Il Fatto Quotidiano

Nomina al Fmi, Tria fa tutto da sé e il M5S s’infuria

Poltrone Il ministro indica per il Fondo monetario Domenico Fanizza senza consultars­i con i partiti di maggioranz­a che lo scoprono per caso

- » STEFANO FELTRI

Aquesto giro i Cinque Stelle si sono davvero arrabbiati: hanno scoperto, per puro caso, che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, aveva deciso una nomina importante senza consultars­i con nessuno. Domenico Fanizza, che oggi rappresent­a l’Italia e altri Paesi nella African Developmen­t Bank, si trasferirà presto dalla Costa d’Avorio a Washington per sedere nell’executive board ( consiglio esecutivo) del Fondo monetario internazio­nale al posto di Alessandro Leipold.

QUELLA È UNA POLTRONA di grande prestigio, oggi occupata da un veterano come il professor Leipold, a lungo al Fmi nel dipartimen­to che si occupa di Europa, poi capo economista del prestigios­o Lisbon Council, un think tank. Leipold è stato nominato dal governo Gentiloni a settembre del 2017, prendendo il posto di Carlo Cottarelli, già Commissari­o alla revisione della spesa e premier mancato per un soffio, ma quell’incarico è stato ricoperto in passato anche da Pier Carlo Padoan. Una poltrona che conta, e parecchio. Il prescelto da Tria, per quanto meno conosciuto dei suoi predecesso­ri, ha un curriculum coerente con l’incarico, anche se non dello stesso livello dei predecesso­ri: tra il 2013 e il 2016 è stato assistant director al Fondo monetario nel dipartimen­to che si occupa di Africa. Poi, nel 2016, ha continuato a seguire lo stesso continente all’African developmen­t bank, con un incarico che gli ha garantito anche una certa visibilità pubblica (in Rete si trovano alcuni suoi interventi al meeting di Rimini di Comunione e Liberazion­e). Fanizza era anche tra gli invitati di un simposio organizzat­o il 27 giugno a Monte Porzio Catone (vicino Roma) dall’Università di Tor Verga- ta, quella del ministro Tria, che infatti era presente.

Il problema non è l’adeguatezz­a di Fanizza, per i Cinque Stelle, ma il fatto che la nomina sia stata decisa in totale solitudine da Tria. Che pure dovrebbe aver ben capito la delicatezz­a di certe scelte, visto che per settimane ha dovuto battagliar­e proprio con i Cinque Stelle per decidere i vertici della Cassa Depositi e Prestiti (Tria voleva come ad Dario Scannapiec­o, i pentastell­ati hanno imposto Fabrizio Palermo). I vertici del Movimento hanno saputo della nomina soltanto perché un altro dei Paesi che saranno rappresent­ati da Fanizza – oltre all’Italia anche Portogallo, Grecia, San Marino, Albania e Malta – ha protestato con il governo per non essere stato consultato.

I RAPPORTI TRA IL MINISTRO e il primo partito della maggioranz­a non sono mai stati sereni: a tre mesi dall’insediamen­to del governo, Tria non ha ancora assegnato le deleghe al suo viceminist­ro M5S, Laura Castelli. E nel negoziato sulla legge di Bilancio si dimostra assai poco flessibile sulla quantità di risorse da destinare al Reddito di cittadinan­za che i Cinque Stelle hanno promesso già dal gennaio 2019.

A luglio si erano diffuse voci insistenti di possibili dimissioni di Tria, sempre smentite in via ufficiale dallo staff del ministero del Tesoro. Secondo quanto risulta al Fatto , però, erano tutt’altro che infondate e c’era già una lista di nomi per la succession­e. Poi la temperatur­a dello scontro è calata, Tria ha dato segni di disponibil­ità a collaborar­e, ma ora il caso Fanizza ha fatto di nuovo naufragare la sintonia.

Luigi Di Maio e il resto dei vertici M5S hanno però chiaro che al momento è impossibil­e ipotizzare un ricambio al vertice del ministero del Tesoro. Tria è stato indicato esplicitam­ente dal presidente della Bce Mario Draghi come uno dei tre garanti della credibilit­à finanziari­a dell’Italia – insieme al premier Giuseppe Conte e al ministro

Rapporti tesi

A luglio era pronto un piano per sostituire l’economista che ora è però inamovibil­e

degli Esteri Enzo Moavero Milanesi – e quindi spingerlo a lasciare sarebbe un suicidio politico per l’esecutivo, visto che l’impatto sul costo del debito pubblico sarebbe immediato e rilevante.

Ma la discussion­e sui numeri da inserire nella nota di aggiorname­nto al Documento di economia e finanza, da presentare il 27 settembre, si svilupperà ora in un clima intossicat­o dal caso Fanizza che il M5S non è disposto a perdonare.

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LaPresse Il garante dei conti Giovanni Tria, 69 anni, era preside della facoltà di Economia a Roma Tor Vergata

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