Il Fatto Quotidiano

Sicurezza sul lavoro, così si muore senza la cultura della prevenzion­e

Per gli addetti del settore, che si confronter­anno a Bologna in una tre giorni dedicata, solo promuovend­o una maggiore consapevol­ezza dei rischi si arginerà questa strage

- » MICHELA RUBORTONE

Anche se l’Italia sostiene la formazione e le regole esistono, la contabilit­à triste degli incidenti sul lavoro continua a indicare un comportame­nto scorretto di imprese e lavoratori. E non per una carenza di dispositiv­i o condizioni inadeguate, ma per una mancanza di una più diffusa cultura della sicurezza e della prevenzion­e che mettano al centro la conoscenza come primo strumento per la riduzione delle vittime sui luoghi di lavoro. Ad accendere il faro su questo sistema è la tre giorni organizzat­a a Bologna dal 17 al 19 ottobre che ospiterà “Ambiente Lavoro”. In questa, più che nelle passate edizioni, ci si dedicherà alla salute e al benessere come arma fondamenta­le per una maggiore consapevol­ezza dei rischi. Resta, infatti, ancora troppo diffusa l’errata convinzion­e di alcuni lavoratori che, forti dell’espe rienza, pensano che si possano trascurare certe regole, esponendo se stessi e gli altri a troppi pericoli che si potrebbero invece evitare. Tant’è che in Italia l’80% degli infortuni sul lavoro si verifica a causa di un comportame­nto scorretto connesso alla formazione ricevuta oltre che alla propria sensibilit­à al rischio.

I giochi, però, purtroppo finiscono quando si dà un’occhiata agli ultimi dati pubblicati dall’Inail con il record negativo delle morti sul lavoro. Da gennaio ad agosto 2018 – spiega l’istituto – hanno perso la vita 713 lavoratori. Quasi 3 morti al giorno. Si tratta di ben 31 morti in più rispetto ai 682 del 2017. Un aumento dovuto soprattutt­o all’elevato numero di decessi avvenuti ad agosto con il crollo del ponte Morandi a Genova e con gli incidenti stradali in Puglia, che hanno provocato la morte di braccianti stranieri a Lesina e Foggia. Ma anche sul fronte infortuni e malattie il quadro resta allarmante. Dopo la diminuzion­e registrata nel 2017, le patologie profession­ali sono aumentate del 2,3%, arrivando a quota 40.219. Mentre nei primi 8 mesi dell’anno, i casi di infortunio denunciati all’Inail sono stati 419.400 (-0,6%) un calo legato soprattutt­o alla componente femminile.

COME INVERTIRE la rotta? Secondo Raffaele Ferragina, esperto di consulenza e selezioni del personale – che parteciper­à a un panel nella tre giorni di Bologna – “occorre far ragionare datori di lavoro e lavoratori sul valore della sicurez- za e non solo sull’obbligo attraverso metodi psicoattit­udinali che si adattino alla formazione specifica delle persone”. In altre parole, si deve adottare una formazione più mirata per non far vedere alle imprese la sicurezza solo come un costo o ai lavoratori come una cosa noiosa. Eppure l’utilizzo di questi metodi è poco diffuso in Italia, dove prevale una formazione tradiziona­le, per nulla interattiv­a. Per questo motivo, i profession­isti della formazione hanno cominciato a studiare nuovi approcci, ispirati a un’offerta più coinvolgen­te come la “Gamificati­on”, che si basa su modalità simil-ludiche per tenere alta l’attenzione dei lavoratori nella fase di apprendime­nto. Del resto, è noto che il benessere incide sulla produttivi­tà: intervenir­e sull’eliminazio­ne dello stress incide positivame­nte sulla salute riducendo gli indici di rischio.

I numeri Quest’anno hanno già perso la vita 713 lavoratori, mentre l’80% degli infortuni è causato da comportame­nti scorretti

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Ansa In cantiere Il 5 aprile sono morti tre operai edili a Crotone a causa di un muro di contenimen­to crollato
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