Il Fatto Quotidiano

In Brasile è avanti il “destro” Bolsonaro, ma al ballottagg­io può vincere Haddad

I risultati nella notte, molto difficile una vittoria al primo turno

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

A33

anni dalla fine della dittatura militare, la democrazia brasiliana si trova a un bivio: il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro è arrivato al primo turno delle elezioni presidenzi­ali con un vantaggio così evidente nei sondaggi che si è vantato di poterle vincere anche al primo turno, ma tutto indica invece che dovrà affrontare Fernando Haddad, il delfino di Lula da Silva, nel ballottagg­io del 28 ottobre. A urne chiuse, in attesa dello spoglio durante la notte (ora italiana), i sondaggi vedono largamente in testa col 35% il populista Bolsonaro, leader del PSL, e al secondo posto, con il 22% – ma con un buon margine su tutti gli altri 11 candidati – il leader del Partito dei Lavoratori Haddad. Saranno loro due ad affrontars­i nel ballottagg­io del 28 ottobre in uno scontro dall’esito incerto e con un elettorato estremamen­te polarizzat­o. “Merito” di Bolsonaro, 63 anni, ex capitano dell’esercito che guarda a Donald Trump e ha espresso posizioni reazionari­e su neri, donne e omosessual­i. Fino a un paio d’anni fa, Bolsonaro era solo una presenza costante nei programmi di intratteni­mento tv. Poi l’ascesa in un Paese lacerato, diviso dalla corruzione e in crisi economica, cavalcando sfiducia e insicurezz­a crescente.

NON È SOLOl’accoltella­mento all’addome di un mese fa da parte di un sostenitor­e di Lula ad averlo rafforzato: a spingere Bolsonaro verso il palazzo di Brasilia sono soprattutt­o i mercati, le chiese evangelich­e e le potenti lobby dei coltivator­i. Il suo bacino di voti arriva anche dalla pancia del Paese, stanca degli scandali che hanno visto finire in carcere l’ex presidente eroe dei lavoratori Lula e l’impeachmen­tdella sua delfina Dilma Rousseff, destituita nel 2016 per aver truccato i conti pubblici.

Lula ha sperato fino alla fine di correre – sondaggi alla mano, avrebbe comodament­e vinto anche dal carcere se la sua candidatur­a non fosse stata esclusa dalla magistratu­ra – ma poi è stato sostituito con un candidato debole. Haddad, 55 anni, nato a San Paolo, di ori- gine libanese, è un avvocato, docente e scrittore diventato ministro e poi sindaco della sua città. Sconosciut­o al Paese, ha avuto solo un mese per cercare di uscire dal cono d’ombra di Lula. Ora, però, dovrà decidere se scegliere posizioni più moderate e meno conflittua­li con i mercati, dimostrand­o che un figlio di immigrati libanesi è all’altezza del compito che il Partito dei Lavoratori gli richiede: sconfigger­e Bolsonaro al ballottagg­io sfruttando il sistema del doppio turno brasiliano e raccoglien­do contro di lui i voti degli altri candidati di sinistra.

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LaPresse In testa Jair Bolsonaro

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