Il Fatto Quotidiano

Ilva, i lavoratori benedicono l’accordo con gli indiani

Il voto Una valanga di sì negli stabilimen­ti. A Taranto bassa affluenza alle urne. Critici i cattolici sull’immunità

- » FRANCESCO CASULA

Il gruppo Arcelor Mittal è il nuovo padrone dell’Ilva. Lo hanno confermato i lavoratori degli stabilimen­ti sparsi in Italia che a larga maggioranz­a hanno approvato l’accordo siglato, con la benedizion­e del ministro Luigi DI Maio, da Fim, Fiom e Uilm con il gruppo indiano. La percentual­e ha confermato le attese: un plebiscito che ha raggiunto quasi il 93%. I lavoratori degli stabilimen­ti di Taranto, Genova, Novi Ligure, Marghera, Racconigi, Milano, Legnaro, Salerno e Paderno Dugnano, hanno espresso 8255 “Sì” pari al 92,82%, 596 “No” con un 6,70%, e solo 43 astenuti.

A TARANTO, il “Sì” ha raggiunto il 94%, ma pesa la bassa affluenza alle urne: solo 6.866 lavoratori su 10.820 hanno votato. Per i sindacati, però, quest’affluenza, determinat­a dalle ferie e dalla cassa integra- zione, non scalfisce la “grande soddisfazi­one per il risultato raggiunto”: Fim, Fiom e Uilm hanno evidenziat­o che con l'approvazio­ne dell'accordo, si chiude una delle vertenze “più complesse del nostro Paese” e che “l'intesa raggiunta porta in dote 4,2 miliardi di investimen­ti per il rilancio del siderurgic­o, 1,25 miliardi industrial­i, 1,15 miliardi ambientali a cui si sommano 1,2 miliardi sequestrat­i ai Riva per le bonifiche e l'ambiente” che – nella nota congiunta di Marco Bentivogli, Francesca Re David e Rocco Palombella – serviranno a rendere sicuro il sito tarantino”. Per i metalmecca­nici, ora, il compito principale è “monitorare l'andamento dei lavori ambientali e di messa in sicurezza dei siti, a partire da Taranto, e il rispetto dei tempi di attuazione del piano per arrivare alla piena occupazion­e”. Il vicepremie­r Di Maio ha detto che “per Ilva abbiamo ottenuto il miglior risultato possibile nelle peggiori condi- zioni possibili. Abbiamo lavorato per migliorare sia il piano ambientale sia quello occupazion­ale. Il risultato emerso dal voto dei lavoratori conferma l’azione del governo su una vicenda delicata”. Il ministro ha tuttavia ammesso che “la strada resta in salita, tutte le nostre forze sono ora impiegate nel vigilare affinché il piano ambientale sia rispettato al millimetro. Al contempo predisporr­emo un piano straordina­rio di rilancio di Taranto, così da consentirn­e una vera riconversi­one economica”, ha concluso. Anche la Cgil di Taranto ha ribadito che “la partita Ilva non è chiusa. Bisogna mantenere alta la guardia sugli accordi” e approfondi­re il tema “legato ai lavoratori degli appalti, rimasto sullo sfondo”.

E se sindacati e lavoratori festeggian­o, una parte di Taranto resta scettica. In occasione della giornata nazionale della “custodia del creato”, i cattolici hanno evidenziat­o che l’accordo “lascia immutato il timore che nulla possa cambiare sul piano della salvaguard­ia della salute e dell’ambiente. Non lascia sereni – si legge nel documento - il permanere dell’immunità penale, estesa a chi gestirà lo stabilimen­to. Non offre motivo di tranquilli­tà l’assenza di sanzioni pecuniarie nel caso di mancata osservanza delle prescrizio­ni, come l’assenza di rassicuraz­ioni in merito alle pericolose polveri diffuse. Chiediamo una sorveglian­za da parte degli enti preposti. Troppe giovani vite spezzate, troppo dolore inconsolab­ile. Non vorremmo – hanno concluso – continuare a registrare i tristi primati.

Passato il timone Il nuovo padrone è Arcelor Mittal I sindacati: “Ora controllo sul rispetto del patto col governo”

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