Il Fatto Quotidiano

“Non possiamo farli sposare Giosi vuole dormire con lei”

LE INTERCETTA­ZIONI Le nozze per la carta d’identità mai celebrate

- » ANTONIO MASSARI

Il matrimonio, alla fine, il sindaco Mimmo Lucano non lo celebrò. E proprio perché non voleva umiliare nessuno. Non voleva umiliare Giosi, lo sposo 70enne, che voleva “dormire” con la futura moglie. Non voleva umiliare Sara, la 29enne nigeriana, che avrebbe anche accettato dopo aver già vissuto l’umiliazion­e di prostituir­si a Napoli. Sarebbe stato come “subire una violenza per un cazzo di documento”, dice Lucano in un’intercetta­zione. “Giosi è lucido, lui dice: ‘Questa qua vuole i documenti? Li deve pagare! Non li deve pagare con i soldi. Li deve pagare in natura. Lei è lucida, non ho scelta, così come sto per strada e mi pagano... ovviamente ha amarezza...”.

L’idea del matrimonio tra Giosi e Sara è venuta proprio a lui, al sindaco di Riace, e non si tratta neanche della prima volta. Ma se finzione dev’essere, che sia e alla pari, con eguale dignità tra gli “sposi”. Fatto che gli costa da ieri gli arresti domiciliar­i. Paradossal­mente, a matrimonio celebrato, il reato non si sarebbe consumato e Lucano avrebbe un peso in meno in tribunale. Ha preferito non avere pesi sulla coscienza. Conosce Sara nel luglio 2017. A spiegargli la situazione è un’operatrice di nome Daniela: “Non ha una lira e si prostituis­ce”. Sara ha già incassato due dinieghi alla richiesta d’asilo e rischia l'espulsione. Lucano s'impegna a farle comunque una carta d'identità: “Proprio per disattende­re queste leggi balorde – dice – vado contro la legge, però non è che le serve molto che ha la carta d'identità”. La soluzione può essere il matrimonio. Però bisogna trovare “un uomo con lo stato civile libero”.

DANIELA ha un’idea: “Scusate – gli dice mentre parlano nell’ufficio della cooperativ­a – ma ieri al mio paese hanno fatto un matrimonio gay... io non la posso sposare?”. Può sembrare una battuta di spirito. Non lo è. “Sei libera tu?”, chiede Lucano. “In Italia è già legge”, continua, “però mi devi portare un certificat­o che sei stato civile libera”. “Chiamo il mio comune e me lo faccio fare”, risponde Daniela, “non ci vuole niente”. “È la prima volta – commenta ridendo Lucano – che io mi trovo così...”.

Non se ne farà nulla. L'operazione – scoprono i protagonis­ti dopo aver consultato degli avvocati – non consente a Sara di ottenere il permesso di soggiorno. Bisogna trovare un uomo. “C'è uno stupido – dice Lucano – si chiama Giosi”. E Giosi ha 70 anni. Come vedre- mo, però, quando Lucano definisce “stupido” Giosi, non intende che si possa prenderlo in giro. Al contrario. Il punto è che Giosi “è convinto – dirà poi Lucano – che la prima notte se la porta a casa”.

L’obiettivo è aiutare la donna. Lucano è disposto a violare la legge. Ma non la dignità. Né quella di Giosi. Né quella della giovane Sara. Alla quale Lucano dice di aver raccomanda­to: “Stai attenta che poi non succede qualche fesseria, che poi si convince...”. Lucano teme che lei accetti perché costretta dalle circostanz­e: “Loro il dramma che vivono... il fatto di dover tornare in Nigeria è un fallimento”, continua, “e allora fanno qualsiasi cosa!”. E infatti prima del matrimonio incontra i due e cerca di metterli di fronte alle loro responsabi­lità. “Vedi che dopo devi andare a vivere a casa sua”, dice a Sara, “lo sai?”.“Sì”, risponde la ragazza, “io vado a casa”. E a lui dice: “Poi Giosi il matrimonio sai com'è?... è come capita...”. “Io – risponde Giosi – le ho detto di restare sempre amici”.

NON SI CELEBRERÀ alcun matrimonio. E a deciderlo sarà proprio Lucano. Quando si rende conto che Giosi non è in grado di manifestar­e un consenso valido: non ricorda neanche il nome della ragazza. “C'erano almeno 30, 40 persone – dice al telefono il sindaco, descrivend­o la scena – non è possibile che tu ti sposi e non sai come si chiama tua moglie... allora lo state cir- cuendo per prendere i documenti... io vi dico pure va bene, però almeno deve essere consapevol­e lui, non che lo prendete in giro, perché lui è convinto che se ne va a casa a dormire con lei. Questo è umiliare un essere umano... facciamo i razzisti al contrario, che succede... questi sono gli effetti della legge Minniti perché questa è stata diniegata tre volte e deve tornare in Nigeria... però tu non puoi giocare sulla pelle di uno che non è nemmeno consapevol­e... fate quello che volete... la mia firma non ve la metto!”.

La cerimonia saltata “Lui è lucido, dice: se vuole i documenti li deve pagare! Ma non con i soldi, in natura”

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Ansa Integrazio­ne Uno scorcio del centro di Riace

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