Il Fatto Quotidiano

Le rivoluzion­i del costume non sono brunch fighetti

- » LIA CELI

Fatte le debite proporzion­i e aggiorname­nti, se la rivoluzion­e non è un pranzo di gala, #MeToo non è un brunch. In un anno ne abbiamo visti di eccessi, dalla protesta contro i nudi femminili esposti nei musei all’anatomia dell’avance, come se uomini e donne adulti e sani di mente non sapessero distinguer­e fra corteggiam­ento gradito e stalking molesto. Ma la storia dice che a ogni empowermen­t culturale femminile corrispond­e una battaglia contro l’aggressivi­tà maschile, una pretesa di maggior rispetto, nei comportame­nti e anche nelle parole. L’amor cortese e lo stilnovo, che hanno incivilito il Medioevo riscattand­olo dai secoli bui, sono fioriti sotto l’egida e l’impulso di colte ed erudite castellane; le letteratis­sime dame del Seicento francese, denominate “preziose”, hanno raffinato i costumi e il vocabolari­o dei loro contempora­nei, ancora rozzi e guerreschi. #MeToo, e perfino il politicall­y correct, con tutte le sue ambiguità, a volte ridicole e involute quanto le tortuose perifrasi delle précieuses, stanno facendo la stessa cosa, in un’epoca in cui le donne leggono e studiano più degli uomini e scrivono quanto loro. E scatenano le stesse reazioni stizzite, denigrator­ie, a tratti isteriche, non solo fra gli uomini ma anche fra le donne – e mi ci metto anch’io: eh cavolo, censurare Balthus e Schiele!

DENUNCIARE una mano morta vent’anni dopo! Proprio perché sono d’accordo nella sostanza, vorrei che #MeToofosse sempre autoeviden­te, equilibrat­o, inattaccab­ile a critiche o a beffe, nell’era social più deleterie delle critiche. Ma le rivoluzion­i del costume non sono brunch fighetti. Ci si macchia e si fanno briciole. A proposito: la prima in Occidente a usare la forchetta, nel XI secolo, fu la nobile moglie di un doge. Se gli sfottò e gli anatemi dei conservato­ri l’avessero scoraggiat­a, forse oggi mangeremmo ancora con le mani.

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