Maxicondono, M5S contro Lega
INNOCENTI EVASIONIL’idea del sottosegretario Bitonci non piace al Movimento
Il problema: il progetto di “pace fiscale” che concede uno sconto speciale a chi non riesce a pagare le tasse fornirebbe un forte incentivo permanente a evadere e a nascondere redditi e patrimoni al fisco
Al vertice di oggi tra il premier Giuseppe Conte, i suoi vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro del Tesoro Giovanni Tria sulla legge di Bilancio il punto più delicato sarà la “pace fiscale” o condono, come lo chiamano le opposizioni e non soltanto. I vertici Cinque Stelle hanno ripetuto che ci saranno limiti stringenti, “non può essere un liberi tutti”, ha detto per esempio la presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco (M5S) dieci giorni fa. Da allora, però, la scena è stata monopolizzata dalla Lega che ogni giorno aggiunge dettagli al progetto di una misura che assomiglia sempre di più a un gigantesco condono.
IL PIÙ LOQUACE è il sottosegretario leghista al Tesoro, Massimo Bitonci, che ha delineato una “pace fiscale” molto diversa da quella compatibile con le promesse del M5S: tetto di un milione a contribuente di somme contestate dal fisco, così da escludere la grande evasione (ma da includere tutta quella piccola e media), per chiudere ogni genere di liti pendenti in un intervento “più ampio possibile”. L’idea dei Cinque Stelle di un intervento di clemenza fiscale che aiuti soltanto o almeno soprattutto chi non è riuscito a pagare le tasse perché in difficoltà economica, nelle intenzioni della Lega verrebbe declinata in una specie di condono permanente, “una sorta di transazione fiscale” (parole di Bitonci) che preveda concordato per adesione tenendo conto della situazione patrimoniale e reddituale del contribuente. Tradotto: chi non paga le tasse e poi riesce a dimostrare di essere in condizioni economiche difficili può beneficiare dello sconto fino a due terzi delle sanzioni.
Difficile che i Cinque Stelle possano avallare una simile proposta che fornirebbe un incentivo permanente a evadere e a nascondere redditi e patrimoni al fisco. Però un compromesso andrà trovato: per ora il M5S pare rassegnato all’idea che una qualche misura di pace fiscale ci sarà e sembra aver identificato come linea insuperabile quella dei favori alla grande evasione e al rientro dei capitali dall’estero (la Lega vorrebbe anche un’altra voluntary disclosure come quelle degli ultimi governi).
La pace fiscale dovrebbe prendere la forma di un decreto collegato alla legge di Bilancio, così da assicurare una discussione parallela e più rapida. Ma il gettito dell’intervento dovrà servire comunque a coprire le misure di spesa nella manovra la cui entità complessiva dovrebbe essere tra i 25 e i 30 miliardi. Il gettito atteso dal condono resta un mistero: Bitonci e altri leghisti evocano la montagna di 870 miliardi (o addirittura “più di 1000 miliardi”) di contenziosi tra fisco, cittadini e imprese. Ma il condono potrà avere effetto su somme molto più basse, visto che gran parte di quei crediti sono inesigibili. Le prime stime parlavano di
3,4 miliardi di gettito potenziale, il sottosegretario leghista Armando Siri ha stimato “5o6 miliardi”, il vicepremier Salvini continua a promettere “20 miliardi”.
P OT RE BB ERO però esserci cattive sorprese per il governo: più generosa si annuncia la pace fiscale, minore sarà l’adesione alla rottamazione del- le cartelle ancora in corso. Il 31 luglio si è chiusa la finestra per pagare la quarta rata (su cinque): l’incasso è stato di 1 miliardo di euro che si somma a quello di 6,5 miliardi delle tre rate precedenti. Resta la rata di settembre: le stime del ministero del Tesoro sono di altri 900 milioni, quindi il totale dovrebbe essere intorno a 8,4 miliardi, circa 1,2 miliardi in più di quanto previsto. Manca però ancora una rata della prima rottamazione e le più consistenti della seconda: chi ha avuto accesso alla procedura agevolata e non salda tutto torna nel calderone del normale contenzioso. E potrebbero essere in molti a farlo in vista della pace fiscale.
“Non ci sono tensioni sulla manovra, c'è un dibattito franco sul fatto che o si mantengono le promesse o è inutile che ci stiamo”, ha detto ieri Luigi Di Maio. Ma da oggi si inizia a parlare di numeri, in vista della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza del 27 settembre.
Il contrasto Difficile che M5S possa avallare una proposta che fornirebbe un incentivo a evadere