferie, bloccando investimenti per 1,6 miliardi circa su 2,1 stanziati in totale e finanziati solo parzialmente.
I SOLDI “liberati” – 140 milioni quest'anno, 320 il prossimo, 350 nel 2020 e 220 milioni nel 2021 – vengono destinati a sbloccare gli avanzi di amministrazione dei Comuni “virtuosi”: ovvero quelli che hanno soldi in cassa, ma non possono spenderli per via delle regole sull'equilibrio di bilancio degli enti locali che assegna rigidi obiettivi annuali. A denunciare “il furto con destrezza” era stato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci. E a protestare tutti i sindaci che si erano visti bloccare i progetti. Tra i 24 programmi "salvati" c’erano quelli di Roma, Torino, Modena, Bologna e della città metropolitana di Bari; tra i "sommersi" Firenze, Milano, Livorno, Treviso e delle province di Roma e di Torino. A reagire con perplessità e preoccupazione a ll ’ idea di vedersi togliere per sempre quei soldi erano stati anche sindaci della maggioranza, da Filippo Nogarin, primo cittadino di Livorno a Mario Conte, alla guida di Treviso. La Lega - “motore” politico dell’iniziativa - aveva spiegato che si trattava in realtà di una misura che toglieva ad alcuni per dare a tutti: alla fine ad avere i soldi sarebbero stati più Comuni. Senza contare che si trattava di una valutazione politica: sconfessare la politica dei bonus e dei soldi a pioggia di Renzi e con l’occasione premiare i Comuni del Nord, notoriamente più virtuosi.
Ma la pressione dei Sindaci è andata avanti per tutta l’estate. Ed è partita una trattativa informale. Negli scorsi giorni Decaro ha incontrato il premier Giuseppe Conte e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di M aio. Perché non cista a vederei Comuni“defraudati” di fondi che gli erano già stati promessi. Per oggi è in agenda un incontro istituzionale tra Conte e 15 Sindaci. “Aspettiamo responsabilmente l'incontro con il presidente del Consiglio Conte. Se non otterremo risposta, siamo pronti anche a interrompere i rapporti istituzionali. Non si possono stracciare i contratti firmati tra istituzioni dello Stato con un tratto di penna, con un emendamento votato in Senato di notte senza alcuna interlocuzione con i Comuni”.
IERI INTANTOil Pd ha fatto ostruzionismo in Commissione alla Camera. Stanno arrivando le rassicurazioni che una soluzione si troverà. “C'è una interlocuzione in corso e in legge di Bilancio interverremo per garantire il finanziamento dei progetti che hanno piani esecutivi approvati”, spiega la viceministra dell’Economia, Laura Castelli. E il vice dell’Economia, Massimo Garavaglia, fornisce anche una quantificazione al Fatto : “Dopo un’analisi seria nella legge di bilancio risolveremo i problemi tecnici. L’idea è di salvare 551 interventi su 1262 dei vari progetti finanziati”. Basteranno le promesse e la mediazione in atto a fermare la protesta che sta portando avanti prima di tutto Decaro? “Se non abbiamo delle garanzie io non vado più in Conferenza unificata e blocco tutto. Anche la data del 15 settembre, che cosa significa? C’è chi ha chiesto una proroga e l’ha avuta. Chi invece l’ha chiesta e non ha mai ricevuto risposta. Quelli perché devono essere penalizzati?”.