Mattarella allo scoperto chiede i conti in ordine
“La Costituzione prevede equilibrio di bilancio e sostenibilità del debito”. Salvini: “Me ne frego dell’Europa”
Dietro le quinte, ha convinto a non lasciare il ministro del Tesoro Tria, schiacciato da Lega e Cinque Stelle che gli hanno imposto il rapporto tra debito e Pil al 2,4 per cento. Poi per due giorni ha osservato la Borsa scendere e lo spread salire, e nella serata di giovedì ha sentito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (che ha raccomandato ai giornalisti di non dipingere il capo dello Stato come un “contraltare” del governo). Infine, ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di mandare un segnale che suona come un monito al governo gialloverde e al suo Def che sfida l’Europa.
Meditato L’intervento a due giorni dall’approvazione della nota del Def. Visco: “Presto per valutazioni”
DURANTE un’iniziativa pubblica, il Capo dello Stato ha ricordato innanzitutto a Matteo Salvini e Luigi Di Maio che la “Costituzione chiede equilibrio di bilancio”. E ha fatto dei numeri della manovra una questione costituzionale. “La Carta – ha detto – rappresenta la base e la garanzia della nostra libertà, della nostra democrazia e all’articolo 97 dispone che occorre assicurare l’equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico”. Una necessità, sostiene Mattarella. Che insiste sullo stesso concetto: “Avere conti pubblici solidi e in ordine è una condizione indispensabile di sicurezza sociale, soprattutto per i giovani e per il loro futuro”. Parole che non potevano lasciare indifferenti i partiti di governo. E infatti a stretto giro è arrivata la replica del vicepremier della Lega, Salvini, abbastanza piccata: “Stia tranquillo il presidente, dopo anni di manovre economiche imposte dall'Europa che hanno fatto esplodere il debito pubblico finalmente si cambia rotta e si scommette sul futuro e sulla crescita”. Ma la parte davvero polemica arriva a ruota, assieme all’elenco degli obiettivi di governo: “La Costituzione impedisce forse di cambiare la legge Fornero, di ridurre le tasse alle partite Iva e alle imprese, di aumentare le pensioni di invalidità, di assumere migliaia di poliziotti, carabinieri e pompieri, di aiutare i giovani a trovare un lavoro? Non mi pare”. E chiosa sul rischio di entrare in contrasto con l’Europa: “Se a Bruxelles mi dicono che non lo posso fare, me ne frego e lo faccio lo stesso”. Una frase che evoca vecchie espressioni, di regimi passati.
IN SERATAarriva anche la risposta del Movimento Cinque Stelle attraverso le rassicurazioni di Di Maio, molto meno bellicoso dell’alleato di governo: “Mattarella non deve preoccuparsi. Questa ‘manovra del popolo’ ha proprio la finalità di creare le condizioni per poi poter ridurre questo debito”. E il vicepremier del M5S spinge in silenzio perché anche la Lega abbassi i toni. Perché in questa delicatissima fase non vuole affatto alimentare uno scontro con il Colle, già più che preoccupato per la situazione di Tria. E non a caso, in serata Salvini pronuncia parole molto più concilianti da un comizio a Latina: “Condivido il richiamo di Mattarella, ma tra cinque anni vogliamo finire con i conti pubblici a posto. Il debito pubblico diminuirà”. E su Bruxelles? “Non ne saremo servi”. Cauto, ovviamente, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. “Non si possono dare valutazioni adesso che sono tecniche e non politiche perchè non conosciamo ancora abbastanza – dice – non mancheremo di farlo nel- le sedi istituzionali”. Ha poi comunque ribadito quanto già sostenuto recentemente: “L’Italia ha bisogno di favorire l’investimento pubblico e privato e di contenere e ridurre il debito pubblico. Non si può non avere una traiettoria di sua riduzione”.
La Carta impedisce di cambiare la Fornero e ridurre le tasse? A Bruxelles mi dicono che non lo posso fare? Me ne frego e lo faccio lo stesso MATTEO SALVINI