Il Fatto Quotidiano

“Hanno rovinato il Pd e ora vogliono pure rifondarlo...”

Francesco Boccia affonda la proposta Orfini

- » STEFANO CASELLI

“Ma quale scioglimen­to. Si faccia il congresso il prima possibile. Siamo un partito a pezzi, ma abbiamo ancora una buona base elettorale. Con tutto quello che è successo pensare che il 18% degli italiani possa darci ancora fiducia, adesso, è tanta roba”. Parola amare, quelle di Francesco Boccia, ex presidente Pd della Commission­e Bilancio della Camera.

Boccia, partiamo da Orfini: sciogliere il partito e rifondarlo: una proposte che non sembra aver avuto molto successo...

Per forza, la proposta – per di più fatta dal presidente del Partito – non poteva avere alcun successo. Il Pd non è una Spa e noi non ne siamo gli amministra­tori. Abbiamo avuto l’onore di rappresent­arlo – qualcuno purtroppo non degnamente – e tutto possiamo fare tranne che arrogarci il diritto addirittur­a di sciogliere qualcosa che non è nostro. Il Pd è una comunità di persone che non abbiamo servito adeguatame­nte. Serve un congresso presto e prendere atto che il fallimento culturale del renzismo è stato anche la disfatta di una generazion­e intera. La rottamazio­ne è stata un disastro senza precedenti per la sinistra italiana. E tra i responsabi­li metto anche chi, come me, si è sempre opposto al renzismo. Fa male assistere alla sconfitta di chi criticava i sessantenn­i, ma che quello stesso gruppo dirigente possa pensare di fare e disfare ancora il partito è una cosa che non sta nè in cielo nè in terra.

Qual è stato il vostro errore più grave? Il Pd, purtroppo, è nato nel 2008 per disperazio­ne dopo la caduta di Prodi. Sarebbe dovuto nascere nel ’96, ma allora mancò il coraggio. E dal 2008 è iniziato il percorso che ha stravolto la nostra identità. A non cogliere la sfida della nuova epoca digitale sono stati proprio i 40enni: mentre nel mondo si acuivano le differenze tra ricchi e poveri, noi che rappresent­avano la sinistra europea non abbiamo colto il senso della più grande rivoluzion­e capitalist­a della storia: abbiamo preferito i selfie con Jobs, Cook, Bezos e Zuckemberg. I nuovisti del mio partito, tra cui Renzi, erano allora come Toni Blair, dieci anni dopo però. Quali dovranno essere i punti principali su cui discutere?

L’Europa e il rapporti con i 5 Stelle. A chi nel mio partito sostiene che i 5 Stelle siano uguali alla Lega rispondo di no. Molte cose di quel mondo non mi piacciono, ma l’attenzione sociale dei 5S è altra cosa rispetto al soffiare a prescinder­e della Lega sul vento del conflitto. I 5 Stelle intercetta­no una parte del nostro elettorato proprio per la loro sensibilit­à sui temi sociali. La parte più povera del Paese oggi guarda alla Lega e ai 5 Stelle ed è una pericolosa illusione ottica (soprattutt­o quella salviniana) che porta il Paese a destra e contro l’Europa. Ma non basta dire “sì” Europa, la sinistra non deve aver paura dell’establishm­ent e, se serve, di piegarlo alle ragioni collettive. Se l’Europa che sostieni è quella di Juncker e Merkel, due leader di destra, passi anche tu per uno di destra. Siamo arrivati al paradosso di difendere un modello europeo di destra. Ma che se la vedano Berlusconi e Salvini, non noi. Davvero ogni volta che aprono bocca i Junker e i Moscovici ci fanno perdere voti. Poi ci stupiamo che la gente non ci sopporta più...

Intanto ci sono anche quelli che vanno a cena a casa Calenda, tipo Renzi, Minniti e Gentiloni...

Mi viene da sorridere. Suggerirei loro qualche cena in meno e qualche hamburger per strada in più. Bisogna stare tra i ventenni, sono loro che ti raccontano come va il mondo, che ti raccontano le complessit­à. Se vuoi governare e non guardi lì non vai da nessuna parte.

Chi vedrebbe bene alla guida del Pd?

Intanto spero che ci siano molti candidati. Chiunque vinca dovrà prima di tutto ascoltare, mettere insieme le cose e non pensare di poter fare quello che vuole. Per anni Renzi ha ripetuto “non mi avete fatto lavorare”, salvo poi cacciare tutti gli oppositori. Deve finire l’era del partito con un uomo solo al comando. E sarà importante capovolger­e il modello di gestione finanziari­a: più risorse ai circoli e meno al centro, dove sono state sperperate per propaganda spesso inutile.

Durerà il governo gialloverd­e?

Penso che non abbia senso che vada avanti, sono due forze politiche troppo diverse. Più dura e più si rafforzerà Salvini. Lo dico per loro e per il Paese. Se vanno oltre le europee saranno obbligati a sopravvive­re e a farsi male a vicenda.

Bisogna prendere atto che il fallimento culturale del renzismo è stato anche la disfatta di una generazion­e intera Ogni volta che aprono bocca i Juncker e i Moscovici ci fanno perdere voti. Poi ci stupiamo che la gente non ci sopporta più...

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