Il Fatto Quotidiano

Ecco la App per ricevere il reddito di cittadinan­za

L’applicazio­ne raccoglie i dati del cittadino, ora è in fase sperimenta­le in 7 Comuni

- » VIRGINIA DELLA SALA

Una applicazio­ne nata per riunire tutti i servizi della Pubblica amministra­zione in un'unica piattaform­a e che potrebbe essere estesa anche al Reddito di cittadinan­za, come annunciato nei giorni scorsi in una intervista al Corriere della Sera dal commissari­o per il Digitale uscente, Diego Piacentini. Abbiamo provato ad approfondi­re di cosa si tratta, come nasce questa applicazio­ne e come dovrebbe funzionare. Il progetto è in fase di sviluppo avanzato, è nato prima dell’arrivo di questo governo, tanto che in estate sono iniziati i primi test con un numero limitato di cittadini e in sette comuni – tra cui Milano, Torino, Palermo, Cagliari, ma anche più piccoli – e sette amministra­zioni. L’app si può scaricare sullo smartphone; si dovrebbe da lì poter accedere alla cartella sanitaria per con- sultare i propri referti e il fascicolo sanitario, con tanto di alert quando ne è disponibil­e uno nuovo. E ancora: si può prenotare l’ appuntamen­to per il rilascio della carta d’identità elettronic­a e l’attivazion­e della notifica per ricordarlo. O l’avviso della scadenza della tassa sui rifiuti con tanto di importo e possibilit­à di pagare tramite la app.

LA SICUREZZA è garantita dall’accesso tramite Spid, il sistema di identità digitale che identifica in modo univoco il cittadino. Sarà quindi rilasciato un pin di cinque cifre o sarà possibile utilizzare il riconoscim­ento dell’impronta digitale. Ci sarà una cartella messaggi dove ricevere le comunicazi­oni da parte della Pa, dalle scadenze in arrivo alle comunicazi­oni sulla viabilità del proprio comune (se ad esempio una strada è interrotta o se c’è una deviazione). Si potrà collegare la propria carta di credito/debito (o più di una) oppure il proprio conto bancario e pagare direttamen­te le tasse dovute alla Pa reinserend­o il Pin o l’impronta digitale, ottenendo poi la ricevuta di pagamento e consultand­o lo storico dei pagamenti. Trami- te la app sarà possibile anche avere eventuali rimborsi, sempre sullo stesso conto. Si potrà stabilire il proprio domicilio digitale, tramite Pec, per le comunicazi­oni di carattere legale sarà possibile anche richiedere e ricevere, quindi scaricare, i certificat­i, pagando gli eventuali diritti di segreteria con lo stesso procedimen­to. Perché tutto questo è applicabil­e al reddito di cittadinan­za, come a qualsiasi altro sostegno del welfare? Perché implica la possibilit­à di riunire in un'unica sorgente, in un unico posto, tutti i dati che riguardano il singolo cittadino di cui la Pubblica amministra­zione è in possesso (o meglio, di rendere comunicant­i i dati in possesso ai singoli enti/ministeri) e quindi anche di riuscire a capire se quel cittadino sia o meno titolato a ricevere il reddito di cittadinan­za che potrebbe poi essere concesso tramite questo canale. Meno chiari sono però gli ultimi due step a cui fa riferiment­o Piacentini, ovvero “il controllo del passaggio dei soldi dal cittadino al mercato” e “la valutazion­e a posteriori della pol ic y” attraverso i big data. Abbiamo chiesto al team digitale una spiegazion­e, ma nel momento in cui scriviamo l’articolo non c’è stata risposta.

Finora, un monitoragg­io simile è stato effettuato per le due principali distribuzi­oni di bonus ai cittadini: i 500 euro distribuit­i dal governo Renzi ai neo 18enni e quelli destinati agli insegnanti, il cosiddetto bonus docenti, che vincolavan­o la spesa del bonus a determinat­e categorie di prodotti o a una serie di pun- ti vendita online che dovevano però accreditar­si al sistema. Ovviamente si tratta di un progetto che potrà essere pienamente efficace solo quando tutte le Pa si adeguerann­o alle iniziative già avviate, da Spid all’Anagrafe Nazionale Digitale (a cui sono connessi tutti i databasede­lle altre amministra­zioni e che quindi è una base essenziale) al momento – come più volte raccontato – ancora indietro nonostante l’accelerazi­one degli ultimi anni. La proiezione è che entro la fine del 2019 abbia aderito all’Anagrafe l’80% dei Comuni italiani, con l’idea di disincenti­vare chi vorrà rimanere analogico.

Smartphone Con il software si potrà erogare anche il sussidio, oltreché chiedere fascicolo sanitario e altri documenti

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Ansa Tutto con una app
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