Il Fatto Quotidiano

Ecco chi ha fatto più debiti

LA CLASSIFICA­Top ten dei governi che dobbiamo ringraziar­e per i conti allo sfascio

- MA. PA.

Sorpresa: i sei governi che hanno allargato maggiormen­te il buco nelle casse dello Stato sono tutti della Seconda Repubblica: dai 2 di Amato a Gentiloni, dai “tecnici” Monti e Dini a Letta ai 3 di Berlusconi. Tutti premier che oggi fanno gli gnorri e predicano austerità, regole Ue e fedeltà ai mercati. Seguono quelli degli anni 80: Goria, Craxi e De Mita. Poi Renzi

Nonostante sia quasi un’ossessione collettiva, il debito pubblico non è il male: in quell’aggregato ci sono, per dire, anche le scuole o gli ospedali. Né certo è l’unica variabile che conta nell’economia di un Paese: come quasi tutte le cose della vita dipende dal contesto. Ad esempio, lo stock del debito – cioè il suo livello nominale – significa poco: Italia e Germania, in euro, hanno debiti pubblici simili eppure il loro peso sul Pil, la ricchezza prodotta nel Paese, è assai diverso. La crescita è, infatti, per consenso unanime l’unica via per stabilizza­re o ridurre il debito insieme, ovviamente, a una pragmatica politica di bilancio: già questo dovrebbe far capire al lettore quanto sia semplicist­ico dire “meno deficit, meno debito” dato che la spesa dello Stato incide sulla ricchezza nazionale.

VISTO, PERÒ, che molti in questi giorni si strappano le vesti sui decimali di deficit, in questa tabella (ripresa in parte da Formiche.it) facciamo un’operazione sul modello “a brigante, brigante e mezzo”: come vedete, infatti, i “Re del debito” quanto ad aumento medio giornalier­o dello stock sono tutti alfieri del bilancio responsabi­le e dei mercati che non vanno contraddet­ti.

Giuliano Amato, che si ritrovò a fronteggia­re la crisi del 1992, guida la classifica con 342 milioni di euro al giorno. Lo segue, un po’ a sorpresa, Paolo Gentiloni con 309 milioni di euro: si tratta dell’ex premier che ha dichiarato giusto qualche giorno fa che “le manovre a debito creano cocci”. Terzo con 242 milioni di euro al giorno è Mario Monti, la personific­azione stessa del bilancio responsabi­le, anche lui al governo durante una violenta crisi economica. Curioso notare come nella top ten, chiusa da Matteo Renzi, ci siano 7 premier della Seconda Repubblica e solo 3 della Prima e non a caso tutti degli anni Ottanta.

Questo ci consente di passare alla parte sinistra del grafico in cui si dà conto dell’assai più rilevante rapporto tra debito e Pil. Qui il racconto è più complesso. L’Italia entra negli anni Ottanta con un debito inferiore al 60 per cento del Pil, il famigerato parametro di Maa- stricht. In quel decennio, però, il rapporto raddoppia e lo fa, all’ingrosso, per due motivi: ai problemi di assestamen­to del sistema produttivo seguiti all’entrata nello Sme (il genitore dell’euro) il 1° gennaio 1979 segue il divieto per la Banca d’Italia di acquistare i titoli residuali alle aste del debito (il cosiddetto divorzio tra Tesoro e Bankitalia del 1981). Di fatto, negli anni 80, una spesa pubblica molto alta per sostenere il sistema produttivo e il welfare (non seguita peraltro da un’analoga crescita delle entrate fiscali) si è accoppiata all’esplosione dei rendimenti del debito pubblico causata dal divorzio (da quel momento il prezzo lo hanno fatto i “mercati”).

Nell’Ue di Maastricht entriamo con un rapporto debito-Pil che s’avvia a toccare e poi sfonda il 120%: da quel momento, però, quell’indicatore cala sia col centrosini­stra che con Berlusconi fino a scendere nel 2007 sotto al 100% del Prodotto (come la Francia oggi) e senza pareggio di bilancio.

Poi c’è il mondo di oggi che inizia, lo vedete dal grafico, con la crisi dei subprime scoppiata in Usa nel 2007: il rapporto debito-Pil torna al 116% del Pil in tre anni e lì arriva Monti, sospinto dalla crisi dello spread. Col premier del rigore, il rapporto cresce di altri 13 punti in due anni per il sempli- ce motivo che la manovra “salva-Italia” manda il Paese in recessione: se fosse politicame­nte necessario, come sostiene il senatore a vita, per permettere a Draghi di varare il suo Quantitati­ve easing non è argomento di queste righe.

ADESSO, PERALTRO, la Bce si appresta a finirla con gli strumenti espansivi e dunque sarebbe ancor meno comprensib­ile una manovra recessiva (che fa aumentare il rapporto debito-Pil) in assenza di contropart­ite possibili.

P.S. In ultimo va restituito a Paolo Gentiloni quel che è suo: grazie a una crescita mondiale particolar­mente sostenuta che ha trainato anche il Pil italiano, è l’unico premier del decennio ad aver ridotto, seppur di pochissimo, il livello di debito sul Pil.

L’austerità fa male

Ci si strappa le vesti per i decimali di deficit: i numeri, però, rivelano tutta un’altra storia

 ??  ?? AMATO 342 I premier che più hanno aumentato il debito pubblico (in milioni di euro, in rosso, per ogni giorno di governo)
AMATO 342 I premier che più hanno aumentato il debito pubblico (in milioni di euro, in rosso, per ogni giorno di governo)
 ??  ?? 242 MONTI
242 MONTI
 ??  ?? 202 LETTA
202 LETTA
 ??  ?? 165 BERLUSCONI
165 BERLUSCONI
 ??  ?? 309 GENTILONI
309 GENTILONI
 ??  ?? 207 DINI
207 DINI
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy