Femminismo in copertina Meglio la sexy e fiera Meb o la rassegnata Carfagna?
CIAO SELVAGGIA, il tuo articolo di presa per i fondelli sulla Boschi versione pin-up sbiadita mi ha divertito molto, però abbi pazienza: io trovo che questa graziosa signorina abbia un merito. Non cerca consensi e credibilità tramite la solita aria dimessa che si vede in aula, non si mortifica e scolora cercando di apparire anonima e carina senza dare troppo nell’occhio. È bella e ci gioca. L’abbiamo vista spesso su tacchi impegnativi in luoghi istituzionali, si è sempre truccata con cura, la ricordo a eventi mondani con abiti sexy... non trova proprio che questo le faccia onore?
Prenda la Carfagna. La signora – bellissima donna – aveva un passato da velina da farsi perdonare e, quindi, ha fatto il percorso opposto. È partita bomba sexy e dopo qualche mese in politica era la triste copia di se stessa, tailleur da orsolina, capelli corti, trucco invisibile, sex appeal sacrificato sull’altare della credibilità. Lei stessa ci ha fatto capire di es- sere piegata è rassegnata al pregiudizio: “Sono bella, me la faranno pagare. Cerchiamo di essere invisibili...”.
E guardi che a me è spiaciuto, perché trovo la Carfagna una delle donne più belle in politica insieme a una donna che mi manca molto, la signora Prestigiacomo. Non trova che sia più femminista la Boschi, con i suoi tacchi e il rossetto rosso esibiti con fierezza della Carfagna? Non trova che ci sia una sorta di rivendicazione femminista, per nulla civettuola, in quelle foto di Maria Elena su una rivista per uomini? CARO PIERO, il problema non era la concessione all’effimero. Il problema era la bruttezza di quel servizio fotografico. Come ha scritto qualcuno sulla mia bacheca Facebook: “Le foto sembrano scattate da un correntista del Monte dei Paschi”. Ecco. Per il resto, spero che la Prestigiacomo le mandi almeno un cuoricino su Twitter.
Concedersi i piccoli piaceri è una questione di dignità
Ciao Selvaggia, spero che Di Maio mi legga: potrei essere uno di quelli che avrà il reddito di cittadinanza e che finirà in carcere per le spese immorali. Anzi, domani vado già a costituirmi preventivamente così tolgo a chi di dovere il disturbo di dover fare delle indagini su di me. Ho una piccola attività, sono pieno di debiti, ho 57 anni, mia moglie è una casalinga che ha cresciuto (con me) un figlio mezzo sbandato di 27 anni attualmente a Barcellona a cercar fortuna probabilmente nei portafogli altrui. Lo spread familiare è ai livelli più seri mai registrati. Secondo i miei calcoli, tra due anni saremo più o meno sul lastrico e senza poter contare né sull’età né su antichi risparmi. Naturalmente il nostro tenore di vita è sul misero andante da almeno tre anni, dopo due decenni di relativo benessere. Campiamo con circa mille euro al mese e arriviamo a malapena a fine mese, con salti mortali. Ebbene, io mangio quasi sempre pasta al burro a pranzo perché mi faccio avanzare 100 euro per le sigarette e due gratta e vinci. E mia moglie non ha rinunciato al colore dal parrucchiere anziché a casa una volta al mese. Altri 70 euro.
Il problema non è la concessione all’effimero, ma la bruttezza di quel ser vizio fotografico pubblicato su Maxim
Sono spese immorali? Secondo Di Maio sì, secondo me no. Comprare da mangiare è sopravvivenza, concedersi piccoli, risibili piaceri è dignità. È non sentirsi di essere venuti al mondo solo per respirare, mangiare e dormire. Mia moglie ha voglia di sentirsi ancora bella a 58 anni, non si sa fare il colore da sola senza sembrare poi una zucca, è immorale che vada da un parrucchiere e sia ancora felice di guardarsi allo specchio? Io fumo e fumare mi serve a sentire meno il peso della vita, è immorale? Di Maio dovrebbe ricordarsi l’antico concetto di dignità operaia “il pane e le rose”. Dignità è vivere per sfamarsi di cibo e, con quel che avanza, del superfluo. Vado ad accendermi una sigaretta.
I miei ossequi. Verrò a trovarla in carcere con una stecca di Marlboro e regalerò a sua moglie un buono annuale da Jean Louis David, nel caso. Mi tenga aggiornata.