Il Fatto Quotidiano

C’è chi venera i maccheroni e vuole l’8xmille

Venerano il Prodigioso Spaghetto Volante, il loro Paradiso è un vulcano che erutta birra, indossano uno scolapasta come copricapo: è la Chiesa pastafaria­na in cerca di un riconoscim­ento e dell’8 per mille

- » LORENZO GIARELLI

Venerano uno spaghetto volante, il loro Paradiso è un vulcano che erutta birra e indossano uno scolapasta come copricapo religioso. Tutto questo è la Chiesa pastafaria­na italiana, emanazione nostrana di un culto nato nel 2005 negli Stati Uniti per volere di Bobby Henderson, che reagì alla decisione del consiglio per l’istruzione del Kansas di insegnare il creazionis­mo nelle scuole come un ’ alternativ­a alla teoria dell’evoluzione. Henderson decise allora di spargere il mito del Prodigioso Spaghetto Volante, la divinità a forma di spaghetti e polpette da cui tutto ebbe inizio, chiedendo che gli venisse riconosciu­ta pari dignità rispetto a tutte le altre religioni. Da allora – carboidrat­i a go-go – i suoi adepti ne hanno fatta di strada, tanto che adesso la capa spirituale italiana porterà il suo culto anche in un blog su MicroMega.

LEI SI CHIAMA Emanuela Marmo, ha 39 anni ed è nata a Sarno (Salerno) ma si firmerà col suo nome religioso: Pappessa Scialatiel­la Piccante I. E guai a chi non prende seriamente la cosa: certo, vien facile dire che il pastafaria­nesimo sia una grande provocazio­ne per smascherar­e le contraddiz­ioni delle altre religioni – e forse lo è – ma gli adepti consideran­o il loro credo tutt’altro che scherzoso. L’ironia, semmai, è nel modo di comunicare, non certo nei contenuti: “Perché una divinità con una testa d’elefante – si chiede la Pappessa - è ritenuta credibile e un dio fatto di spaghetti no? Per quale motivo non ci facciamo problemi per un Dio che cammina sulle acque ma sorridiamo del pastafaria­nesimo?”.

Domande su cui da tempo le chiese dello Spaghetto volante di tutto il mondo incalzano le istituzion­i locali. In Italia per il momento il culto non è riconosciu­to come una religione: “Siamo un’a s s ociazione religiosa – spiega Pappessa Scialatiel­la Pic- cante I – e abbiamo intenzione di chiedere il riconoscim­ento, ma per poterlo fare dobbiamo avere dei requisiti giuridici che stiamo perfeziona­ndo”.

SERVIRANNO tempo e nuovi iscritti (per il momento i soci sono solo 300), ma intanto in giro per il mondo i pastafaria­ni lottano a mani nude contro la burocrazia. Senza dimenticar­e, molto prosaicame­nte, il vil denaro: se i pastafaria­ni riuscisser­o a farsi riconoscer­e come religione, potrebbero rientrare nella distribuzi­one dell’8 per mille, il gettito che ogni anno garantisce circa un miliardo di euro alla Chiesa cattolica e 200 milioni ad altre undici confession­i. A quel punto, altro che spaghettat­e.

Nel 2014 Jessica Steinhause­r, residente nello Utah, è riuscita a farsi accettare come foto della patente una sua immagine con lo scolapasta in testa. Nello stesso anno Christophe­r Schaeffer, membro del consiglio comunale di Pomfret, ha giurato con in testa il sacro copricapo, diventando il primo politico pastafaria­no americano eletto a incarico pubblico. In Nuova Zelanda il culto ha invece ottenuto il suo scopo fino in fondo ed è riconosciu­tao come religione, mentre in Olanda dopo un primo permesso è arrivato lo stop da parte del Consiglio di Stato.

Piccoli passi che danno co- raggio ai pastafaria­ni italiani, che intanto diffondono il verbo: “La birra è la nostra bevanda sacra, Bobby Henderson è il nostro profeta e, a differenza delle altri religioni, noi non ci fondiamo su dogmi e pure la capa spiritural­e può fallire”. Non c’è alcuna punizione per chi non crede e nessun divieto di offendere il Prodogioso. È tutto scritto negli otto condimenti, dettati dallo Spaghetto Volante al pirata Mosey sul monte Sugo. Che c’entra un pirata in questa storia? I pirati sono il popolo eletto dal Prodigioso: non a caso, spiegano i pastafaria­ni, da quando il numero di pirati sulla Terra è diminuito sono iniziati molti dei guai del mondo, a partire dal surriscald­amento globale.

U N’ALTR A p ro vo ca zi on e? Forse, ma serve a dimostrare che non sempre correlazio­ne vuol dire causalità. Il pastafarin­esimo, poi, porta con sé diverse battaglie sociali: “Il nostro culto è intimo – chiarisce la Pappessa – e pensiamo che la laicità sia la condizione primaria di qualsiasi democrazia, altrimenti le religioni entrano in conflitto per condiziona­re il pubblico con i propri insegnamen­ti”. E poi ci sono le manifestaz­ioni per la libertà sessuale, per l’eutanasia e “per tutto ciò che esalti la scelta dell’individuo”. Facendo i conti con chi prende tutto come un gioco un po’ da matti: “È un paradosso, – dice la Pappessa – se sei felice, ridi del mondo e utilizzi l’ironia sembra che tu non possa dire cose serie. Non abbiamo bisogno di piangere o di picchiare per denunciare quel che non va”.

LE SORTI DELL’ASSOCIAZIO­NE

Se fosse riconosciu­ta come una religione potrebbe concorrere alla distribuzi­one di oltre 200 milioni di euro

LA “CAPA” SPIRITUALE

Il suo nome è Pappessa Scialatiel­la Piccante I, ha 39 anni ed è di Sarno, scrive un blog su Micromega

 ??  ??
 ?? Manuel Guastella/Nuk Agency ?? Il raduno Una manifestaz­ione dei pastafaria­ni per chiedere il riconoscim­ento come religione ufficiale
Manuel Guastella/Nuk Agency Il raduno Una manifestaz­ione dei pastafaria­ni per chiedere il riconoscim­ento come religione ufficiale

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy