Un venerdì nero con Mattarella: essere il capo è un lavoraccio
Se c’è una persona che non invidiamo è il povero Sergio Mattarella. Di temperamento malinconico, gli è toccato in sorte un incarico tanto prestigioso quanto sfiancante e, non bastasse, vive pure continuamente osservato da orde di quirinalisti che ne spiano i segreti moti del cuore e li spiattellano sui giornali. Ieri, per dire, abbiamo appreso che Mattarella non è sereno: colpa del Def. Il Messaggero, ad esempio, ci rivela che il tapino venerdì è stato sottoposto a “tanti report di investitori e banche d’affari che guarda- no con molto sospetto alla tenuta del nostro debito”. Conferma, meteorologico, il Corsera: “Una mattinata a sorvegliare il barometro di mercati e finanza che segnava tempesta già prima dell’apertura delle Borse. E poi, fino a sera, una serie di contatti per capire che tipo di prospettive anticipa lo spread schizzato a quota 280”. In mezzo a tutta questa tensione, infatti, “Mattarella passava di colloquio in colloquio”, primi fra tutti quelli con Visco e Draghi ( La Stampa). E che gli hanno detto? Cose tipo “Temo che passe- remo giorni anche peggiori di questo venerdì nero”( Corsera); “è solo l’inizio della burrasca” ( Stampa). Noi ce lo immaginiamo il povero Mattarella: la sera ha fatto tardi al concerto di Morricone, dopo ha scoperto che Tria come argine non argina molto, e poi appena sveglio i report, il barometro, Draghi, gli uccelli del malaugurio e sempre questi quirinalisti dietro le tende e sotto le scrivanie. Fare il capo dello Stato è un lavoraccio, quando poi ti nominano pure capo dell’opposizione non si vive davvero più.