Poveri prenditori, gli hanno azzoppato il CR7 della Consob
La sedicente classe dirigente italiana e i suoi pensatori a gettone cominciano a fare tenerezza. Sono a un tale grado di disperazione da risultare gli unici convinti (quindi terrorizzati) che con questo governo ci sia il cambiamento. Neppure la foto di Danilo Toninelli raggiante con Bruno Vespa li ha rassicurati sul nulla in arrivo. Temono addirittura che la masnada populista strappi al quel distrattone di Sergio Mattarella la firma su un presidente Consob disposto (signora mia!) a far rispettare la legge. Il capitalismo italiano è guidato da figli di papà invecchiati, convinti che il reato sia mezzo di risoluzione delle controversie economiche. E che Mario Nava alla Consob fosse una garanzia. Chiariamo: il governo pentaleghista è spaccato su tutto e i parlamentari di maggioranza non hanno la forza di far dimettere nessuno. Solo che Nava ha incassato la guida dei “poliziotti del mercato” raccontando balle sul suo rapporto di lavoro con la Commissione europea. La legge dice che per fare il presidente della Consob, se dipendente da un ente pubblico, devi prendere l’aspettativa. Nava si è impuntato per nove mesi, e ha indotto governo, Quirinale e Corte dei Conti a bersi la strampalata idea che l’Unione europea non sia un ente pubblico. In questo sventurato Paese si troveranno sempre un avvocato che, ben pagato, argomenterà che Gesù è morto di freddo, e un consigliere di Stato che farà finta di credergli.
MATTARELLA E CONTE alla fine gli hanno fatto sapere che, per il bene comune, era meglio che se ne andasse prima di costringere le amate istituzioni a fargli male davvero, con pubblico scandalo. Niente da fare. Continuano a scrivere che l’orda populista ha strappato Nava al Paese, con danni incalcolabili. Il Corriere della Sera spiega al Paese che cosa si è perso con Nava: “Ha detto di essersi sentito a Roma come Ronaldo che giocava nel Chievo”. Attenzione, non l’ha detto al bar ma nel discorso di commiato dai 600 dipendenti della Consob, se il Corriere non se l’è inventato. E già questo basterebbe, se fossimo un Paese serio, a far chiamare il CR7 della Consob a Palazzo Chigi o al Quirinale, scegliete voi, per comminargli “una satanica girandola di calci nel culo” (da una poesia di Amadeo Bordiga).
Il Corriere, con sintassi offuscata dall’emozione, descrive la vera paura di lorsignori: “La Consob ha poteri di manovrare la Guardia di Finanza per ispezioni improvvise in qualunque società abbia emesso titoli. Di conseguenza, se il presidente dell’Autorità non desse le necessarie garanzie di equilibrio e indipendenza dalla politica, potrebbe esercitare un forte condizionamento su banche o aziende quotate in tutti i settori”. Il panico è tale da dimenticare che la nomina del presidente della Consob la firma Mattarella e non un esperto di scie chimiche. E il rapporto di lavoro di Nava con l’Ue viene chiamato “affiliazione”, lapsus di cui saranno grati i dementi convinti che Bruxelles sia il covo della massoneria internazionale. Il panico è tale che si paventano “ispezioni improvvise”, come se finora si facessero con il preavviso, che magari è vero ed è un altro lapsus.
Chiariamo ancora: il presidente della Consob dev’essere indipendente da banche e grandi società quotate. E non deve ricevere i vertici dell’Ubi che protestano contro gli uffici Consob che manifestano “accanimento”, come faceva Giuseppe Vegas così amato da lorsignori. Poi dev’essere indipendente dalla politica, non come Vegas che fu nominato in quanto viceministro di Berlusconi. Solo che nel 2010 il governo (con Consob e Bankitalia complici) stava solo portando al disastro pensionati e risparmiatori, e i prenditori erano sereni. Mentre i loro giornalisti applaudivano.
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