Il Fatto Quotidiano

“Su via D’Amelio fu depistaggi­o di Stato, non per Cosa Nostra”

Franco Di Carlo Il pentito e l’accusa ai poliziotti sulla strage Borsellino: “Ho detto tutto ai pm sui mandanti occulti, ma si punta sui livelli bassi”

- » GIUSEPPE LO BIANCO E SANDRA RIZZA

“Perché per il depistaggi­o di via D’Amelio tutti i Tg parlano di favoreggia­mento dei tre poliziotti a Cosa Nostra? Credono davvero che chi ha depistato le indagini lo ha fatto per fare un favore alla mafia?’’. Ha parlato dei rapporti tra Berlusconi e Cosa Nostra, testimone oculare non smentito di un passaggio di denaro tra Stefano Bontate e l’imprendito­re di Arcore negli anni della Milano da bere, ma Franco Di Carlo è stato anche il primo tra i collaborat­ori di giustizia a puntare sulle complicità occulte di Cosa Nostra nella stagione delle stragi, raccontand­o quasi 20 anni fa al pm Luca Tescaroli gli incontri nel carcere inglese di Full Sutton con uomini dei Servizi inglesi, americani e italiani due anni prima in previsione della strage di Capaci. E oggi che è fuori da anni dal servizio di protezione, ma continua a collaborar­e con le Procure, rivela: “Ho detto tutto ai pm di Caltanisse­tta che indagano sui mandanti occulti delle stragi, ma si continua a puntare sui livelli bassi”.

Le autorità britannich­e risposero picche al pm Tescaroli che cercava di approfondi­re quelle visite nel carcere inglese, oggi lei ha deciso di raccontare altri dettagli di quello che ha definito un complotto...

L’ho già detto nel processo Trattativa e l’ho ripetuto nel Borsellino quater. E un anno fa ai pm nisseni ho tracciato in quattro ore un quadro lucido e completo delle due stragi e delle strategie precedenti di Totò Riina, che non si fermano certo alle azioni di tre poliziotti chiamati a eseguire ordini di altri, ma le mie dichiarazi­oni non mi sembrano, fino a questo momento, valorizzat­e. Pensavo che si andasse oltre le responsabi­lità di tre poliziotti chiamati a indottrina­re un falso collaborat­ore. A Caltanisse­tta hanno tutte le carte per procedere, ma non mi sembra che la verità stia a cuore a molti.

Che cosa glielo fa pensare?

Otto giorni dopo avere deposto a Caltanisse­tta, dal Viminale mi è arrivata una diffida a rilasciare interviste e a scrivere libri. Evidenteme­nte c’è chi ha paura della verità.

Lei ha riconosciu­to Arnaldo La Barbera tra le persone che la vennero a trovare in Inghilterr­a – era il 1989 –, la sentenza del Borsellino q ua t e r lo indica chiarament­e tra i depistator­i per il suo ruolo negazionis­ta sull’esistenza dell’agenda rossa con i familiari del giudice ucciso in via D’Amel i o… La Barbera peraltro sembra avere un ruolo in un altro depistaggi­o, quello dell’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino, vicenda in cui lei è stato interrogat­o recentemen­te dal pg di Palermo Nico Gozzo. Si è scoperto dopo che alla fine degli anni Ottanta La Barbera era stipendiat­o dai ‘servizi’, ma anche lui era un anello intermedio. Ventisei anni fa c’è stato un complotto anche alle spalle di Cosa Nostra, c’è stato chi ha promesso a Riina che i processi, il maxi-processo in testa, sarebbero andati bene. Ma questo non è accaduto. Altro che poliziotti indottrina­tori, il favoreggia­mento doveva nascondere una verità più “alta”.

Lei si è indignato guardan-

Quei tre non avevano potere e hanno solo eseguito gli ordini di chi voleva distrugger­e il sistema riducendo il potere dei magistrati La verità a troppi non interessa. Dopo avere deposto, il Viminale mi ha diffidato dal rilasciare interviste e scrivere libri

do i notiziari tv che rilanciava­no la pista mafiosa, sostenendo che il depistaggi­o di via D’Amelio fu compiuto per favorire Cosa Nostra. Ma giornali e tv danno conto dell’a g g ravante mafiosa contestata dai pm ai tre poliziotti... Mi verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Quei tre poliziotti non avevano alcun potere e hanno solo eseguito gli ordini di chi voleva distrugger­e il sistema riducendo il potere dei magistrati.

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 ?? Ansa/LaPresse ?? La strage e il pentito In alto, Palermo, via D’Amelio, 19 luglio 1992. A lato, Franco Di Carlo
Ansa/LaPresse La strage e il pentito In alto, Palermo, via D’Amelio, 19 luglio 1992. A lato, Franco Di Carlo
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