Il Fatto Quotidiano

Ecco cosa rischia Mediaset: un salasso da 750 milioni l’anno (il 20% dei ricavi)

Dei brand sbilanciat­o sulle television­i: il Biscione pesa più di quanto vale

- » MARCO PALOMBI

Per

capire quanto Silvio Berlusconi sia preoccupat­o per le dichiarazi­oni bellicose dei grillini di governo sulla pubblicità in tv (e quante pressioni farà sull’alleato Matteo Salvini per bloccare ogni atto ostile) basta fare i conti: Mediaset rischia di perdere centinaia di milioni di euro.

A OGGIil sistema funziona così: le aziende, i cosiddetti “Brand”, affidano il loro budget pubblicita­rio a un Centro Media che lo gestisce; per ottenerlo i Centri Media offrono al Brand gli sconti sul listino che hanno ottenuto dalle concession­arie pubblicita­rie. Sembra un meccanismo di mercato, in realtà il mercato c’entra poco. Grazie alla forza politica e ad antiche alleanze commercial­i abilmente mantenute negli anni - prima tra tutte quella con GroupM, il centro media del colosso WPP, a lungo guidato da Stefano Sala, che oggi è a capo proprio di Publitalia - la concession­aria di Mediaset riesce a intermedia­re una bella fetta della torta e, soprattutt­o, a convogliar­ne poi la maggior parte alle tv di Berlusconi.

Parliamo di soldi. Secondo i dati Nielsen, i “brand” hanno investito in Italia nel 2017 circa 6,2 miliardi di euro, di questi 3,8 miliardi (il 61%) sono andati alla solo pubblicità tv, una percentual­e assai più alta rispetto alla media del resto d’Europa. Mediaset, nel bilancio consolidat­o dell’a nno scorso, dichiara di aver ricavato dagli spot 2,1 miliardi di euro, “il 38,3% del mercato” (che quindi stima, a differenza di Nilsen, a 5,5 miliardi di euro).

UN BEL RISULTATO, che in realtà è una sorta di “miracolo” che diventa evidente se si considera il solo mercato tv: con ascolti medi stimabili nella fascia 30-35%, le tv del Biscione si accaparran­o il 55-60% delle risorse (abnormi) destinate dai brand agli spot televisivi (la Rai, ad esempio, nel 2017 valeva 730 milioni).

Riportare in qualche modo la fetta pubblicita­ria di Cologno Monzese alle sue dimensioni di ascolti potrebbe costare al gruppo una cifra non inferiore ai 750 milioni l’anno (il 20% abbondante dei ricavi messi a bilancio nel 2017).

Una minaccia mortale che può concretizz­arsi in vari modi: quello indicato da Vito Crimi qui sopra è il sistema dei “tetti” per abbassare la quota di investimen­ti che va alle tv e spostarla su altri comparti (la “carta” vale in tutto 1 miliardo); un’altra via potrebbe essere quella di ridurre il potere degli intermedia­ri (i Centri Media) facendone dei meri consulenti senza potere sui budget. È la via per aprire il mercato scelta dalla Francia, il Paese di Vivendi, il secondo azionista Mediaset.

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Ansa Fedele Confalonie­ri

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