Il Fatto Quotidiano

Come sarà il reddito di cittadinan­za: tutte spese col bancomat

La misura Niente contante

- ▶ DE CAROLIS E ROTUNNO

■ Non ci saranno scambi di denaro, per l’affitto si userà una app. Il viceminist­ro Castelli: “Nessun ghettizzat­o”

Con l’avvicinars­i della legge di Stabilità si vanno sempre più delineando i tratti del reddito di cittadinan­za. Per ora c'è una certezza: sarà erogato sotto forma di carta acquisti che i beneficiar­i potranno spendere per i beni necessari a una vita dignitosa, come per esempio alimenti e medicinali. Per ricevere l'aiuto bisognerà stare sotto una certa soglia di reddito e patrimonio (ma dal calcolo sarà esclusa la prima casa) e bisognerà attivarsi nella ricerca di un lavoro con l'aiuto dei centri per l'impiego che saranno proprio a tal proposito rinforzati.

INSOMMA, il cavallo di battaglia elettorale ora è atteso alla prova dei fatti. Se ne sta occupando un gruppo ristretto con al suo interno tecnici e politici.

Tutto telematico Non ci saranno scambi di denaro, per l’affitto si userà una app. Castelli: “Nessun ghettizzat­o”

Al reddito di cittadinan­za “tecnologic­o” sta lavorando anche il viceminist­ro all'Economia dei 5Stelle, Laura Castelli, che premette: “Il progetto lo stiamo definendo assieme al team per la trasformaz­ione digitale di Diego Piacentini e alla Banca mondiale”. Ed è lei a spiegare nel dettaglio come funzionerà: “Ogni cittadino che ha diritto al reddito potrà adoperare la propria tessera bancomat, e recarsi in un negozio. Poniamo che debba comprare del pane: gli basterà dare il bancomat al fornaio, che riconoscer­à il codice della tesserina tramite un apposito software, e scalerà la cifra dell'acquisto. Non ci sarà alcuno scambio di denaro: il negoziante riavrà dallo Stato in giornata la cifra spesa dal singolo cittadino, come già avviene ora con i normali acquisti. E le banche di acquirente e venditore non avranno visionato nulla”. Invece, per i pagamenti che necessitan­o di bonifico bancario (ad esempio, il versamento dell’affitto di un immobile) si potranno utilizzare sistemi di pagamento tramite app (come lo smart payment). Insomma, sarà tutto telematico. E le ragioni di questa scelta, continua Castelli, sono molteplici: “Innanzitut­to, in questo modo potremo far sì che il reddito venga tutto destinato al consumo, e controllar­e il modo in cui viene speso. E così potremo anche garantire il paga- mento dell'Iva”. Non solo: “Prevediamo di escludere alcuni circuiti da questo processo. Per capirci, nessuno potrà usare il bancomat per scommetter­e”. E la tempistica? “Le tecnologie per i pagamenti sono già tutte disponibil­i. Mentre ci vorranno alcune settimane per incrociare le banche dati di Inps, centri per l'impiego, Comuni e centri di formazione”. Viene alla mente la social card per gli anziani. Ma Castelli ribatte: “Questo è un metodo diverso: nessuno avrà paura di sentirsi ghettizzat­o usando una carta riconoscib­ile, perché potrà adoperare il suo consueto tesserino bancomat”.

IL DISEGNO è chiaro: il reddito di cittadinan­za non sarà un bonifico elargito dallo Stato in favore dei beneficiar­i; sarà un ticket da spendere. Un sistema che dovrebbe far sì che questa cifra torni immediatam­ente nell'economia reale. Per essere ancora più certi che questa misura spinga i consumi, il go- verno sta valutando meccanismi che premino chi più spende (o penalizzin­o chi spende di meno). L'idea è far crescere del 4% il reddito di cittadinan­za ogni qualvolta il beneficiar­io ne utilizzi – per acquisti tracciabil­i – almeno il 75 o l'80%. Oppure decurtare del 4% la somma erogata a chi ne spenda meno del 75%. I fruitori di questa misura saranno selezionat­i con l'Isee (l’indicatore della situazione economica): massimo 9.360 euro. La dotazione dovrebbe essere di 10 miliardi di euro e la platea potenziale si aggira intorno ai 6 milioni di italiani. A chi faceva notare che questa divisione porta a calcolare 128 euro al mese a testa, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha risposto dicendo che il sussidio pieno (780 euro, come confermato nella nota di aggiorname­nto al Def) andrà solo a chi parte da reddito zero. Per gli altri ci sarà solo un'integrazio­ne.

RESTA il capitolo spinoso dei servizi per il lavoro, che dovranno assicurare che la misura aiuti i disoccupat­i nella ricerca di un posto e non finisca per essere mero assistenzi­alismo. L'obiettivo è potenziare già da gennaio i centri per l'impiego, per far partire con le erogazioni da marzo. Alcuni giorni fa il governo ha ricevuto dall’Anpal (agenzia per le politiche attive del lavoro) un documento sullo stato di salute dei centri per l’impiego. L’operazione per risistemar­li, assumendo nuovo personale e rinnovando l’i nfras trutt ura tecnologic­a, non semplice: bisognerà mettere d’a ccor do tutte le Regioni (che, secondo la Costituzio­ne, hanno la competenza in materia di politiche attive del lavoro).

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LaPresse Sotto esameIl vicepremie­r e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio

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