Copyright, oggi si vota in Ue Scontro tra Google ed editori
CENSURAONLINE Dai filtri preventivi ai link a pagamento
Migliaia e migliaia di email agli europarlamentari: il presidente dell’Eu roparlamento, Antonio Tajani, le ha definite “inaccettabili pressioni” per il voto di oggi sulla direttiva copyright. La discussione ha evidenziato le spaccature nei gruppi e il contrasto tra le piattaforme come Google e Facebook e gli editori. Oggi si voteranno uno alla volta tutti i 252 emendamenti presentati, pratica inusuale per il Parlamento che di solito tende ad approvare il mandato della commissione, in questo caso la Affari giuridici. La proposta era stata respinta a luglio in seduta plenaria per consentire la presentazione di nuovi emendamenti e aprire un nuovo dibattito.
COSA PREVEDE. Il nodo riguardava principalmente due articoli della direttiva (70 tra ricercatori e studiosi avevano scritto a Tajani per chiedergli di opporsi ad alcuni aspetti del testo): il primo, l’articolo 11, prevede la possibilità per un e- ditore di ricevere ricavi ogni volta che una piattaforma (come Facebook o Google) ospita un link ai loro contenuti con uno snippet, ovvero una porzione di quel contenuto. Ad esempio, quando Google News indicizza gli articoli riportandone il titolo e un breve estratto. Per farlo, con queste nuove regole, Google dovrà corrispon- dere dei soldi agli editori per ogni titolo e ogni anteprima mostrati. Un possibile limite alla libera circolazione delle idee. Il secondo, l’articolo 13, riguarda il cosiddetto fin ger printing (impronta digitale), ovvero la possibilità di creare sui prodotti caricati online (video, immagini, tracce musicali) una sorta di ‘firma’ che per- metta di riconoscere quel contenuto tra milioni e capire se a caricarlo sia qualcuno che non è titolare dei diritti. Le grandi piattaforme, come Youtube, se ne sono già dotate. Una sorta di filtro preventivo da cui derivano i timori di un abuso ( tentativi di censura con la scusa del copyright). Nelle scorse settimane, gli incontri tra i gruppi di europarlamentari per trovare un compromesso sono stati inconcludenti. Il 28 agosto Verdi, GUE e Socialisti si sono riuniti per lavorare a una proposta comune per lo shadow meeting del 29, convocato dal relatore Axel Voss, tedesco del Ppe. Ma senza esiti soddisfacenti. La proposta di Voss, ad esempio, prevedeva che non ci fosse pagamento dei link per i “meri collegamenti ipertestuali, che sono accompagnati da singole parole”. Definizione vaga come vago è attribuire la completa responsabilità delle violazioni sui gestori delle piattaforme, non prevedendo tutele per gli utenti. Il voto di oggi diventa così una incognita e il relatore, qualora passasse una versione troppo lontana dal l’intento originario, potrebbe rimettere il mandato al presidente della commissione Affari giuridici al quale toc- cherebbe poi negoziare con il Consiglio europeo un testo quantomeno poco coerente .
IL PARADOSSO. “I giganti del web, forti della loro posizione monopolistica sul mercato, rifiutano di sedersi al tavolo e negoziare con gli autori – ha detto Isabella Adinolfi, europarlametare del M5S, che propone l’abolizione dei due articoli –. Bisogna lavorare sull'applicazione della normativa antitrust e la cessazione dell’elusione fiscale. Ma in Europa si preferisce implementare una politica di ‘gendarmeria’, piuttosto che scardinare i paradisi fiscali”. Il grande paradosso di questa direttiva è infatti l’aver messo dallo stesso lato della barricata giganti del web e piccoli provider, grandi imprenditori e chi lotta contro il loro predominio online, Google e Wikipedia. Contro, gli editori. Far naufragare tutto sembra l’obiettivo visto che il Parlamento europeo si rinnova a maggio e quindi in caso di rinvio alla commissione per un nuovo mandato negoziale la conclusione del trilogo (Commi ss io ne- Co ns ig lio - P ar lamento) difficilmente potrebbe arrivare prima della fine di questa legislatura.
Dibattito zero Nessuna modifica ai due articoli contestati I gruppi sono spaccati M5S: “Gendarmeria”