Nomina al Fmi, Tria fa tutto da sé e il M5S s’infuria
Poltrone Il ministro indica per il Fondo monetario Domenico Fanizza senza consultarsi con i partiti di maggioranza che lo scoprono per caso
Aquesto giro i Cinque Stelle si sono davvero arrabbiati: hanno scoperto, per puro caso, che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, aveva deciso una nomina importante senza consultarsi con nessuno. Domenico Fanizza, che oggi rappresenta l’Italia e altri Paesi nella African Development Bank, si trasferirà presto dalla Costa d’Avorio a Washington per sedere nell’executive board ( consiglio esecutivo) del Fondo monetario internazionale al posto di Alessandro Leipold.
QUELLA È UNA POLTRONA di grande prestigio, oggi occupata da un veterano come il professor Leipold, a lungo al Fmi nel dipartimento che si occupa di Europa, poi capo economista del prestigioso Lisbon Council, un think tank. Leipold è stato nominato dal governo Gentiloni a settembre del 2017, prendendo il posto di Carlo Cottarelli, già Commissario alla revisione della spesa e premier mancato per un soffio, ma quell’incarico è stato ricoperto in passato anche da Pier Carlo Padoan. Una poltrona che conta, e parecchio. Il prescelto da Tria, per quanto meno conosciuto dei suoi predecessori, ha un curriculum coerente con l’incarico, anche se non dello stesso livello dei predecessori: tra il 2013 e il 2016 è stato assistant director al Fondo monetario nel dipartimento che si occupa di Africa. Poi, nel 2016, ha continuato a seguire lo stesso continente all’African development bank, con un incarico che gli ha garantito anche una certa visibilità pubblica (in Rete si trovano alcuni suoi interventi al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione). Fanizza era anche tra gli invitati di un simposio organizzato il 27 giugno a Monte Porzio Catone (vicino Roma) dall’Università di Tor Verga- ta, quella del ministro Tria, che infatti era presente.
Il problema non è l’adeguatezza di Fanizza, per i Cinque Stelle, ma il fatto che la nomina sia stata decisa in totale solitudine da Tria. Che pure dovrebbe aver ben capito la delicatezza di certe scelte, visto che per settimane ha dovuto battagliare proprio con i Cinque Stelle per decidere i vertici della Cassa Depositi e Prestiti (Tria voleva come ad Dario Scannapieco, i pentastellati hanno imposto Fabrizio Palermo). I vertici del Movimento hanno saputo della nomina soltanto perché un altro dei Paesi che saranno rappresentati da Fanizza – oltre all’Italia anche Portogallo, Grecia, San Marino, Albania e Malta – ha protestato con il governo per non essere stato consultato.
I RAPPORTI TRA IL MINISTRO e il primo partito della maggioranza non sono mai stati sereni: a tre mesi dall’insediamento del governo, Tria non ha ancora assegnato le deleghe al suo viceministro M5S, Laura Castelli. E nel negoziato sulla legge di Bilancio si dimostra assai poco flessibile sulla quantità di risorse da destinare al Reddito di cittadinanza che i Cinque Stelle hanno promesso già dal gennaio 2019.
A luglio si erano diffuse voci insistenti di possibili dimissioni di Tria, sempre smentite in via ufficiale dallo staff del ministero del Tesoro. Secondo quanto risulta al Fatto , però, erano tutt’altro che infondate e c’era già una lista di nomi per la successione. Poi la temperatura dello scontro è calata, Tria ha dato segni di disponibilità a collaborare, ma ora il caso Fanizza ha fatto di nuovo naufragare la sintonia.
Luigi Di Maio e il resto dei vertici M5S hanno però chiaro che al momento è impossibile ipotizzare un ricambio al vertice del ministero del Tesoro. Tria è stato indicato esplicitamente dal presidente della Bce Mario Draghi come uno dei tre garanti della credibilità finanziaria dell’Italia – insieme al premier Giuseppe Conte e al ministro
Rapporti tesi
A luglio era pronto un piano per sostituire l’economista che ora è però inamovibile
degli Esteri Enzo Moavero Milanesi – e quindi spingerlo a lasciare sarebbe un suicidio politico per l’esecutivo, visto che l’impatto sul costo del debito pubblico sarebbe immediato e rilevante.
Ma la discussione sui numeri da inserire nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, da presentare il 27 settembre, si svilupperà ora in un clima intossicato dal caso Fanizza che il M5S non è disposto a perdonare.