Il Fatto Quotidiano

I soldi sotto le porte: così Totò aiutava i napoletani

La città attraverso i luoghi del principe de Curtis

- » LORETTA CAVARICCI E ELENA ANTICOLI DE CURTIS

SDal 4 ottobre in libreria “A Napoli con Totò. Dalla Sanità alla luna”, di Loretta Cavaricci ed Elena Anticoli de Curtis, la nipote dell’i n tr a m o n t ab i l e Principe della risata. Ne anticipiam­o due stralci, tratti dal capitolo “Il Ritorno” e dall’intervista a Dante Ferretti. arei rimasto in mutande. Mi dicevano: Totò, hê ’a campà cient’anni, chist’è ’o quartiere tujo, tu sî nato ccà. Tutta quella folla dietro, quelli che alzavano la macchina. Nemmeno per sogno potevo scendere. Se scendevo mi strappavan­o tutti i vestiti da dosso. Oddio, se fossi rimasto solo in mutande ci sarei anche sceso dalla macchina. Ma se mi strappavan­o pure quelle, che succedeva? Sai che spettacolo?!

UN CORDONEdi vigili in giacca bianca accompagna il ritorno di Antonio de Curtis nei vicoli della sua infanzia, e scorta l’auto che procede nella simpatica calca dei volti ridenti, gente di tutte le età, tante donne con bambini in braccio, che sorridono pure loro mentre i più grandicell­i spingono. Le telecamere della Rai riprendono la scena. Il suo passaggio a Napoli è costante, almeno due volte l’anno, anche dopo tanta carriera; risponde al bisogno di sentirne l’odore. Perché la città è magnifica, ma lo è soprattutt­o la gente. Antonio è quella gente, non lo dimentica. Pure dopo aver lasciato Napoli giovanissi­mo, per il militare a Pisa, e poi con la famiglia a Roma in cerca di lavoro, il rione Sanità, fra i più poveri, rimarrà il suo luogo per eccellenza, della nascita, dell’impronta primaria e delle prime osservazio­ni vogliose; dove con il bambino già convive l’attore, e dove l’attore esercita lo spirito critico come pane per denti che pane vero ne avranno pochissimo in quella miseria ancora senza nobiltà. Per tanti anni a venire, dentro e fuori Napoli, andrà a braccetto con la fame, Totò, di vita, di pancia e di spettacolo.

...tornare in via Santa Maria Antesaecul­a dove ho passato tutta la mia prima giovinezza... ero un giovanotte­llo elegante, mi fidanzavo con tutte le ragazze del rione... è stato bello tornare, mi sarei abbracciat­o tutti i napoletani, uno alla volta.

E se proprio non li abbraccia fisicament­e, certo è che li aiuta Antonio i suoi concittadi­ni, lasciando buste di soldi sotto le porte delle loro case, i bassi, abitazioni poverissim­e con affaccio diretto sui marciapied­i. Perché salvo eccezioni e bagni di folla, preferisce arrivare di notte a Napoli, l’attore già famosissim­o, senza essere inseguito, senza che nessuno me secutasse; parte pure alle tre con il suo autista fidato, mo mo, dobbiamo andare adesso, preso dal desiderio di respirare il rione mentre gli altri dormono, e così torna sui passi, sulle strade.

E mentre cammina lascia un segno per il giorno appresso: stanotte è passato Totò.

Dante Ferretti: “Il nostro è stato un rapporto di lavoro, non posso dire che ci fosse un’ami- cizia. Totò quando finiva di girare si rimetteva nella sua roulotte, e aspettava. Ogni volta, terminata la scena, tornava alla riservatez­za. Stava spesso solo nelle pause di lavorazion­e. Parlava più con Pasolini, che gli spiegava delle cose. Ma c’era poco da spiegare. Totò la sceneggiat­ura la conosceva, e Pasolini si fidava talmente tanto, lo ammirava talmente tanto, che tutto quello che faceva lui andava bene. E credo che questo valesse anche per gli altri registi che lo hanno diretto. Perché Totò è stato unico.

Unico, in cosa?

Penso che Totò sia stato unico in quanto attore comico e poetico, comico e poetico in ogni cosa che ha fatto. Quando c’era lui, non era come andare a vedere un film con altri attori: ti prendeva così tanto che qualsiasi ruolo avesse, il film era lui, per il fatto stesso che ci fosse lui. La storia era una cosa a parte. E poi credo che parecchie situazioni le inventasse; penso che tante volte cambiava le parole come meglio gli venivano o come pensava che meglio potesse esprimersi. I registi lo accettavan­o, era stimatissi­mo. E non solo nella comicità, perché Totò rappresent­ava tante figure, anche drammatich­e”.

Ricorda delle prove assieme?

Sul set arrivava quando era tutto pronto e la scenografi­a già montata. No, non si facevano prove con lui.

Dalla Sanità al Teatro San Carlo Preferiva arrivare di notte da Roma, senza essere inseguito, ma preso dal desiderio di respirare il rione mentre gli altri dormivano

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