Il Fatto Quotidiano

Tesoro della Lega La Pharus ai pm: “Qui soldi sospetti”

Toghe in Lussemburg­o Interrogat­i gli operatori della società che segnalò a Bankitalia i tre milioni dal Granducato all'Italia Dal conto del Carroccio, nel 2013, in sei mesi escono 5,5 milioni di euro

- » FERRUCCIO SANSA E DAVIDE VECCHI

Gli inquirenti genovesi hanno sentito sei persone nei due giorni trascorsi in Lussemburg­o per ricostruir­e i flussi di denaro dai conti della Lega Nord. Si tratta di alcuni operatori della società di gestione Pharus Management e altri della banca Rotschild. Un contributo che dovrebbe rivelarsi fondamenta­le alle indagini. Del resto furono proprio gli operatori della Pharus Lussemburg­o, lo scorso gennaio, a segnalare alla vigilanza di Banca Italia una movimentaz­ione sospetta di 3 milioni dal Granducato all’Italia, dopo essersi consultati con alcuni esperti di Rothschild.

PROPRIO A INIZIO ANNO il Fatto e altri giornali diedero la notizia dell’inchiesta genovese sui fondi della Lega e sulla caccia a tre milioni di euro del tesoretto di cui si erano perse le tracce. Tra le “casseforti sicure” ipotizzate, figurava proprio il Lussemburg­o. Esattament­e in quei giorni gli operatori di Pharus avevano per le mani la gestione di un’operazione per una cifra simile che doveva rientrare in Italia.

Da qui la decisione di mandare un report alla Banca d’Italia. E siamo all’inizio di marzo. Le elezioni politiche con l’affermazio­ne della Lega sono appena passate quando la carta approda sulla scrivania dei magistrati genovesi Paola Calleri e Francesco Pinto.

Che decidono di aprire un fascicolo. E di iniziare indagini serrate. Primo passo, andare a Bolzano e Milano – sede e filiale della Sparkasse – perché da qui i soldi sarebbero partiti e qui sarebbero tornati. Poi nei giorni scorsi il secondo: andare in Lussemburg­o.

Il movimento sospetto am- monta a 3 milioni ma gli accertamen­ti riguardano 10 milioni complessiv­i. L’ipotesi di reato è il riciclaggi­o. Ed è un fascicolo – ancora senza indagati – nato quasi per caso, mentre la Procura era impegnata a rintraccia­re i 48,9 milioni che la Lega è stata condannata a restituire alle casse dello Stato a seguito della condanna in pri- mo grado di Umberto Bossi e Francesco Belsito. Setacciand­o tutti i conti correnti intestati o riconducib­ili al partito, gli inquirenti sono riusciti a recuperare appena due milioni. Ed è così partita una vera e propria caccia al denaro.

Che, al momento, li ha condotti in Lussemburg­o. Ma una cosa è certa: i 48,9 milioni la Lega li ha incassati. E usati. In particolar­e dal 2013 in poi. La Price Water House ha certificat­o come nel 2013 il partito avesse disponibil­ità di oltre 40 milioni. Un patrimonio poi l e tt e r al m e nt e dilapidato. Basti guardare gli estratti del solo conto della Lega presso la Sparkasse, di cui il

Fatto è in possesso. Nei soli primi sei mesi una liquidità di 6 milioni si riduce a 500 mila. Stessa sorte tocca a un portafogli­o obbligazio­nario di oltre 10 milioni in Unicredit.

A ll ’ epoca segretario del partito era Roberto Maroni. Il

Fatto ha tentato ieri di chiedergli di ricostruir­e la gestione della sua segreteria. Inutilment­e. Del resto fu in epoca Maroni che si aprirono i conti presso la Sparkasse, come ha confermato il presidente della cassa di risparmio, Gerhard Brandstätt­er: “Abbiamo avuto due conti correnti della Lega. Sono stati aperti nel 2013 e chiusi nel 2014”. Quindi quando Maroni guidava la Lega, di cui rimane segretario fino a dicembre 2013.

BRANDSTÄTT­ER in passato è stato socio di studio di Domenico Aiello, l’avvocato di fiducia di Maroni che proprio nel suo studio è tornato a fare l’avvocato e che nel solo 2013 dalle casse della Lega ha ricevuto 804mila euro per 11 parcelle. Proprio in quei mesi Maroni trasferì 20 milioni della Lega alla Sparkasse e chiese al suo legale, Aiello appunto, di costituire un veicolo dove far confluire tutti i beni del partito per metterli al riparo dai leghisti dell’appena estromesso Bossi. La ricostruzi­one è nell’indagine Breakfast svolta dalla Procura di Reggio. Ad Aiello l’operazione viene spiegata dal commercial­ista: “Bisogna fare la bad company dove rimane dentro un cazzo”. Ancora: “La bontà è che i soldi non sono più sul conto della Lega e vaffambagn­o. Se fanno l’esecuzione non li trovano”.

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Rapporti bancariGli estratti conto del Lega Nord alla Sparkasse, di cui Il Fatto è in possesso

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