Sport, ecco le quote rosa Ma non per il pallone
Nella riforma del Coni si parla di “professionisti”, le calciatrici non lo sono: niente parità nei governi di Serie A, B e C
“Il calcio è una cosa seria e le donne non hanno nulla a che vederci”. Lo diceva Jack Charlton, fratello maggiore del mitico Bobby, un passato in campo e in panchina a cavallo tra anni 70 e 80: da allora le cose non sembrano essere molto cambiate. Un ex presidente della nostra Federcalcio, molto più di recente, aveva paragonato le donne nel pallone a delle “handicappate”, in una delle sue proverbiali gaffe. Per fortuna ci ha pensato il Coni di Giovanni Malagò a introdurre le quote rose, che finalmente avrebbero dovuto portare un po’ di parità nei governi dello sport, a partire dal calcio. Invece una svista a livello normativo farà sì che Serie A, B e C potranno continuare a essere controllate da soli uomini.
I PRINCIPI informatori sono le regole del Comitato olimpico a cui le Federazioni devono attenersi: il governo ha approvato la nuova versione venerdì, dopo un lungo tira e molla tra Coni e Palazzo Chigi. Qui sono state recepite le ultime indicazioni della legge 8/2018: essenzialmente il limite di mandati (massimo tre per ogni carica) e, appunto, le quote rosa. Uno dei provvedimenti principali, sia per le aspettative di dirigenti e atlete donne che spesso fanno fatica a trovar spazio nella politica sportiva; sia perché il loro ingresso doveva favorire il rinnovamento, fa- cendo pulizia dai soliti potentati. Qualcosa è andato storto.
Nel testo viene prevista la parità almeno per un terzo del totale. Subito dopo, però, ecco l’errore: dal computo sono “esclusi i settori professionistici che non regolamentino attività per entrambi i generi”, cioè le Leghe che hanno atleti professionisti solo uomini. E si dà il caso che in Italia non esistano calciatrici professioniste: così la potente Serie A (ma anche la Serie B e la Serie C) non avranno alcun obbligo, solo le altre componenti. La svista – perché di questo si tratta – riguarda solo il calcio (e la pallacanestro). L’errore probabilmente è frutto delle frenetiche trattative col governo. Al Coni non hanno visto il problema e quando se ne sono accorti era tardi per intervenire: una modifica avrebbe fatto ripartire l’iter e dopo i tanti rinvii Malagò voleva portare a casa la riforma.
Niente rinnovamento Ricadute sulle prossime elezioni in Federcalcio: in consiglio ci saranno solo 4 donne su 20
L’ERRORE , però, rischia di avere ricadute anche sulle prossime, attesissime elezioni della Federcalcio (22 ottobre). Il pallone voterà con le vecchie norme, e nel faticoso compromesso siglato il Coni, col benestare del governo, era riuscito a far inserire solo una “spruzzata” di rosa. La legge, infatti, rimanda agli statuti federali la parità: il vecchio statuto Figc non la prevede e per questo il regolamento elettorale si è dovuto mantenere vago. “Le componenti promuovono le pari opportunità anche nell’elezione dei consiglieri”. La verifica di questo impegno generico è rimandata al Collegio di garanzia, e qui avrebbero potuto entrare in gioco i nuovi principi, “criterio ispiratore” su cui valuta- re le candidature. Invece niente: Serie A e le altre sono libere di comportarsi come meglio credono. Qualche dirigente donna arriverà da Dilettanti (il presidente Sibilia ne ha annunciate due), calciatori e forse allenatori, le componenti anche dilettantistiche per cui il principio sarà comunque introdotto: 4 su 20, ben che vada. Solo un intervento del sottosegretario Giorgetti, che ha favorito il ritorno al voto della Figc e insistito per inserire le quote rosa, potrebbe a questo punto costringere con un suo intervento diretto di moral suasion le Leghe maggiori a dar spazio alle donne. La riforma “bucata” del Coni no.