Eroina sintetica, il mix killer a portata di clic
Milano Il 39enne morto nel 2017 è stato ucciso da un potente oppiode artificiale disponibile sul web. Sospetti su altri 5 decessi
C’è un cadavere in un palazzo di Milano. Accanto un accendino, un cucchiaino e una bustina con della polvere marrone. Che sia morto di overdose non vi è dubbio, che quella sostanza non sia eroina è altrettanto certo. Sì c’è del paracetamolo e della caffeina, sostanze da taglio classiche. Il dato non risolve il giallo. È il marzo del 2017 quando la polizia scopre il corpo. Circa 10 mesi dopo, la sezione di Tossicologia forense del Dipartimento di scienze biomediche dell’Università Statale trova la risposta. Si tratta di Ocfentanyl (OcF), un oppioide sintetico 200 volte più potente della morfina. Il dato è clamoroso. L’Istituto superiore di sanità pochi giorni fa lancia l’allerta massima.
L’EROINA SINTETICA arriva in Italia mettendo a nudo l’impreparazione dell’intero sistema di prevenzione. L’Ocfentanyl è uno dei derivati dei fentanili. Uno di loro, il fentanyl, è da tempo in commercio. Si utilizza per il dolore cronico. L’OcF, invece, non è mai entrato sul mercato legale. Chi lo usa, lo acquista sul mercato nero. La sostanza viene creata in laboratorio e un chilo vale circa 3.000 dollari. Un costo irrisorio rispetto all’eroina classica e che promette guadagni enormi e dosi a basso costo per strada. E che la cosa sia vera, lo dimostrano i 29 mila morti nel solo 2017 registrati negli Stati Uniti per l’uso di oppioidi sintetici. In Italia il primo caso riguarda questo cadavere a Milano. È un 39enne con una lunga dipenden- za e, di recente, il tentativo di disintossicarsi. Poi la ricaduta, l’uso di varie sostanze, quindi l’Ocfentanyl acquistato in Rete. Quando il corpo viene analizzato dalla dottoressa Marica Orioli e dal suo staff, si scopre un dato riportato nel report universitario. Si legge: “La presenza di OcF nel sangue e nel cervello dimostra la somministrazione della sostanza poco prima della morte (…) I dati ci consentono di sostenere il potere letale di OcF”. Per arrivare a questi risultati ci sono voluti oltre 10 mesi. Il motivo è semplice: gli standard per individuare l’OcF non sono commerciati in Italia, ma solo negli Usa e l’invio deve essere autorizzato. Ora, però, il test esiste e permetterà identificazioni più rapide. Per questo chi, tra carabinieri e polizia, si occupa di droga ha subito contattato l’università. La mente, così, corre al boschetto dell’eroina di Rogoredo. Qui, nell’ultimo anno, sono state cinque le morti per overdose. Se sia stato l’Ocfentanyl non si saprà mai. Ma c’è una domanda: com’è possibile che a Rogoredo si vendano dosi da 5 euro di buona qua- lità? Qui molti sono veterani del buco e con un’alta tolleranza. L’OcF ha due caratteristiche: è potente e dura molto. A oggi, però, a Rogoredo non è stata trovata traccia di OcF. La vicenda milanese apre un tema enorme per il futuro ed è quello dell’abuso degli oppioidi sintetici. Spiega Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento internazionale dipendenze dell’Asst Santi Paolo e Carlo: “Le sostanze cambiano e non possiamo più affrontare il problema con i vecchi standard. Serve un coordinamento centrale. Allo stato l’OcF non è individuabile con i test tradizionali”. L’allerta, però, non nasce solo con la morte del 39enne: a Milano nelle ultime settimane le forze dell’ordine hanno sequestrato migliaia di pillole di Ossicodone (oppioide, ndr), molte vendute fuori dalle scuole.
IL FENOMENO degli addicted è in crescita nel Nord Italia. Una diffusione legata all’uso medico e agli interessi delle case farmaceutiche che producono oppiodi. In una recente indagine della Procura di Parma emerge l’interesse di alcuni medici e di alcune aziende nel diffondere tali farmaci e questo nonostante l’Osmed (organismo interno all’Aifa) nel 2015 avesse già dato l’allarme. Intercettato, un medico spiega i gradi di dipendenza: “Ci sono gli addicted, i malati normali, che aumentano la loro roba, poi ci sono i dipendenti dei farmaci che una volta prendono Ossicodone e un’altra Benzodiazepina”. Suggerimenti involontari per trasformare oppioidi a lento rilascio, in bombe narcotiche stanno anche nelle prescrizioni. Per l’Ossicodone si legge: “L’assunzione di compresse frantumate, masticate o schiacciate potrebbe portare al rapido rilascio e all’assorbimento di una dose potenzialmente tossica”.
Il motivo del ritardo
I test per individuare la sostanza esistono solo negli Usa e l’invio deve essere autorizzato