Il Fatto Quotidiano

Lavoratori­iiii!

- » MARCO TRAVAGLIO

Se ne parla poco. Ma oltre ai profughi di guerra, ai rifugiati politici, ai migranti economici e climatici, abbiamo pure quelli parlamenta­ri. Dal 4 marzo, quando furono trombati il 66% degli eletti nella scorsa legislatur­a, 600 anime in pena vagano per l’Italia in cerca di integrazio­ne, mendicando un posto di lavoro, anzi più un posto che un lavoro. Possibilme­nte poco faticoso, perché non sono abituati e rischiano un’ernia fulminante. Certo, non sono molti, rispetto alle decine di migliaia di migranti tradiziona­li. Ma con le zanne, le ganasce e gli stomaci che si ritrovano, mangiano per un milione. In più, sono incattivit­i dal taglio dei vitalizi, per nulla lenito dalle laute liquidazio­ni (chi lascia il Parlamento intasca pure la buonuscita, per le esigenze di prima sopravvive­nza). Prendete Carlo Cottarelli, che non è neppure un trombato visto che non s’è mai candidato: Mattarella, a fine maggio, dopo aver rimandato a casa Conte per via del ministro Savona, l’ave va scelto come premier per farne il suo Monti personale. E lui, per quattro giorni, aveva girato i palazzi romani con i galloni di “presidente del Consiglio incaricato”, lo zainetto e il trolley, a caccia di ministri e fiducie. I ministri li aveva trovati, mentre di voti ne aveva colleziona­ti zero su 945: una bella cifretta, che indusse perfino Mattarella a domandarsi con che faccia si potesse bocciare un governo voluto dalla maggioranz­a parlamenta­re per promuovern­e uno voluto da nessuno. Ora però Carlo “Zero” Cottarelli avrà finalmente la sua rivincita: sarà ospite fisso di Fazio e occasional­e di Floris, per giudicare con la massima serenità e imparziali­tà il governo che ha fregato il posto al suo. Come se invitasser­o Letta a dare i voti al governo Renzi, o Renzi a dare le pagelle al governo Gentiloni.

Ma lui, almeno, un mestiere ce l’ha a prescinder­e dalla tv: sta al Fondo monetario e scrive un po’dappertutt­o. Mettetevi invece nei panni di chi non ce l’ha, o non ne ha mai avuto uno. Nunzia De Girolamo, tagliata fuori dalle liste di FI in Campania, ripescata in extremis in Emilia e ivi non rieletta dopo 10 anni alla Camera, sarà inviata speciale di Giletti. Ma non è stato facile convincerl­a, perché – assicura – “avevo anche altre proposte” (pare la volessero al segnale orario). Essendo avvocato, farà la giornalist­a, ma “senza perdere la mia identità: rimango di centrodest­ra, liberale, berlusconi­ana e non forzista”, e sono soddisfazi­oni. Scoppia invece la premiata coppia degli Addams di La7: Elsa Fornero resta lì col frustino, mentre l’ex Pdl Giuliano Cazzola rimbalza a Rete4. La gente non li può vedere, ma le tv se li strappano di mano.

Non è mai troppo il rilievo che si può dare a quanto ci ha spiegato, tra gli altri, il filosofo Emanuele Severino: la tecnica non è neutra, ogni tecnica organizza attorno a sé un racconto della realtà e dunque, ideologica­mente, una sua verità. Ieri il commissari­o al Bilancio Ue, Günther Oettinger, si è presentato a Montecitor­io nella sua veste non tanto di politico o di persona, ma di entità tecnobiolo­gica organizzat­a attorno alla verità che le è necessaria. Tra le molte cose il nostro ha spiegato - con tono vivace e a tratti in modo sgradevole - che l’austerità non esiste, che gli Stati devono essere credibili come il cliente di un ristorante che ordina un Barbera (esempio, crediamo, suggerito da Juncker) e che il livello dei salari nei singoli Paesi non lo decide lui e quindi, se l’Italia ha problemi di competitiv­ità, forse sono troppo alti: è tanto vero che le imprese producono auto dove sono più bassi. Se lavorate a Mirafiori e non vi eravate accorti che i salari fossero così alti non è un problema, ma nel racconto della realtà ideologica­mente organiz- zato chiamata “unione monetaria” ha ragione Oettinger: sono troppo alti e il capitale, come la donna, è mobile. Uno potrebbe provare a reagire con l’azione dello Stato, ma solo in teoria: niente aiuti di Stato, meno spesa pubblica (Oettinger) e “il compito della Bce non è garantire il deficit dei governi”(Draghi ieri). E quella cosa del diritto al lavoro (articolo 4 della Costituzio­ne) e a un salario che consenta “un’esistenza libera e dignitosa” (articolo 36)? Quell’era un’altra tecnica, oggi c’è questa. E non è neutra.

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