Mosca, voto contro lo zar, ma “Russia Unita” fa comunque man bassa
Il partito del presidente in calo per le proteste (e decine di arresti) sulla riforma pensioni
Elezioni e proteste: perché “Putin è un ladro!”. Alcuni uscivano dalle urne, altri entravano nelle celle delle prigioni. È stata una domenica di scontri e schede elettorali in Russia. Mentre si votava per eleggere i rappresentati regionali, governativi e municipali in 85 aree amministrative della Federazione, più di mille sono stati gli arresti in 33 città russe. Alla rivolta contro la riforma delle pensioni organizzata da Novalny prima che fosse arrestato, hanno partecipato in migliaia anche se il blogger era assente perché già in carcere.
A Khabarovk e San Pietroburgo gli organizzatori del suo fondo anti-corruzione sono stati subito ammanettati, come è successo a Georgy Alburov, capo investigatore della fondazione Novalny, fermato dalle divise un giorno prima delle elezioni. I manifestanti hanno occupato le strade da Ekaterinburg a Kazan e perfino nell'enclave russa di Kaliningrad per urlare pazor, vergogna e “basta rubare al narod”, al popolo. A opporsi alle divise schierate c’erano non solo i giovani del movimento del blogger, ma anche i loro nonni, che “non vogliono morire prima di andare in pensione”. Secondo l’ultimo sondaggio del centro Levada, il 90% dei russi si oppone all’innalzamento dell'età pen- sionabile voluto dall'ultima riforma della Duma. “Non è un cambiamento, è un furto”: ora gli uomini lavoreranno fino ai 65 anni e non più fino a 60, le donne fino ai 60 e non 55.
Queste urne erano un referendum sull’u l t im a mossa del Cremlino più che una conferma dei vec- chi candidati del presidente al potere. Ma unico vincitore delle votazioni in tutti i governatorati è stato comunque il partito Russia Unita del presidente, dalla capitale fino a Vladivostok, nonostante il forte calo nei consensi. Solo in 4 Parlamenti regionali si andrà al ballottaggio con i candidati comunisti. Per Putin poi nessun’altra sorpresa: il suo alleato e amico Serghej Sobjanin, con il 70% di preferenze ricevute, è rimasto dov’era: sul trono del sindaco di Mosca, dove siede ormai dal 2010.