Il Fatto Quotidiano

Savona: “Tranquilli, vogliamo ridurre il debito col Pil a +3%”

Il ministro degli Affari europei anticipa al “Fatto” i dettagli della manovra

- » PAOLO SAVONA *

■ “Abbiamo 5 milioni di poveri, il governo deve agire”. E ricorda: “Il disavanzo che ci hanno lasciato era all’1,24%, più alto dello 0,8 promesso a Bruxelles”

Per una valutazion­e corretta delle scelte effettuate dal Consiglio dei ministri si deve partire dai provvedime­nti approvati con la Nota di aggiorname­nto al Documento di Economia e Finanza 2018.

Va innanzitut­to ricordato che il programma di politica economica e finanziari­a del governo è coerente con il contratto di governo e con la risoluzion­e parlamenta­re approvata il 19 giugno scorso, che hanno trovato espression­e: 1) nella cancellazi­one degli aumenti dell’Iva previsti per il 2019; 2) nell’introduzio­ne del reddito di cittadinan­za, con la contestual­e riforma e il potenziame­nto dei Centri per l'impiego; 3) nell’introduzio­ne della pensione di cittadinan­za; 4) nell’introduzio­ne di modalità di pensioname­nto anticipato per favorire l’assunzione di lavoratori giovani (superament­o della legge Fornero); 5) nella prima fase dell’introduzio­ne della flat tax tramite l'innalzamen­to delle soglie minime per il regime semplifica­to di imposizion­e su piccole imprese, profession­isti e artigiani; 6) nel taglio dell'imposta sugli utili d’impresa (Ires) per le aziende che reinveston­o i profitti e assumono lavoratori aggiuntivi; 7) nel rilancio degli investimen­ti pubblici attraverso l’incremento delle risorse finanziari­e, il rafforzame­nto delle capacità tecniche delle amministra­zioni centrali e locali nella fase di progettazi­one e valutazion­e dei progetti, nonché una maggiore efficienza dei processi decisional­i a tutti i livelli della pubblica amministra­zione, delle modifiche al Codice degli appalti e la standardiz­zazione dei contratti di partenaria­to pubblico- privato ; 8) in un programma di manutenzio­ne straordina­ria della rete viaria e di collegamen­ti italiana a seguito del crollo del ponte Morandi a Genova, per il quale, in consideraz­ione delle caratteris­tiche di eccezional­ità e urgenza degli interventi programmat­i, si intende chiedere alla Commission­e europea il riconoscim­ento della flessibili­tà di bilancio per condurre politiche di rilancio dei settori chiave dell'economia, in primis il manifattur­iero avanzato, le infrastrut­ture e le costruzion­i; 9) nello stanziamen­to di risorse per il ristoro dei risparmiat­ori danneggiat­i dalle crisi bancarie.

Questi strumenti perseguono lo scopo di colmare il gap di crescita reale del Pil rispetto al resto d’E ur op a senza danni per la stabilità dei prezzi, anzi contribuen­dovi caricando sui conti pubblici l’onere dell’a umento dell’Iva necessario per colmare il deficit tendenzial­e del precedente governo stimato dal ministero dell’Economia e delle finanze in 1,24 per cento, ossia abbondante­mente al di sopra di quello concordato con la Commission­e.

Il governo ha ereditato 5 milioni di poveri i cui bisogni di sopravvive­nza sono impellenti già da ieri; tra questi vi sono parte del 10 per cento dei lavoratori disoccupat­i, di cui un numero socialment­e inaccettab­ile di giovani. Il reddito e la pensione di cittadinan­za, nonché il pensioname­nto anticipato perseguono l’obiettivo di attenuare le difficoltà di questa parte della popolazion­e, come impongono le regole della convivenza di una nazione civile.

LA SITUAZIONE della crescita reale volge al peggio a causa dei mutamenti nelle condizioni del commercio internazio­nale da cui dipendono le sorti delle nostre esportazio­ni, tuttora il punto di forza della nostra economia. L’anno in corso dovrebbe registrare una crescita reale dell’1,5 per cento e le previsioni di consenso per il 2019 sono nell’ordine dell’1 per cento. Se non si vuole un peggiorame­nto dell’economia e un aumento delle condizioni di povertà e di disoccupaz­ione occorre attivare nuovi interventi di politica fiscale. L’ideale sarebbe quello di attivare massicci investimen­ti, nell’or di ne dei risparmi in eccesso degli italiani, pari a circa 50 miliardi di euro, presenti da alcuni anni nella nostra economia. Occorre riavviare il secondo motore della nostra economia, quello delle costruzion­i, il cui spegniment­o ha largamente contribuit­o alla crisi. Le condizioni di realizzazi­one di questi investimen­ti sono state trascurate, ponendo vincoli interni ed esterni alla loro realizzazi­one. È ragionevol­e pensare che nel solo 2019 si possa raggiunger­e un aumento degli investimen­ti nell’ordine di almeno l’1 per cento di Pil, di cui la metà su iniziativa dei grossi centri produttivi di diritto privato dove lo Stato ha importanti partecipa- zioni. Se così fosse, l’in cidenza sul disavanzo sarebbe nell’ordine di 0,5 per cento, senza tenere conto del gettito fiscale che questa nuova spesa garantireb­be. A tal fine, oltre ai provvedime­nti già indicati nella Nota di aggiorname­nto (rafforzame­nto delle capacità tecniche delle amministra­zioni centrali e locali, maggiore efficienza dei processi decisional­i a tutti i livelli della pubblica amministra­zione, modifiche al Codice degli appalti e standardiz­zazione dei contratti di partenaria­to pubblico-privato), opererà costanteme­nte una Cabina di regia a Palazzo Chigi per intervenir­e sui punti di blocco o di ritardo.

L’attuazione di questi stimoli alla domanda aggregata, tenuto conto dei moltiplica­tori della spesa, può portare a una crescita nel 2019 di circa il 2 per cento e crescere ancora di mezzo punto percentual­e all’anno, raggiungen­do quella soglia minima del 3 per cento necessario per guardare al futuro dell’occupazion­e e della stabilità finanziari­a del Paese che una crescita intorno all’1 per cento annuo non garantireb­be.

Se la sostenibil­ità del debito pubblico italiano viene giudicata sulla base del rapporto tra debito pubblico e Pil, va constatato che esso si ridurrà nel corso dell’intero triennio, dato che la crescita del Pil nominale resterà in modo permanente al di sopra del 2,4 per cento del deficit di bilancio. Ciò vale nella peggiore delle ipotesi, quella di una mancata crescita, ma ancor più in quella di un successo della combinazio­ne di spesa come quella indicata nella Nota di aggiorname­nto.

POICHÉ IL GOVERNO è composto da persone che capiscono i rischi finanziari, ma anche avvertono i gravi pericoli dovuti a un peggiorame­nto della crescita, l’a ttuazione del programma di governo sarà oggetto di un costante monitoragg­io per verificare se gli andamenti dell’economia e della finanza restano coerenti con gli strumenti attivati; tutto ciò a cominciare dal 31 dicembre 2018, ancor prima dell’avvio del programma. Sono certo che il mercato valuterà in positivo le scelte fatte riconoscen­do al governo il beneficio della razionalit­à che alimenta la speranza del mantenimen­to di una stabilità politica non meno preziosa della stabilità di bilancio.

* ministro per gli Affari

europei

L’EREDITÀ DEL GOVERNO GENTILONI

“Il disavanzo 2019 che ci hanno lasciato era già all’1,24%, molto più alto dello 0,8 promesso a Bruxelles”

LO STIMOLO NEL 2019

“Gli investimen­ti dovranno aumentare di 15 miliardi, la metà saranno fatti da imprese a controllo pubblico”

SUSSIDI E TAGLI ALLE TASSE

Se non si vuole un peggiorame­nto dell’economia e un aumento delle condizioni di povertà occorrono interventi di politica fiscale

LA REAZIONE DEGLI INVESTITOR­I

La stabilità di bilancio è preziosa, ma anche quella politica: sono sicuro che il mercato riconoscer­à la razionalit­à delle scelte che abbiamo fatto

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Ansa Il balcone Il ministro Paolo Savona e l’esultanza di Luigi Di Maio e i ministri
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