Il filosofo col pedigree di sinistra che (forse) non sarà mai leader
LE PREMESSE erano quelle giuste, se non fosse per la filosofia. Giovane (31 anni), un pedigree politico di famiglia e tutto di sinistra (il nonno, Gianni, ex deputato ed ex segretario regionale del Pci; il padre, Gino, dirigente della Cgil), un'esperienza politico-amministrativa personale già ragguardevole nonostante la giovane età e in quel Piemonte 2 dove non è mai stato facile essere del Pd, lontano dalla Torino dei Fassino e dei Chiamparino (è segretario provinciale del partito e consigliere comunale a Biella).
Poi, le sue battaglie per i diritti, anche in nome di una omosessualità che, però, non ha mai né sbandierato né usato per fare politica: “È solo un pezzo, uno dei tanti, del mio impegno. Ma non è la mia unica cifra: essere gay non è mai stato un problema, nel Pd come nel mio impegno amministrativo. Neppure su quei temi, ho mai fatto battaglie personalizzate”. Infine, la militanza a sinistra nella componente guidata da Andrea Orlando e una preparazione culturale che gli viene da una laurea e da un dottorato in Filosofia.
Ed è proprio questo problema, quello della possibile carriera accademica, che da qualche settimana sembra però escludere Paolo Furia dalla corsa per la segreteria regionale dei democratici piemontesi (in quota alla sinistra del partito). Fermandolo sulla strada (ancora in piedi sino ad agosto) che avrebbe dovuto comunque incoronarlo come il vero “emergente” del Pd subalpino, un ruolo che anche gli avversari (persino i renziani piemontesi più faziosi) gli riconoscono. Nella consapevolezza che coniugare impegni universitari e dirigenza politica sarebbe pressoché impossibile, persino nell'era dei social e di Internet che, da segretario provinciale, gli avevano consentito di fare riunioni di partito da Parigi (dove si trovava per fare ricerca) usando Skype e i gruppi di WhatsApp.
E con la delusione di chi, soprattutto a Torino, pensava di contrapporre il giovane ricercatore biellese ai “giovani vecchi” schierati con Matteo Renzi. Soprattutto tra i seguaci di Orlando e Cuperlo, costretti a consolarsi riascoltando Furia, su Youtube, parlare degli errori chi “ha praticato politiche di bilancio che hanno ridotto il welfare, senza far ripartire la crescita economica e creando solo disagio sociale”.