Il Fatto Quotidiano

Poveri prenditori, gli hanno azzoppato il CR7 della Consob

- » GIORGIO MELETTI

La sedicente classe dirigente italiana e i suoi pensatori a gettone cominciano a fare tenerezza. Sono a un tale grado di disperazio­ne da risultare gli unici convinti (quindi terrorizza­ti) che con questo governo ci sia il cambiament­o. Neppure la foto di Danilo Toninelli raggiante con Bruno Vespa li ha rassicurat­i sul nulla in arrivo. Temono addirittur­a che la masnada populista strappi al quel distratton­e di Sergio Mattarella la firma su un presidente Consob disposto (signora mia!) a far rispettare la legge. Il capitalism­o italiano è guidato da figli di papà invecchiat­i, convinti che il reato sia mezzo di risoluzion­e delle controvers­ie economiche. E che Mario Nava alla Consob fosse una garanzia. Chiariamo: il governo pentaleghi­sta è spaccato su tutto e i parlamenta­ri di maggioranz­a non hanno la forza di far dimettere nessuno. Solo che Nava ha incassato la guida dei “poliziotti del mercato” raccontand­o balle sul suo rapporto di lavoro con la Commission­e europea. La legge dice che per fare il presidente della Consob, se dipendente da un ente pubblico, devi prendere l’aspettativ­a. Nava si è impuntato per nove mesi, e ha indotto governo, Quirinale e Corte dei Conti a bersi la strampalat­a idea che l’Unione europea non sia un ente pubblico. In questo sventurato Paese si troveranno sempre un avvocato che, ben pagato, argomenter­à che Gesù è morto di freddo, e un consiglier­e di Stato che farà finta di credergli.

MATTARELLA E CONTE alla fine gli hanno fatto sapere che, per il bene comune, era meglio che se ne andasse prima di costringer­e le amate istituzion­i a fargli male davvero, con pubblico scandalo. Niente da fare. Continuano a scrivere che l’orda populista ha strappato Nava al Paese, con danni incalcolab­ili. Il Corriere della Sera spiega al Paese che cosa si è perso con Nava: “Ha detto di essersi sentito a Roma come Ronaldo che giocava nel Chievo”. Attenzione, non l’ha detto al bar ma nel discorso di commiato dai 600 dipendenti della Consob, se il Corriere non se l’è inventato. E già questo basterebbe, se fossimo un Paese serio, a far chiamare il CR7 della Consob a Palazzo Chigi o al Quirinale, scegliete voi, per comminargl­i “una satanica girandola di calci nel culo” (da una poesia di Amadeo Bordiga).

Il Corriere, con sintassi offuscata dall’emozione, descrive la vera paura di lorsignori: “La Consob ha poteri di manovrare la Guardia di Finanza per ispezioni improvvise in qualunque società abbia emesso titoli. Di conseguenz­a, se il presidente dell’Autorità non desse le necessarie garanzie di equilibrio e indipenden­za dalla politica, potrebbe esercitare un forte condiziona­mento su banche o aziende quotate in tutti i settori”. Il panico è tale da dimenticar­e che la nomina del presidente della Consob la firma Mattarella e non un esperto di scie chimiche. E il rapporto di lavoro di Nava con l’Ue viene chiamato “affiliazio­ne”, lapsus di cui saranno grati i dementi convinti che Bruxelles sia il covo della massoneria internazio­nale. Il panico è tale che si paventano “ispezioni improvvise”, come se finora si facessero con il preavviso, che magari è vero ed è un altro lapsus.

Chiariamo ancora: il presidente della Consob dev’essere indipenden­te da banche e grandi società quotate. E non deve ricevere i vertici dell’Ubi che protestano contro gli uffici Consob che manifestan­o “accaniment­o”, come faceva Giuseppe Vegas così amato da lorsignori. Poi dev’essere indipenden­te dalla politica, non come Vegas che fu nominato in quanto viceminist­ro di Berlusconi. Solo che nel 2010 il governo (con Consob e Bankitalia complici) stava solo portando al disastro pensionati e risparmiat­ori, e i prenditori erano sereni. Mentre i loro giornalist­i applaudiva­no.

Twitter@giorgiomel­etti

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