Il Fatto Quotidiano

La stangata “nascosta”: +13% dal 2019

Ai due miliardi degli oneri di sistema si aggiungono la riforma delle tariffe e il caso “morosi”

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Per la seconda volta in tre mesi le bollette della luce e del gas hanno registrato un aumento consistent­e: se a luglio l’energia elettrica ha subito un rincaro del 6,5% (pari a una spesa media di 537 euro), negli ultimi tre mesi del 2018 la maggior parte delle famiglie ( quelle che sono nel mercato tutelato) sborserann­o il 7,6% in più; mentre sul fronte del metano si è passati dall’8,2% del terzo trimestre (pari a 1.050 euro) all’attuale +6,1%. E i conti sono presto fatti: per una famiglia tipo, l’anno si concluderà con una spesa (al lordo delle tasse) di 552 euro per la luce e 1.096 euro per il gas. Si tratta del secondo maggior incremento dal 2010 a oggi.

COME SI DICE in questi casi è tutta colpa delle tensioni internazio­nali con le loro ricadute sui costi record delle materie prime e di approvvigi­onamento che finiscono così nelle case degli italiani attraverso la bolletta. Ma negli ultimi mesi ci è stato anche spiegato che, grazie a una delle poche e limitate armi a disposizio­ne dell’Arera ( l’A u to r i t à dell’Energia), abbiamo pure pagato meno rispetto alla stangata dovuta: il garante è, infatti, intervenut­o sia nel terzo che nel quarto trimestre congelando gli oneri di sistema che pesano per un quarto del totale della bolletta e servono a finanziare la messa in sicurezza del nucleare, gli incentivi alle rinnovabil­i, il sostegno alla ricerca, il bonus sociale destinato alle famiglie meno abbienti, le agevolazio­ni per le imprese a forte consumo di energia e per il settore ferroviari­o. Tanto che se non ci fosse stato l’intervento, le bollette sarebbero cresciute ben oltre i 10 punti percentual­i. Come ha fatto l’Arera? Ha attinto ad altre risorse: dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali, un ente pubblico che riscuote alcune componenti tariffarie in bolletta da parte degli operatori). Un tesoretto che, tuttavia, ora va re- stituito perché mette a serio rischio la sostenibil­ità della Cassa e degli incentivi alle rinnovabil­i, finanziati dagli oneri di sistema e prelevati in bolletta. Il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, ha spiegato che il percorso di recupero del mancato gettito degli oneri di sistema che ammonta a due miliardi di euro sarà avviato già da gennaio, spalmato sui quattro trimestri del 2019. Un intervento che, però, rischia di far esplodere la bolletta della luce con un aumento percentual­e previsto per il primo trimestre del 2019 tra il 10% e il 15% incorporan­do anche le altre variabili, vale a dire il fattore meteo. Andando incontro al freddo, si consumano più luce e gas e aumenta di conseguenz­a l’approviggi­onamento e il dispacciam­ento della materia prima. Inoltre per gli addetti ai lavori, entro la fine dell ’ anno la quotazione del prezzo del petrolio arriverà a quota 100 dollari al barile, mentre quella del gas – il combustibi­le più usato in Italia per produrre energia – sfiorerà il 70% di aumento. Come se non bastasse che, dal primo semestre 2011 al primo semestre 2018 (al netto della sterilizza­zione degli oneri), i consumator­i abbiano già visto esplodere i costi della bolletta, con un aumento della commercial­izzazione (+162%), del trasporto dell’energia e della gestione del contatore (+ 55%), delle imposte (+15%) e degli oneri di sistema (+147%), mentre la spesa per la materia energia (che dovrebbe essere la voce più corposa) è diminuita del 15% con il suo peso in bolletta passato dal 55% al 38%.

A GRAVARE sui bilanci familiari sarà anche il completame­nto della riforma tariffaria per l’energia elettrica. Una riforma che – ha spiegato l’Arera - “comporterà inevitabil­i aumenti di spesa annua per larghe fasce della popolazion­e” con rincari fino al 46% in più per chi consuma meno di 1.500 kWh/anno con 3 kW di potenza, vale a dire anziani, pensionati e famiglie monoreddit­o, mentre chi ha consumi elevati pagherà di meno. Ma le brutte notizie non finiscono qui.

C’è poi, da affrontare una questione ancora aperta che nei prossimi mesi si ri pre se nte rà con un conto assai salato: è il caso dei “morosi”. La storia è nota. Per una serie di ricorsi e sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, l’Arera è stata costretta a stabilire che una parte degli oneri di sistema (circa 200 milioni di euro) lasciati insolventi da alcuni operatori del mercato libero nei confronti dei distributo­ri di rete, da gennaio 2019 potrebbero essere spalmati su tutti i clienti che pagano regolarmen­te e che si ritroveran­no così a versare circa 2 euro in più all’anno. L’Arera deve, invece, ancora comunicare a quanto ammonta il tesoretto che spetta ai venditori coinvolti. Soldi che pot rebb ero sempre essere richiesti ai clienti. “Questo dimostra come sia necessario affrontare definitiv amente la questione degli oneri di sistema che vanno tolti dalla bolletta, perché sono politiche industrial­i che drogano il mercato”, commenta Marco Vignola, responsabi­le del settore energia dell’Unione nazionale consumator­i. Un clima di incertezza in un settore già disorienta­to dalla continua proroga della fine del mercato tutelato.

Clima di incertezza Senza ulteriori rinvii a luglio 2020 ci sarà lo stop al regime di maggior tutela

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