Lavoratoriiiii!
Se ne parla poco. Ma oltre ai profughi di guerra, ai rifugiati politici, ai migranti economici e climatici, abbiamo pure quelli parlamentari. Dal 4 marzo, quando furono trombati il 66% degli eletti nella scorsa legislatura, 600 anime in pena vagano per l’Italia in cerca di integrazione, mendicando un posto di lavoro, anzi più un posto che un lavoro. Possibilmente poco faticoso, perché non sono abituati e rischiano un’ernia fulminante. Certo, non sono molti, rispetto alle decine di migliaia di migranti tradizionali. Ma con le zanne, le ganasce e gli stomaci che si ritrovano, mangiano per un milione. In più, sono incattiviti dal taglio dei vitalizi, per nulla lenito dalle laute liquidazioni (chi lascia il Parlamento intasca pure la buonuscita, per le esigenze di prima sopravvivenza). Prendete Carlo Cottarelli, che non è neppure un trombato visto che non s’è mai candidato: Mattarella, a fine maggio, dopo aver rimandato a casa Conte per via del ministro Savona, l’ave va scelto come premier per farne il suo Monti personale. E lui, per quattro giorni, aveva girato i palazzi romani con i galloni di “presidente del Consiglio incaricato”, lo zainetto e il trolley, a caccia di ministri e fiducie. I ministri li aveva trovati, mentre di voti ne aveva collezionati zero su 945: una bella cifretta, che indusse perfino Mattarella a domandarsi con che faccia si potesse bocciare un governo voluto dalla maggioranza parlamentare per promuoverne uno voluto da nessuno. Ora però Carlo “Zero” Cottarelli avrà finalmente la sua rivincita: sarà ospite fisso di Fazio e occasionale di Floris, per giudicare con la massima serenità e imparzialità il governo che ha fregato il posto al suo. Come se invitassero Letta a dare i voti al governo Renzi, o Renzi a dare le pagelle al governo Gentiloni.
Ma lui, almeno, un mestiere ce l’ha a prescindere dalla tv: sta al Fondo monetario e scrive un po’dappertutto. Mettetevi invece nei panni di chi non ce l’ha, o non ne ha mai avuto uno. Nunzia De Girolamo, tagliata fuori dalle liste di FI in Campania, ripescata in extremis in Emilia e ivi non rieletta dopo 10 anni alla Camera, sarà inviata speciale di Giletti. Ma non è stato facile convincerla, perché – assicura – “avevo anche altre proposte” (pare la volessero al segnale orario). Essendo avvocato, farà la giornalista, ma “senza perdere la mia identità: rimango di centrodestra, liberale, berlusconiana e non forzista”, e sono soddisfazioni. Scoppia invece la premiata coppia degli Addams di La7: Elsa Fornero resta lì col frustino, mentre l’ex Pdl Giuliano Cazzola rimbalza a Rete4. La gente non li può vedere, ma le tv se li strappano di mano.
Non è mai troppo il rilievo che si può dare a quanto ci ha spiegato, tra gli altri, il filosofo Emanuele Severino: la tecnica non è neutra, ogni tecnica organizza attorno a sé un racconto della realtà e dunque, ideologicamente, una sua verità. Ieri il commissario al Bilancio Ue, Günther Oettinger, si è presentato a Montecitorio nella sua veste non tanto di politico o di persona, ma di entità tecnobiologica organizzata attorno alla verità che le è necessaria. Tra le molte cose il nostro ha spiegato - con tono vivace e a tratti in modo sgradevole - che l’austerità non esiste, che gli Stati devono essere credibili come il cliente di un ristorante che ordina un Barbera (esempio, crediamo, suggerito da Juncker) e che il livello dei salari nei singoli Paesi non lo decide lui e quindi, se l’Italia ha problemi di competitività, forse sono troppo alti: è tanto vero che le imprese producono auto dove sono più bassi. Se lavorate a Mirafiori e non vi eravate accorti che i salari fossero così alti non è un problema, ma nel racconto della realtà ideologicamente organiz- zato chiamata “unione monetaria” ha ragione Oettinger: sono troppo alti e il capitale, come la donna, è mobile. Uno potrebbe provare a reagire con l’azione dello Stato, ma solo in teoria: niente aiuti di Stato, meno spesa pubblica (Oettinger) e “il compito della Bce non è garantire il deficit dei governi”(Draghi ieri). E quella cosa del diritto al lavoro (articolo 4 della Costituzione) e a un salario che consenta “un’esistenza libera e dignitosa” (articolo 36)? Quell’era un’altra tecnica, oggi c’è questa. E non è neutra.