DE LUCA ASSOLTO, MA L’ECOMOSTRO PURTROPPO RESTA
Non cambia il giudizio sulla speculazione: ferisce il Golfo e minaccia la sicurezza
Le sentenze si rispettano e se ne aspettano le motivazioni, per decidere come fare appello. È quanto stanno facendo la Procura di Salerno e le parti civili (Italia Nostra e il Comitato No Crescent) di fronte all’assoluzione in primo grado di Vincenzo De Luca e dei suoi da un cospicuo numero di capi di imputazione legati al Crescent, l’ecomostro che sfigura il lungomare di Salerno e minaccia la sicurezza della città. Ma una cosa è chiara: la sentenza non sposta di una virgola il giudizio su questa mostruosa speculazione edilizia, semplicemente afferma ( finché non sia riformata da una sentenza opposta) che per realizzarlo non è stata violata la legge. Afferma, cioè, che il Crescent sarebbe legale (cosa della quale, personalmente, dubito profondamente), non già che esso sia giusto.
I fatti sono noti: De Luca e quindi i vassalli ai quali ha lasciato il controllo di Salerno, hanno deciso che fosse di interesse pubblico un immenso edificio privato destinato a ospitare appartamenti di lusso: un colosso alto circa 30 metri e lungo 300, accompagnato da una piazza pubblica di circa 35.000 metri quadri.
Una delle più grandi cementificazioni dell’Italia di oggi: una sorta di riedizione della Palazzata con cui il costruttore Mario Ottieri devastò piazza del Mercato a Napoli nel 1958, simbolo di quella terribile età di Achille Lauro che Raffaele La Capria e Francesco Rosi descrissero ne Le mani sulla città (1963). Comunque finisca la vicenda giudiziaria non c’è alcun dubbio che il giudizio storico sul Crescent sarà di condanna: se i nostri figli o nipoti saranno appena più civili di noi, l’ecomostro di Salerno sarà prima o poi abbattuto. C’è davvero da augurarselo, per tutto ciò rappresenta.
Il Crescent riesce, infatti, a calpestare tutti i significati del secondo comma dell’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Un sindaco e un’amministrazione sono parte della Repubblica: e qua invece di tutelare hanno distrutto. Una volta in più, i vandali sono in casa – come scriveva Antonio Cederna. E poi il “paesaggio”: che, come ha chiarito una coerente giurisprudenza costituzionale, non è solo la su- perficie, la pelle “bella” di ciò che ci circonda, ma è anche la carne viva, e cioè l’“ambiente”.
Ebbene: il Crescent riesce a distruggere insieme la bellezza e la sicurezza dell’ambiente. La sua mole cancella per sempre l’immagine secolare del Lungomare di Salerno e dello stesso centro storico, colpendo al cuore la forma della città, la linea di costa, il rapporto con un golfo tra i più belli del mondo. Uno slogan tragicamente geniale dei promotori che ne vendono gli appartamenti recita infatti così: “Comprate u- na casa al Crescent: è l’unico posto di Salerno da cui non si vede il Crescent!”.
E poi l’ambiente: una materia non toccata dal processo in corso, che verte sulle procedure urbanistiche e paesaggistiche. Il Crescent sorge sul letto del torrente Fusandola, tutelato da svariati vincoli apposti dopo la drammatica alluvione di Salerno del
1954. Quali conseguenze avrà la sua deviazione? È saggio aspettare che ce le faccia scoprire un uragano mediterraneo, come quelli che ormai si moltiplicano? Quanti milioni di danni, quante vite umane vale il Crescent? Il clima, il dissesto idrogeologico e il caso saranno clementi quanto i giudici?
I comitati ambientalisti denunciano da anni le violazioni della legislazione ambientale e del demanio marittimo, tre mesi fa si sono rivolti al ministro dell’Ambiente Costa ricordandogli che “l’ecomostro Crescent è da tempo questione nazionale, espressione di una discutibile pratica amministrativa e di una cattiva gestione del territorio. La dev astazi one ambientale va immediatamente fermata, perché le pratiche speculative non vincano sulla legalità e sui valori costituziona li”. Parole durissime: che questa sentenza lascia intatte, nella loro cristallina verità.
La mole dell’edificio colpisce al cuore la forma della città e la linea di costa