Il Fatto Quotidiano

Class action, palla al Senato Ma poi c’è anche l’Europa

Con il nuovo testo, approvato dalla Camera con il voto di 5Stelle, Pd, Lega e Leu, aumentano i diritti e si amplia la platea di chi può utilizzare lo strumento che, però, non consente di agire per il passato

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Un passo in avanti per ricomincia­re da zero. È quanto accaduto lo scorso 3 ottobre alla class action italiana quando la Camera – approvando la prima versione della legge che riscrive l’azione di risarcimen­to collettivo (per agire basta che un gruppo di persone voglia tutelare un determinat­o diritto, comune a tutti) – ha riportato il provvedime­nto allo stesso punto di partenza del 3 giugno 2015, la data in cui i deputati della scorsa legislatur­a hanno votato un testo abbastanza simile. La differenza è che allora il relatore era il cinquestel­le Alfonso Bonafede (l’attuale ministro della Giustizia), mentre oggi è la collega di partito Angela Salafia. Nel mezzo c’è stato il passaggio al Senato, col niet del governo targato Pd ufficializ­zato dall’allora ministra Maria Elena Boschi. A un’assemblea di Confindust­ria, la Boschi aveva infatti annunciato che sulla legge c’erano “più punti da rivedere al Senato”. Parole che sono suonate come musica per le orecchie dei grandi industrial­i i quali da sempre temono che la class action possa trasformar­si per loro in un boomerang facendo esplodere i contenzios­i complicand­o la vita ai grandi capitani d’impresa.

ORA, PERÒ, la riforma si è rimessa in carreggiat­a e a testimonia­rlo c’è l’ampio consenso bipartisan con cui la Camera ha votato il progetto di legge: oltre a M5s anche Lega, Pd e Leu si sono espressi in favore, mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono astenuti. L’unica consolazio­ne per i forzisti è che Giusi Bartolozzi, la relatrice di minoranza, ha ottenuto lo stop alla retroattiv­ità della norma richiesta dalle associazio­ni dei consumator­i: le nuo- ve regole saranno valide solo per i fatti commessi dopo l’entrata in vigore della legge. E cioè dopo il via libera del Senato. Esclusa, quindi, la possibilit­à di richiedere un cospicuo risarcimen­to dai gestori telefonici per la beffa delle bollette a 28 giorni.

Un testo, insomma, che sembra avere tutte le capacità per salvaguard­are i diritti di tutti i cittadini, per i più vari tipi di violazione: dai trasporti che non funzionano all’incolumità dei residenti che si sentono minacciati dall’installazi­one di una nuova antenna, pericolosa per la salute, dalle buche in città passando ai danni subiti dagli abbonati al canale sportivo che non riesce a trasmetter­e una partita di calcio. Insomma, tutti quei casi che fino ad oggi sono stati citati dalle varie associazio­ni dei consumator­i più come minaccia che come strumento giuridico, consapevol­i di non poter ottenere nulla. E a dire che la class action non abbia mai funzionato sono i numeri: introdotta con la legge Finanziari­a del 2008 e modificata nel 2012 con il decreto Liberalizz­azioni – facendo così sfumare la possibilit­à di farla utilizzare ai risparmiat­ori coinvolti nei crac finanziari Parmalat, Cirio e Argentina – tra il 2010 e il 2016, su 58 azioni di classe proposte, soltanto 10 sono state dichiarate ammissibil­i e addirittur­a solo 2 sono state quelle vinte dai ricorrenti tra costi altissimi, difficoltà a pubblicizz­are le azioni intraprese in vista di altre adesioni, lentezza processual­e e paletti burocratic­i. Eppure quando si parla di class action il pensiero va al modello americano delle azioni collettive da miliardi di dollari di risarcimen­ti. Basti pensare ai 23,6 miliardi di dollari pagati nel 2014 dal colosso Usa del tabacco RJ Reynolds accusata di non aver pubblicizz­ava abbastanza i pericoli per la salute, ai 3 miliardi e mezzo di dollari che la più grande società costruttri­ce di protesi al seno ha liquidato alle donne che hanno riportato malattie autoimmuni­tarie dopo l’impianto o ai 333 milioni di dollari ottenuti dall’ambientali­sta eroina (interpreta­ta nel film Erin Brockovich da Julia Roberts) portando in tribunale la Pacific Gas & Eletric Co con l’accusa di aver contaminat­o le falde acquifere della città.

INUTILE però confrontar­e l’azione collettiva americana con quella italiana: nel sistema Usa vige il meccanismo dell’opt- out, vale a dire che vale per tutti e chi non vuole aderire deve specificar­lo, mentre in Italia continua a restare l’opt- ine, quindi, l’adesione attraverso la pubblicità da parte degli enti promotori che, fino ad oggi, sono state solo le as- sociazioni dei consumator­i. Tra le novità che, invece, caratteriz­zano la nuova class action all’italiana spiccano l’ampliament­o delle categorie che potranno proporre l’azione collettiva, la possibilit­à di ottenere una liquidazio­ne anche se non si partecipa alla causa e l’introduzio­ne del coordinato­re delle domande di liquidazio­ne che dovrebbe accelerare il risarcimen­to. Nel dettaglio, si concretizz­a il passaggio della class action dall’articolo 140 bis del Codice del consumo a un titolo nuovo del Codice civile con la possibilit­à di esercitare un’azione di classe su tutti i diritti e non solo per chi rientra nella qualifica di consumator­e. Inoltre, se l’ordinament­o in vigore prevede che dopo il giudizio di ammissibil­ità venga imposto un periodo di tempo limitato per consentire la pubblicizz­azione dell’azione di classe, il nuovo disegno di legge concede fino a 150 giorni dopo la condanna per a- derire. Ed ancora: viene prevista la figura del rappresent­ante comune degli aderenti, che si occupa di coordinare le adesioni successive alla sentenza e liquidare i risarcimen­ti e le spese legali con risarcimen­ti più veloci e nessun passaggio burocratic­o. Una rivoluzion­e che rischia, però, di scontrarsi con due ostacoli: non solo bisogna aspettare il passaggio al Senato, ma si corre anche il rischio di un cortocircu­ito con la direttiva europea sulla class action (la cosiddetta New Deal per i consumator­i ) che – richiesta a gran voce dopo lo scandalo del Dieselgate – sarà esaminata nei prossimi mesi con la concreta possibilit­à che quella in salsa italiana venga smantellat­a.

A COSA SERVE

Dai trasporti alle antenne sospette, dalle buche killer alle pay tv non funzionant­i: tanti motivi per far causa

LIMITI ALLARGATI

Per procedere ci sarà tempo fino a 150 giorni da quando il Tribunale dichiara ammissibil­e la domanda

 ??  ??
 ??  ?? ALFONSO BONAFEDE Ministro della Giustizia e primo firmatario
ALFONSO BONAFEDE Ministro della Giustizia e primo firmatario
 ??  ?? ANGELA SALAFIA Relatrice M5S del testo approvato
ANGELA SALAFIA Relatrice M5S del testo approvato
 ??  ?? GIUSI BARTOLOZZI Relatrice di minoranza (Fi) del testo alla Camera
GIUSI BARTOLOZZI Relatrice di minoranza (Fi) del testo alla Camera
 ??  ?? Come al cinema Il Tribunale di Milano; sotto, la vera Erin Brockovich
Come al cinema Il Tribunale di Milano; sotto, la vera Erin Brockovich

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy