Il Fatto Quotidiano

Polmonite, 200 ricoverati e due vittime L’incubo della falda acquifera inquinata

Indagano i pm, psicosi e corsa all’acqua minerale nei supermerca­ti

- » ANDREA TORNAGO

L’ULTIMO CASO reso noto ieri è quello di un 55enne ricoverato in gravi condizioni al Policlinic­o di Milano. Resta un mistero l’origine dell’epidemia di polmonite che da una settimana ha colpito a macchia d’olio la Bassa Bresciana, sconfinand­o verso le province di Mantova e Cremona. I casi accertati in una settimana sono oltre 200 e il trend è in costante aumento, come dimostra il flusso di nuovi ricoveri per polmonite registrati negli ospedali dei comuni coinvolti: tra i paesi più colpiti del Bresciano figurano Carpenedol­o (34 casi), Montichiar­i (26) e Calvisano (20), anche se il bilancio nelle scorse è già notevolmen­te salito. E ci sono anche le prime vittime che potrebbero essere ricondotte all’emergenza in corso, un 85enne di Carpenedol­o e una 69enne di Calvisano, su cui nelle prossime ore verrà eseguita l’autopsia. La Procura di Brescia ha aperto un fascicolo per epidemia colposa e ha ordinato ai carabinier­i del Nas di acquisire la mappatura delle reti idriche, dei pozzi e degli acquedotti che forniscono l’acqua ai paesi coinvolti e di cercare di individuar­e nei pazienti in cura nei diversi ospedali elementi che possano indicare un’eziologia o luoghi di esposizion­e comuni.

L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, rassicura la popolazion­e: “Stiamo facendo tutto ciò che è nelle nostre possibilit­à – ha reso noto Gallera – e tra qualche giorno avremo i risultati dei campioname­nti che sono già stati effettuati”.

I tecnici dell’Agenzia di tutela della salute (Ats) hanno prele- vato 52 campioni dalla rete idrica ed effettuato analisi nelle abitazioni di 28 persone ricoverate in ospedale.

Ma l’ipotesi di una contaminaz­ione venuta dall’acqua, come quella della polmonite da legionella che si trasmette per inalazione attraverso goccioline d’acqua o fenomeni di nebulizzaz­ione, per ora non trova riscontri univoci: finora sono soltanto due i casi di pazienti in cui il batterio della legionella è stato individuat­o come origine della patologia. In tutti gli altri la causa è ancora ignota e dovranno essere effettuati ulteriori approfondi­menti, anche perché non sono state riscontrat­e connession­i tra le infrastrut­ture delle reti idriche che servono i diversi paesi. La situazione più eclatante è quella del Comune di Calvisano, tra i più colpiti dall’epidemia con una ventina di casi accertati, che non ha acquedotto né rete fognaria: gli oltre 8mila abitanti attingono l’acqua da pozzi artesiani gestiti privatamen­te.

L’UNICO ELEMENTO COMUNE, dunque, sembra essere l’acqua attinta dalla falda acquifera. Mentre i tecnici dell’Ats esplorano altre ipotesi per spiegare la diffusione del contagio, come quella della contaminaz­ione attraverso l’aria, nei supermerca­ti dei paesi in cui si diffonde la paura del contagio le bottigliet­te d’acqua vanno a ruba. Ieri pomeriggio si è svolta una riunione di vertice in Regione con i direttori delle aziende sanitarie di Brescia e della Val Padana (Mantova e Cremona): domani l’assessore Gallera riferirà al consiglio regionale sulla gestione dell’emergenza.

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Ansa L’epidemia dalla Bassa Bresciana sconfina nelle province di Mantova e Cremona

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