Obiettivo 1% del Pil: i lavoratori della cultura battono cassa
In corteo a Roma contro l’invisibilità
▶“MI RICONOSCI?
sono un professionista dei beni culturali”. Dietro a questo striscione – uno dei tanti – hanno sfilato ieri a Roma i lavoratori della cultura nella prima manifestazione nazionale che rivendica più investimenti e contratti di lavoro coerenti. Partiti in corteo sotto la pioggia da Porta San Paolo, centinaia di “precari della cultura”, storici, archeologi, archivisti, bibliotecari, musicisti, attori si sono ritrovati a Piazza Mastai per chiedere alle Istituzioni investimenti che portino la spesa per la cultura in Italia all’1,5 del Pil, il rispetto dei contratti nazionali, il riconoscimento delle professioni dei beni culturali, maggiori finanziamenti per lo spettacolo, riduzione della precarietà estrema che caratterizza il settore. Sul palco è salito, tra gli altri, il coreografo Luciano Cannito che ha criticato la chiusura dei corpi di ballo e ha rivolto un appello alla politica per una maggiore tutela del mondo della danza. Federico Trastulli, segretario generale aggiunto della Uil Pa Mibac, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di investimenti seri e massicci. Non riusciamo ad arrivare all’1% di Pil da investire in cultura. Non abbiamo solamente bisogno di nuove assunzioni, ma abbiamo bisogno di qualità. È necessario avere un occhio di riguardo per le professioni maggiormente qualificate e dobbiamo adeguare i profili professionali ai cambiamenti del mercato del lavoro". Giacomo Cossu, coordinatore della Rete della Conoscenza, ha aggiunto: ”Oggi siamo in piazza per rivendicare l'accesso gratuito alla Cultura. Gli studenti sono costretti a pagare per accedere a musei, teatri e concerti: la cultura è indispensabile per l'autodeterminazione, perciò non può avere un costo”.