Il condannato Tavaroli in cattedra: lezione per i giornalisti (che spiava)
Dell’Ordine: “Ha parlato di questioni tecniche”
responsabile della sicurezza del gruppo Pirelli-Telecom, finito al centro dello scandalo Telecom-Sismi assieme al suo amico Marco Mancini, all’epoca numero 2 del servizio segreto militare, all’investigatore privato Emanuele Cipriani e ad alcuni uomini del cosiddetto “Tiger Team” di Telecom. Molteplici le accuse, tra cui quelle di dossieraggio illegale a danno di politici, esponenti del mondo dell’economia e della finanza, personaggi dello spettacolo e giornalisti: tra questi una particolare “attenzione” venne dedicata all’allora vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti, e ai giornalisti di LiberoDavide Giacalone e Fausto Carioti. Nel 2009 Tavaroli è uscito dal processo patteggiando una condanna a quattro anni e mezzo di reclusione. Che si tratti di un “esperto” non c’è dubbio alcuno, ma che l’ordine dei giornalisti “sdogani” colui che spiava i giornalisti “nemici” di Telecom facendolo passare come un relatore qualunque a un corso di formazione professionale accreditato desta più di una perplessità, quanto meno in termini di opportunità.
NON È DELLO stesso avviso il presidente dell’ordine dei giornalisti, Alessandro Galimberti, secondo cui non vi era alcun intento di sdoganare Tavaroli, ma semplicemente la volontà di aggiungere un punto di vista in più sugli aspetti della sicurezza informatica: “Non gli abbiamo offerto alcuna tribuna, si è semplicemente limitato a parlare, peraltro a titolo gratuito, di ar- gomenti prettamente tecnici assieme ad altri relatori di assoluto prestigio tra cui un importante consulente di diverse procure. I suoi conti con la giustizia li ha saldati, la pena l’ha espiata. Posto che non l’abbiamo invitato noi, perché il corso ci è stato proposto, abbiamo fatto una valutazione di tipo tecnico e deciso l’accredito perché c’era desiderio di sentirlo parlare su temi in cui ha dimostrato paradossalmente una competenza notevole”. Purtroppo però né l’ordine, né nessuno di coloro che erano al tavolo ha spiegato alla platea – in parte ignara – chi era e cosa aveva fatto Tavaroli e le ragioni per le quali era stato invitato, facendo passare così l’idea che spiare i giornalisti non sia poi un fatto così grave.