Il Fatto Quotidiano

I media uniti del Cremlino scagionano gli “spioni”

I due agenti accusati di aver avvelenato gli Skripal descritti come innocui turisti

- » MICHELA A. G. IACCARINO

Siamo noi”. Illuminati dai flash delle telecamere della tv di Stato Russia Today, in un angolo di quello che sembra un ufficio, tavolo e pareti beige sovietico, Aleksandr Petrov e Ruslan Bashirov siedono nervosi di fronte a una delle donne più potenti di Russia, Margarita Simonyan, capo- redattrice del colosso mediatico del Cremlino che opera in quasi 50 lingue nel mondo. “Assomiglia­te agli uomini delle foto segnaletic­he di Londra. Sembrate voi. Siete proprio voi? E voi chi siete?”. Sembrano arrivare da una sceneggiat­ura di Ionesco le prime battute dell'intervista della Simonyan ai due presunti colpevoli dell’avvelename­nto di Serghey Skripal, ex spia della Gru, servizi segreti russi.

“Siamo noi: Petrov e Bashirov”. Sono solo due comuni turisti che hanno visitato Salisbury nel primo weekend di marzo, nella città c’è una zabor, una cattedrale famosa per il suo orologio. Volevano vedere anche Stonehenge, ma c’era la neve e non hanno proseguito il viaggio.

“Li abbiamo trovati”: solo un giorno dopo la laconica sentenza di Putin al Forum economico di Vladivosto­k, i due uomini più ricercati di Londra sono sugli schermi delle tv di tutta la Federazion­e e parlano. Quello di Skripal per i russi non è più un delo, un caso, ma una saga, una telenovela geopolitic­a, un'epopea mediatica in perenne aggiorname­nto per non annoiarsi senza Guerra Fredda all'ora di cena.

I due russi dicono di lavorare nell'industria del fitness, ma non possono dare dettagli per non coinvolger­e altri nella vicenda. Non ave- vano né il novichok, né l’indirizzo di casa di Skripal: non sanno nemmeno chi è.

Se sono stati spesso a Genova è perché da lì raggiungon­o il Monte Bianco, ora vogliono che la Gran Bretagna trovi i veri colpevoli, perché “la nostra vita è un incubo, le nostre facce sono in tv, non possiamo uscire per strada, chiediamo la protezione dei media” dicono i due alla Simonyan, che ricorda: “Sono una giornalist­a, non un avvocato. Voi siete membri della Gru?”. Negano e le fanno la stessa domanda, ricordando­le: “Questo non è un interrogat­orio”. Alla giornalist­a che suggerisce che diventeran­no “star dei talk show” dicono solo di “voler essere lasciati in pace”.

PER LE AUTORITÀdi Londra il video non è altro che “offuscamen­to e li es , bugie”; per Mosca le accuse di Londra sono al pari “manipolazi­one e lzhi, bugie”: Bashirov e Petrov sono civili, non agenti Gru.

Mentre l’intervista va in onda, comincia la zuffa a distanza tra ministeri degli Esteri: per Boris Johnson le prove della colpevolez­za di Mosca sono “sconcertan­ti”, per la bionda portavoce di Sergey Lavrov, Johnson “guida la scialuppa bucata di Theresa May”.

Al Consiglio Atlantico a Washington intanto invitano la vedova di Litvinenko, l'ex spia russa avvelenata a Londra, per parlare della propaganda russa: “In Russia non distinguon­o più il falso dal vero”. Come riferito dai servizi segreti spagnoli pochi giorni fa, sia Skripal che Litvinenko erano agenti ancora attivi, aiutavano Madrid contro la mafia russa sul territorio.

La Simonyan ha fatto molte domande, ma tutti gli altri giornalist­i russi ne hanno molte altre. Quelli indipenden­ti del sito Meduza si chiedono: “Dove si è svolta l’intervista? Perché i due non mostrano foto della cattedrale? Dove abitano? Perché parlano così poco di loro stessi? Davvero per la sneg, la neve, due russi hanno rinunciato a proseguire un viaggio? Come facevano ad avere il numero della Simonyan che hanno contattato tel efoni cament e?”. E poi l’ultimo interrogat­ivo della lista che è proprio uguale al primo: “Insomma, chi sono i due uomini in video?”.

Propaganda globale Mosca dimostra così che le accuse di Londra sono solo una montatura

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Ansa Coincidenz­a? Aleksandr Petrov e Ruslan Bashirov immortalat­i a Salisbury il 4 marzo

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