“Le mie comparse non mi ascoltavano ma ballavano solo”
GIULIANO MONTALDO Il regista: “Legge il copione e ha già in testa il motivo”
I miei produttori avevano sentito parlare di lui da Sergio Leone: andai sul set, pallottole e cavalli diventavano musica
“Mi ha insegnato tanto, anche a immaginare gli spazi per la musica in sceneggiatura: perché su un bombardamento è inutile mettercela”. A tenere insieme due mostri sacri quali Giuliano Montaldo, nato a Genova il 22 febbraio 1930, ed Ennio Morricone, nato a Roma il 10 novembre 1928, non sono solo le sedici colonne sonore composte dal secondo per i film, i documentari e gli sceneggiati diretti dal primo, ma anche “una lunga amicizia, e una profonda, reciproca lealtà”. Montaldo, da maestro a maestro: come si lavora con Morricone?
Legge il copione, senza mai entrare nel merito della sua qualità, e già palesa qualche intuizione. A film montato prende i tempi per mettere la musica, quindi a casa esegue al pianoforte i motivi che ha immaginato: tre, quattro, perfino cinque diversi. Ma…
Ma?
Ci ho collaborato per tanta roba, solo Marco Poloerano otto puntate, e ogni volta mi accorgevo dell’impegno che metteva su un pezzo più che sugli altri; non capisco di musica, eppure se sceglievo quel motivo “im p eg n a to ” Ennio diventava raggiante: era quel che voleva.
Iniziaste a collaborare nel 1967 su Ad ogni costo.
I produttori Colombo e Papi avevano sentito parlare di questo Ennio da Sergio Leone, con grande entusiasmo: andai sul set a curiosare, pallottole e cavalli diventavano musica, il rumore degli zoccoli si trasformava in note. Lo volli anch’io, ma mi combinò un guaio.
Quale guaio?
Per la lunga sequenza della rapina al Carnevale di Rio compose della musica brasiliana: così appassionante e coinvolgente che le comparse non s’arrestavano ai miei “stop”, continuavano imperterrite a ballare, fino a farmi perdere la testa. Ti frega anche il talento, a volte.
E la lealtà?
Al montaggio, non ricordo se di Giordano BrunooGli Intoccabili, gli tolsi un pezzo; Ennio non fece una piega: ‘Hai fatto bene, nessun problema’, e di- ceva sul serio. Ha sempre avuto grande disponibilità nei confronti della regia. Giuseppe Tornatore minaccia il suo primato di sedici colonne sonore. Mannaggia, temo proprio che subirò il sorpasso… Ma è un bravo regista, pazienza. Di certo a 88 anni non mi rimetto a fare film.
Ne scelga una.
Sacco e Vanzetti, ha fatto il giro del mondo. A una manifestazione a Berlino, i poliziotti mi bloccarono mettendomi le mani sulla pancia, ma io ricordo altro: i giovani che venivano avanti cantando Here’s to You.
Pezzo che chiude il film, per la voce di Joan Baez.
Era il periodo delle ballate, Ennio la scrive e mi fa: ‘La canti tu?’. ‘Porca miseria – replicai – ci vorrebbe Joan Baez’. Di lì a pochi giorni partii per New York, sul tavolo la possibilità di una coproduzione americana poi sfumata, e davanti al mio hotel incrociai Furio Colombo. A differenza della quasi totalità degli italiani, lui Sacco e Vanzetti sapeva bene chi fossero, gliene parlai, e spuntò fuori il nome di Joan: “Ma viene stasera a cena da me!”. Trasecolai. Era un film assai complicato, quasi impossibile, scovare le ambientazioni in Irlanda si rivelò ostico quasi come trovare i produttori. Ma quello fu un colpo – dovrei dire di culo, ma non lo farò – di fortuna incredibile: diedi il copione in inglese a Furio, il giorno dopo Joan mi chiamò per dirmi che accettava. Ennio non ci voleva credere: ‘ Dai, Giuliano, non raccontarmi balle’.
Di Morricone qualcuno lamenta la tirchieria. Scherziamo? Dà una mano ai figli, più volte ha invitato me e Vera (Pescarolo, la moglie, n- dr) a cena, e sempre s’è mostrato brillantissimo. Ho conosciuto tanti tirchi del cinema, lui non lo è.
Chi è Morricone?
Ha grinta da vendere, e un talentaccio raro. Poi, non disdegna gli scherzi, uno bello lo tirò a Pontecorvo quando gli si presentò a casa fischiettando un motivetto per La battaglia di Algeri: Ennio corse a scriverne la musica, lo eseguì al piano e a Gillo cadde la mascella, ‘ ma, ma… è proprio quello che volevo!’. Quel paravento di Elio Petri, viceversa, ne fece una vittima: gli mise nel primo rullo la musica di un altro film, in proiezione Ennio si accartocciò nella poltroncina, abbozzando un ‘se ti piace così, tienila’. Una cosa incredibile, poi sciolta tra baci e abbracci.
Che vuole augurargli per i 90 anni?
Di non mollare, mai. Anche dovesse fare un solo altro film, per Tornatore. Ma l’anagrafe non è il problema principale: chi in Italia può ancora permettersi un’orchestra, giusto Peppuccio, Virzì e sparuti altri. Perché costa, e allora si opta per batteria e poco altro, mandando in soffitta il compositore e direttore d’orchestra. Che brutto.