La cena delle “garanzie” e degli spot tra Salvini e B.
AD ARCORETetti pubblicitari, Foa ed elezioni
Davanti alla partita Cagliari-Milan, il vicepremier con il fido Giorgetti, l’antico alleato e il vicepresidente di FI Antonio Tajani hanno parlato delle questioni che stanno più a cuore a Berlusconi: le televisioni, le regionali prossime venture (Abruzzo e Basilicata) e la nomina del presidente Rai
La
prima domanda ha un sapore ormai ontologico più che politico. “Caro Matteo che cos’è l’unità del centrodestra?”. Già. Che cos’è l’alleanza tra Lega e Forza Italia, meglio tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, ai tempi del governo gialloverde o gialloblu?
Domenica sera tardi, ad Arcore, la storica residenza brianzola dell’ex Cavaliere. Il leader leghista nonché vicepremier e ministro dell’Interno concede finalmente il tanto atteso “inco ntro ” di chiarimento al capo degli azzurri. In base agli attuali sondaggi tra i due ci sono più di venti punti di differenza. Un abisso, con Forza Italia ben sotto il dieci per cento. Non a caso, Salvini si presenta consapevole dei rapporti di forza. Nel pomeriggio ha spadroneggiato da Barbara D’Urso a Canale 5 e coi giornalisti derubrica a “incontro privato” quello che per B. e il suo stato maggiore, Antonio Tajani in testa, dovrebbe essere un vero e proprio vertice.
Al momento di chiudere l’edizione del Fatto, la riunione è ancora in corso ma i primi umori berlusconiani sono stati all’insegna della diffidenza, peggiorati dal Milan sotto a Cagliari nel primo tempo. Entrambi uniti dai colori rossoneri, a Canale 5, Salvini ha gigioneggiato: “Vado da Berlusconi a vedere la partita perché ha la tv più grossa della mia”.
QUASI una metafora involontaria ché tutto ruota intorno agli interessi in materia dell’ex Cavaliere. Ecco perché, a partire dal caso Foa - dal nome del “presidente” investito dalla Lega per la Rai e ancora in ballo per la poltrona più importante di Viale Mazzini -, Berlusconi ha introdotto la questione del metodo sull’unità del centrodestra. Che tradotto vuol dire: “Matteo su Foa hai deciso tutto tu senza interpellarci. Se adesso vuoi il nostro sì devi darci garanzie precise sul metodo da seguire in futuro su ogni decisione che prenderai”. Insomma il negoziato su Foa, meglio la trattativa è inquadrata in un accor- do complessivo che riguarda “i punti del centrodestra da realizzare” da parte della Lega di governo, le Regionali in Basilicata e Abruzzo, finanche le Provinciali che sono sì un’elezione di secondo grado ma hanno bisogno di intese per andare avanti al Nord. Di qui anche la presenza di Tajani ad Arcore: il numero due di Forza Italia, nel primo round tv su Foa, minacciò le dimissioni dal partito qualora B. avesse detto sì a “Matteo”.
In realtà, mai come questa volta, tra “stanchezza” e sondaggi avvilenti, Berlusconi tenta di conciliare la sua partita personale con quel che resta di Forza Italia. Pure ieri, per esempio, Tajani ha ribadito la contrarietà azzurra al partitone unico del centrodestra. Premessa peraltro condivisa da Salvini, convinto che la vera annessione dei forzisti continuerà ad avvenire nelle urne. È lo schema già seguito nelle settimane della lunga gestazione del governo Conte. Adesso l’orizzonte sono le Europee e anche B. ammette che nulla di rilevante accadrà fino alla primavera del 2019.
Semmai, appunto, la ripresa della trattativa su Foa - in quella che potrà essere una settimana decisiva per l’elezione del presidente della Rai - ha consentito a B. di riferire a Salvini e al suo numero due Giancarlo Giorgetti le “i nquietudini” scatenate dall’intervista al Fattoda Vito Crimi, il sottosegretario grillino di Palazzo Chigi con la delega all’editoria. In ballo i fatidici tetti pubblicitari che tengono in vita Mediaset. Per B. quello di Crimi è un “messaggio mafioso”. Salvini avrebbe offerto rassicurazioni ma l’ex Cavaliere non si fida del M5s. Come dimostrano anche le recenti aperture a Vivendi su Telecom.
Vado da Berlusconi a vedere la partita perché ha la tv più grossa della mia
MATTEO SALVINI