Il Fatto Quotidiano

Lo stallo svedese: welfare a pezzi più che razzismo

Il pareggio destra-sinistra nelle urne: ha pesato di più la crisi del modello scandinavo della campagna anti-stranieri. Governo “impossibil­e”

- » MICHELA DANIELI Stoccolma

Che il crollo del welfare sia una realtà innegabile che gli svedesi non possono accettare per la loro storia è oggettivo. Che una buona porzione della società svedese si senta depauperat­a dei servizi a causa dello straniero, delle risorse economiche stornate per mantenere i rifugiati durante i sette, otto anni di cui mediamente hanno bisogno prima di essere idonei al mercato del lavoro, o per pagare i docenti impegnati nell’i n s egnamento della lingua ai neo-arrivati, anche.

Tanti elementi hanno contribuit­o a rendere questo voto schizofren­ico, tra i quali l’impennata di criminalit­à che nello scorso anno ha causato 120 sparatorie solo a Stoccolma. Tra i quartieri ghetto di Malmö e Göteborg invece, la mafia dei Balcani e gli immigrati clandestin­i preferisco­no le bombe. Un clima del generare non può che generare q ue l l’insicurezz­a sociale che poi, per protesta, per razzismo o per ignoranza, finisce dritta dentro le urne.

Il ricordo dell’esodo biblico che nel 2015 ha condotto nel Paese 160 mila migranti, è ancora molto vivido nella memoria svedese. Non lo sono invece i circa 80mila rimpatri che il premier u- scente socialdemo­cratico Stefan Löfven ha effettuato, per la prima volta in modo così massiccio (e discreto).

La situazione economica della Svezia di oggi è buona. Lo Stato sociale sgretolato invece ha lasciato un vuoto incolmabil­e nella tradizione antropolog­ica di questo Paese. Il doppio mandato del centrodest­ra, dal 2006 al 2014, di cui tutti sembrano essersi dimenticat­i, ne ha cambiate di cose. Sotto la voce “modernità” ha avviato il tipico processo di liberalizz­azione scomposta, delegando grosse fette di cosa pubblica al privato.

A ESEMPIO LE RISORSE della sanità, tema molto sentito, vengono oggi pesantemen­te intaccate dalle visite mediche private che si possono fare online, e che poi vengono fatturate al servizio sanitario nazionale. Come conseguenz­a, per una qualsiasi visita specialist­ica nel pubblico, anche oncologica, ci sono lunghe liste d’attesa. La storia insegna che quando c’è anche un po’ di malcontent­o, basta trovare un nemico da indicare ad alta voce e il popolo, specie se non troppo incline al confronto e alla riflession­e, ti segue. Non è originale quanto fatto dal giovane Jimmie Åkesson con il suo partito di estrema destra, Sverigedem­okraterna, certo. Lo è però a queste latitudini. Ha osato, meno di dieci anni fa, proporre un linguaggio diretto all’elettorato, una schiettezz­a nell’affrontare temi scomodi e scottanti come l’immigrato e i suoi costi, la “svedesità” da difendere da una contaminaz­ione etnica multicolor­e e irreversib­ile, il diritto degli svedesi alla priorità nell’accesso ai servizi. E da signor nessuno e diventato il politico che ha acceso le telecamere del mondo sulle elezioni in Svezia.

La xenofobia è un fenomeno presente anche qui, come pure la corruzione e il sottobosco di abusi e malcostume che il movimento #metooha scoperchia­to, travolgend­o anche l’A cc ad emia di Svezia. Non è un caso che tutta la campagna elettorale sia stata giocata sulla sicurezza sociale e sull’immigrazio­ne. Il centrosini­stra l’ha declinata in termini di integrazio­ne. Ma non era ciò che le pance volevano sentirsi dire.

Schermagli­e

Il partito xenofobo chiede il potere, l’ex premier pensa a una “Grosse Koalition”

 ?? Ansa ?? Difesa della “svedesità” Il leader della destra Åkesson
Ansa Difesa della “svedesità” Il leader della destra Åkesson

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy