Cassese, la guerra dei burocrati contro i burocrati
La“manovra del popolo” distrae il popolo dai fatti veri, nascosti con la scusa che sono per addetti ai lavori. Per esempio: è in corso una riorganizzazione dei sistemi di potere, quelli veri, in mano a signori che il popolo non conosce e che per spadroneggiare non hanno bisogno di fare le smorfie da un balcone. Sono i burocrati, giuristi, giudici e avvocati che hanno messo al guinzaglio anche il governo gialloverde infiltrandolo con il loro uomo di fiducia, il premier Giuseppe Conte. Sintomatica a questo proposito una polemica letteralmente senza capo né coda, in cui cioè si fatica a capire da che parte stiano i contendenti (ma alla fine lo capirete).
PRIMO ATTO. Il governo pentaleghista eredita da Paolo Gentiloni la grana del presidente della Consob Mario Nava, in odore di illegittimità per incompatibilità, e lo spinge a dimettersi. La superlobby affida la protesta al suo guru e capo supremo Sabino Cassese, il quale per due volte, il 24 luglio e il 16 settembre, si scatena sul Corriere della Sera: “Nessun governo della storia italiana ha manifestato una così grande fame di posti come quello in carica”, Conte e i suoi mandanti “precarizzano e spartiscono le cariche più importanti dello Stato, trasformando l’Italia in una Repubblica di nominati”. Come se prima il presidente della Consob vincesse un concorso. L’attacco del portavoce di Palazzo Chigi, Rocco Casalino, contro i “pezzi di merda” del ministero dell’Economia è l’apoteosi per i sepolcri imbiancati. Come è noto, fin dai tempi di Camillo Cavour e Marco Minghetti i dirigenti statali fanno argine contro i politici disonesti, un secolo e mezzo senza mai piegarsi a pretese e mai, Dio ne guardi, assecondare le porcherie del politico. Un paradiso dell’onestà in purezza, messo in dubbio per la prima volta dalla star del Grande Fratello.
SECONDO ATTO. Martedì scorso il professor Cassese – attivissimo sui media come intellettuale al servizio del Paese, mentre è attivissimo come avvocato al servizio di clienti tipo Telecom Italia – partecipa a Omnibus su La7. La conduttrice Alessandra Sardoni gli fa notare che, certo, i nuovi barbari attaccano i dirigenti statali con l’argomento fesso che non sono eletti, però, dice, “questo governo sembra anche consegnarsi a pezzi di burocrazia, come nel caso del nuovo presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi, insomma non c’è anche un elemento di continuità?”. Al nome di Patroni Griffi, Cassese si illumina. E tesse l’elogio del governo che era “affamato di nomine”: “Certo che c’è l’elemento di continuità. Questo è un bene. Lo Stato deve assicurare la continuità. L’attuale governo ha assicurato meglio del precedente la continuità nei gabinetti ministeriali, riportando nei gabinetti i consiglieri di Stato”. Poi un giorno ci spiegherà perché il capo di gabinetto dev’essere consigliere di Stato e non, per dire, funzionario parlamentare come Vito Cozzoli al Mise o professore di Diritto come Gino Scaccia alle Infrastrutture. Comunque avete letto bene. Cassese esalta il governo gialloverde per aver premiato la lobby dei consiglieri di Stato e accusa i governi Renzi e Gentiloni di averla tradita. Si deduce che per Cassese i burocrati non sono tutti uguali perché alcuni a lui cari sono più uguali degli altri. È una grande lezione per Luigi Di Maio (Conte lo sa già e fa il finto tonto). La vera guerra non è politici contro burocrati, ma burocrati contro burocrati. C’è una minoranza di prepotenti, collegati tra loro e con i padri della patria. E una maggioranza di bravi e onesti tenuti in ostaggio dai prepotenti. Chi governa deve imparare a distinguere gli uni dagli altri. Oppure cambiare mestiere.