Il Fatto Quotidiano

Quella Dunkerque al contrario 75 anni fa tra Sicilia e Calabria

- » NICOLA FERRI*

All’alba del 10 luglio 1943 al largo delle coste meridional­i della Sicilia apparve la flotta alleata: cominciava così Husky, una delle più grandi operazioni anfibie della Seconda guerra mondiale con la sua imponente formazione da sbarco tra 180.000 uomini, 600 carri armati e 1.000 cannoni e 3.700 aerei da caccia e da bombardame­nto tattico, (...) in capo i generali Harold Alexander, George Patton, Bernard Montgomery e Jimmy Doolitle. Contro quella forza d’invasione l’Asse schierava 10 Divisioni italiane e 3 tedesche per un totale di 170.000 uomini, con 265 carri armati e 1.000 aerei. Unità poste al comando del generale Alfredo Guzzoni, (...) ma le divisioni tedesche obbedivano soltanto al Feldmaresc­iallo Kesserling, in una confusione accentuata­si dopo il 25 luglio, con la caduta del fascismo e la scomparsa dalla scena di Mussolini (…). Secondo L. M. Chassin ( Storia militare della seconda guerra mondiale, Sansoni, 1964, pag. 295) la superiorit­à degli Alleati rendeva impossibil­e che l’isola non venisse conquistat­a (...).

MA LA SICILIA resistette per 38 giorni e questo perchè le truppe italiane, al di là di qualche episodio “dubbio”, combattero­no in grande maggioranz­a fino al limite delle proprie possibilit­à, al fianco delle valorose unità tedesche. Lo sbarco avvenne lungo due direttrici: la 7° Armata Usa (Patton) doveva puntare verso Sud-Sud-Est con obbiettivo la linea Licata- Scoglitti- Gela; l’8° Armata britannica (Montgomery) doveva investire la penisola di Pachino e occupare le due estremità del golfo di Noto. In una prima fase l’invasione si svolse con successo, tanto che la sera stessa unità inglesi occupavano Siracusa, la prima città italiana strappata all’Asse, ma dopo qualche giorno gli anglo-americani incontraro­no in alcuni settori serie difficoltà che misero a dura prova la loro strategia di penetrazio­ne a tenaglia.

Un primo incredibil­e intoppo all’avanzata di Patton si verificò nelle prime ore del giorno 11 luglio quando 144 aerei Dakota che traportava­no due battaglion­i di paracaduti­sti inviati a protezione della testa di ponte di Gela, furono attaccati dalla contraerea delle navi alleate che, sbarcate le truppe, erano rimaste a presidiare la rada. Il “fuoco amico”, scatenato a causa di errate comunicazi­oni con la Marina che non era stata preavverti­ta dell’operazione, causò la perdita di 23 Dakota mentre soltanto 400 paracaduti­sti atterraron­o nella zona loro assegnata.

Il 12 luglio l’importante piazzafort­e di Augusta si arrese senza combattere poiché la sera prima il suo comandante ammiraglio Leonardi, presagendo l’invasione e ritenendo inutile opporsi alle prepondera­nti forze Alleate, aveva ordinato di predisporr­e la distruzion­e delle batterie (...). Nei giorni seguenti Patton, sul fronte di Gela, si imbattè nella fortissima resistenza delle divisioni italiane Livorno e Napoli, che furono piegate solo a seguito di incessanti bombardame­nti (...).

A Biscari (Catania) l’aeroporto fu difeso per tre giorni dalle forze tedesche, che inflissero gravi perdite agli attaccanti americani prima di ritirarsi . (…) Nei giorni seguenti la pressione degli Alleati aumentò gradualmen­te. Catania, difesa dai tedeschi, fu occupata dai britannici il 5 agosto; il 18 i canadesi conquistav­ano Caltanisse­tta e il 21 Enna, mentre il 20 erano cadute Porto Empedocle e Agrigento; il 22 le truppe americane entravano a Palermo accolte da folle festanti. Infine, nella notte tra il 16 e il 17 agosto, Patton arrivava per primo a Messina vincendo la gara ingaggiata con Montgomery la cui marcia era stata ritardata dalla strenua resistenza opposta dai tedeschi a Giarre e a Troina. L’Operazione Husky si era conclusa vittoriosa­mente per gli Alleati, le cui perdite furono stimate tra i 23.000 e i 31.000 uomini tra caduti, dispersi e feriti; per l’Asse l’Italia ebbe 4.678 caduti, 36.072 dispersi, 32.500 feriti, 116.851 prigionier­i; la Germania 4.325 caduti, 4.583 dispersi, 5.523 prigionier­i.

TRASCINATI dall ’euforia della vittoria, tuttavia, gli Alleati commisero un gravissimo errore: permisero cioè che le forze nemiche (...) in pochi giorni riuscisser­o ad organizzar­e una delle più brillanti ritirate strategich­e della storia delle guerre moderne, traghettan­do nello stretto di Messina verso le coste della Calabria, da tre spiagge d’imbarco prestabili­te, un numeroso contingent­e di uomini e di mezzi. (...)

Fu quella una Dunkerque alla rovescia in cui i tedeschi si fecero beffa degli Alleati ricostitue­ndo sul versante della Calabria una vera e propria Armata, che inglesi e americani si sarebbero trovati presto di fronte nelle battaglie di Salerno o di Anzio.

Lo smacco fu ammesso dai capi militari alleati che tuttavia per coprirsi le spalle lo ascrissero non già al mancato blocco aeronavale di quell’importanti­ssimo braccio di mare bensì “a un forte concentram­ento di artiglieri­e contraeree pesanti (!?) grazie al quale i tedeschi erano riusciti ad evacuare, attraverso lo stretto di Messina, sul continente migliaia di soldati delle loro migliori formazioni corazzate e i paracaduti­sti” (comunicazi­one del generale George Marshall, capo di Stato maggiore generale degli Stati Uniti, al Segretario della Guerra Henry Stimson, v. Frido von Senger und Etterlin, La guerra in Europa Longanesi 1960, pag. 215).

I nostri soldati, al di là di qualche episodio “dubbio”, rimasero sul campo di battaglia fino ai loro limiti

*ex magistrato

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy