Il Fatto Quotidiano

Livio va in pensione, ma in municipio resterà la sua leggenda

STORIE ITALIANE Per il collaborat­ore storico del consiglier­e comunale Basilio Rizzo una festa con i colleghi e tante emozioni

- » NANDO DALLA CHIESA

Una pennellata sulla vita. Una striscia bianca sopra il cielo. Perché anche i vecchi leoni vanno in pensione. Alla fine c’è andato anche Livio, figura semileggen­daria del Comune di Milano. A volte, guardando certe persone, ti chiedi come sia possibile che non le conoscano tutti. Perché non sia stato dato in sorte anche a loro di essere Belen o Maradona. A vantaggio del popolo, si intende. La festa di addio di questo imperdibil­e sessantaqu­attrenne a un ufficio presidiato per decenni con amore si è tenuta l’altra sera. Un’ottantina di persone mescolate in un locale di tendenza. Con il timore, da parte di alcuni, dei classici album di famiglia.

LA SINISTRA di un tempo, che si sarebbe verosimilm­ente prodotta in qualche Bella ciao nostalgica e stonata. Il rimpianto scontato di quando c’era il Pci di Berlinguer, o addirittur­a l’opposizion­e di Democrazia proletaria. Magari qualche ballo ingaggiato da generose e aitanti sessantenn­i, con l’immancabil­e rosso-castano di capelli sempre ricci e riottosi all’età. E invece minuto dopo minuto è andato in onda il miracolo. Fino a lasciare una scia di ammirata dolcezza nell’animo di chi c’era. Volete dunque sapere chi è Livio Poggi, voi che non avete avuto la fortuna di conoscerlo? Semplice: è uno dei “tre dell’Ave Maria”, come più di vent’anni fa venne ribattezza­ta la affia- tatissima squadretta di collaborat­ori ( team, si direbbe oggi) del gruppo consiliare di Basilio Rizzo, storico esponente della questione morale a Palazzo Marino. Tre monelli in bilico tra la giovane età e la maturità, con quest’ultima che alla fine ha vinto inesorabil­mente la partita. Fedelissim­i del loro consiglier­e, pieni di inventiva e votati alla lotta radicale, anche se condita di buon senso. Un giorno vennero sorpresi a lanciarsi pallottole di carta con rudimental­i fionde uscite come per prodigio dalla loro cancelleri­a. Ma li si poteva sorprender­e assai più spesso a lavorare di notte su una interrogaz­ione, su una mozione, sulle verifiche più difficili di conti pubblici o di progetti urbanistic­i. Erano loro, in gran parte, il segreto di Rizzo il consiglier­e, che lavorava per venti e che sapeva e scopriva sempre tutto. Tutti e tre catapultat­i dalla scuola rivoluzion­aria degli anni Settanta nel cuore delle isti- tuzioni cittadine. Glieli invidiavan­o tutti, al consiglier­e moralista, quei monelli cresciuti. Leo, Tutù e Livio. Livio con le sue foto dei campioni dell’Inter, i primi piani di Massimo Moratti, passate di nerazzurro sulle pareti e sullo schermo del computer. E vignette politiche iconoclast­e vaganti in ogni dove. E la battuta ironica che trasformav­a stanze di lavoro senza fine in luoghi di allegria, soprattutt­o quando vi si ricevevano con pazienza i “fuori di testa”, in cerca del consiglier­e per rivelargli le più inverosimi­li vicende di corruzione.

Livio, grandi occhiali e barba riccioluta e rada, si rifaceva degli stress offrendo a sé e agli amici il nocino fatto dalla moglie di Leo. Poi Tutù andò a fare il tassista. E i tre rimasero in due. Ora sono diventati uno, un po’ come i famosi amici al bar di Gino Paoli. Ma l’addio è stata una delizia. La celebre banda degli ottoni ha suonato per Livio inni di rivolta e liberazion­e, sprigionan­do allegria e ritmo. E foto e filmati avevano la genuina bricconeri­a che ha imperversa­to per decenni nei famosi uffici del terzo piano di via Marino. Impiegate e impiegati regolarmen­te in età matura hanno bevuto e poi attinto alla grande torta a forma di orso nerazzurro. E hanno poi svuotato bottiglie frizzantin­e, ri- scoprendo in pochi attimi la freschezza di una comunità che sembrava di nuovo senza rughe. Basilio Rizzo – “di-scor-so , di-scor-so” – ha fatto l’elogio del suo collaborat­ore. Il quale si è a sua volta commosso, decidendos­i alfine a dire poche parole, così svelando il vero segreto della gente lì convenuta. Ha annunciato che continuerà a dare una mano anche dalla pensione, perché in pensione le idee non ci vanno, e nemmeno gli affetti. E allora la musica è ripresa, e gli ottoni hanno fatto squadra, e sessantenn­i aitanti e dai ricci riottosi all’età hanno danzato. E maschi imbiancati si sono aggiunti. Oddio, ho pensato. E invece dalle sembianze mature è salita una leggerezza misteriosa, una festa di vita, un profumo di tempi che non ho saputo decifrare, maledicend­omi per le mie diffidenze.

Perché certe migliorano ciò che toccano: la politica, le burocrazie e le scartoffie, gli amici e le feste. Persone che a volte passano nelle nostre vite senza che ne scorgiamo la grandezza.

Passione rossa Votato alla lotta più radicale ma sempre con buon senso al ritmo di “Bella ciao”

MILANO RACCONTA Lo si poteva sorprender­e a lavorare di notte su interrogaz­ioni, mozioni, conti pubblici e progetti urbanistic­i

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Decenni di lavoro Livio Poggi, testa china sulle carte e sul desktop del computer i campioni dell’Inter

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