Csm, si riparte da Woodcock Ipotesi astensione per Ermini
Giustizia Il vicepresidente renziano si è già espresso sul pm di Consip Ma deve giudicarlo. Caso Finocchiaro al plenum: chiede la pensione
Casi politicamente sensibili per il nuovo Csm già dall’inizio dei lavori: dal processo disciplinare a Woodcock, al rifiuto del ministro A l fo ns o Bonafede di avere tra i suoi funzionari l’ex ministra e magistrato Anna Finocchiaro, a un altro processo disciplinare, quello al governatore pugliese e toga in aspettativa Michele Emiliano, alla grossa partita della Procura di Roma.
Si comincia con Anna Finocchiaro, magistrato per sei anni fino al 1987 ed esponente di punta del Pci-Pds-Ds- Pd per oltre 30 anni. Il caso, però, dovrebbe chiudersi senza scossoni perché Finocchiaro ha fatto domanda per andare in pensione anche se ha tempo fino al 31 dicembre per ripensarci. La vicenda, come rivelato dal Fatto, risale a maggio quando l’allora ministro uscente della Giustizia Andrea Orlando, poiché Finocchiaro non ricandidata, sarebbe dovuta tornare a indossare la toga, chiese al Csm il suo collocamento fuori ruolo al ministero, così come per Doris Lo Moro. A giugno il via libera del vecchio plenum, ma Bonafede, solo per Finocchiaro, ha fatto sapere che non intende avvalersi della sua collaborazione. Il nuovo plenum, mercoledì, dovrà prendere atto della sua decisione e rimandare la pratica alla Quarta che chiederà al ministero se ci sono i requisiti per il pensionamento. Insomma, la richiesta della Finocchiaro taglia la testa al toro.
A novembre, invece, tornerà a tenere banco il caso che durante i governi Renzi e Gentiloni ha scatenato tempeste dentro e fuori dal Csm: il processo disciplinare, alle battute finali, a carico di Henry John Woodcock e Celeste Carrano, sotto accusa per la conduzione dell’indagine Consip che ha coinvolto, tra gli altri, Tiziano Renzi e Luca Lotti. Alla prossima udienza, fissata dall’ex collegio per il 5 novembre – in astratto – potrebbe essere sollevata una incompatibilità. La sezione disciplinare è sempre presieduta dal vicepresidente del Csm, in questo caso David Ermini. Il suo vice è Fulvio Gigliotti, uno dei “prof” in quota M5s. Gli altri membri sono i togati Piercamillo Davigo, Giuseppe Cascini, Corrado Cartoni eMarco Mancinetti. L’incompatibilità potrebbe essere ravvisata per il presidente Ermini poiché da parlamentare del Pd attaccò gli inquirenti di Consip: “Prima si prende di mira Renzi e poi si lavora sulle indagini? Ci sono ma nd an ti ?”. Ermini, però, per apparire imparziale oltre che esserlo, potrebbe decidere di astenersi oppure scegliere una via diplomatica ma che porta allo stesso risultato: prendere per quel giorno un impegno istituzionale e così far modificare il collegio. Gigliotti a quel punto presiederebbe e subentrerebbe al suo posto uno dei laici “supplenti”: Cavanna (Lega); Donati (M5s) e Cerabona (FI). Altra ipotesi: le difese di Woodcock e Carrano potrebbero invitare Ermini ad astenersi o avanzare richiesta di ricusazione.
Poiché nel collegio c’è anche Davigo, il magistrato più votato, amato e odiato di questo Consiglio, è sceso in campo Il Foglio, secondo il quale “piuttosto che valutare criticamente l’operato di un magistrato preferirebbe probabilmente tagliarsi un piede”. Cita pure un’intervista al Fatto: quando il Csm non tutela un pm da attacchi del governo e lo processa pure “prima ancora che vengano processati gli imputati... c'è da restare esterrefatti ”. Anche la Prima commissione del Csm si occupa dell’ operato dei magistrati, ma per condotte non dolose. La presiede Alessio Lanzi, laico di FI, avvocato di Fedele Confalonieri e David Mills. La vice è Alessandra Dal Moro, giudice milanese di Area (sinistra ). Come pm c’è il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita di AeI. Anche la Prima ha ereditato il fascicolo Consip, incredibilmente rimasto in sospeso nonostante le testimonianze favorevoli ai pm degli ex vertici della Procura di Napoli.
Altro processo disciplinare sotto i riflettori, con data da fissare, è quello a Emiliano. L’ultima puntata risale a luglio scorso quando la Consulta ha stabilito che è legittimo l’illecito disciplinare previsto per chi, magistrato anche in aspettativa, si iscrive a un partito o partecipi in maniera sistematica alla sua attività. Cioè, è legittimo il processo ad Emiliano, toga in aspettativa da 13 anni e pure candidato alle primarie del Pd.
La Quinta, che si occupa di nomine, avrà gli occhi puntati l’a nno prossimo quando ci sarà la grande partita del successore di Giuseppe Pignatone, a capo della Procura di Roma fino a maggio. Presidente Gianluigi Morlini, giudice di Bologna di Unicost (centristi), il vice è Basile. Altro laico è Gigliotti. Ne fa parte pure Davigo. Per ora il candidato favorito e che piace pure a Pignatone, si dice a piazzale Clodio, è l’attuale procuratore di Palermo Franco Lo Voi, di MI, che gode di apprezzamenti trasversali.
I nodi Atteso anche il disciplinare del dem Emiliano. E nel 2019 si decide sul nuovo procuratore di Roma