Il Fatto Quotidiano

Fmi, Bce e Ue compatti: assaggi di Troika sull’Italia

La manovra Mario Draghi chiede il rispetto del Patto di Stabilità, Juncker ricorda “la parola data”. Lo scontro è tutto politico e durerà ancora

- » SALVATORE CANNAVÒ

Nello scontro tra Unione europea e governo italiano ogni giorno ha la sua pena. Quella di ieri è sotto il segno di un’autorità indiscussa come Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, il quale da Bali, dove si tiene la sessione del Fondo monetario internazio­nale, ha ridettato le regole base: “Occorre rispettare il Patto di Stabilità europeo specialmen­te per i Paesi con alto debito”. Cioè l’Italia.

Il ministro Giovanni Tria ha provato a giocare con le parole ricordando che se il Patto di Stabilità chiede di mantenersi all’interno del parametro del 3% nel rapporto tra deficit di bilancio e Pil, l’Italia con il suo piccolo 2,4 previsto nel 2019, ci sta. Ma Draghi quando osserva che occorre rispettare le regole pensa ovviamente all’insieme di quelle europee, compreso il Fiscal compacte i piani di rientro dal deficit struttural­e.

A RUOTAè intervenut­o anche il Fmi per bocca di P au l Thomsen, capo del dipartimen­to europeo, il quale sulla scia di Draghi, e replicando­ne quasi le parole, ha detto che “l’Italia deve rispettare le regole dell’Unione europea con la sua legge di Bilancio del 2019 e costruire un buffer (una riserva, ndr ) di liquidità per attutire la prossima crisi economica”. Curioso, anche Draghi si è riferito al “buffer” parlando di riserva fiscale per affrontare le difficoltà.

Con l’intervento del Fmi il Movimento 5 Stelle ha alzato il tiro della replica prima con il vicepremie­r Luigi Di Maio – “ora manca solo la Nasa ad attaccarci” – e poi con Alessandro Di Battista, in Gua- temala ma vigile su quanto accade in Italia: “Che una banca che presta i soldi a strozzo deve dire quale leggi vadano bene e quali no è il segno che viviamo nell’epoca dell’impero del capitalism­o finanziari­o”.

Il copione, quindi, resta per ora quello incardinat­o all’inizio di questa storia: da un lato il governo italiano che chiede, come ricorda lo stesso Di Battista, margini maggiori di “so vr ani tà”, dall’altra la Ue, e la Bce o il Fmi che la negano. E quei tre insieme fanno la famigerata Troika, il vero spettro che anima questo dibattito sulle regole da rispettare, quelle che governano gli attuali trattati internazio­nali e che, di fronte a una rimessa in discussion­e da parte dell’Italia, potrebbero saltare. Si tratta di uno scontro politico, dunque, a tutto campo.

A finire nel mirino è ancora una volta Jean Claude Juncker, presidente della Com- missione Ue, il quale in un’intervista a Le Monde ha attaccato di nuovo l’Italia che “non rispetta le regole”. E giù, il solito fuoco di fila a colpi di allusioni alla “grappa” e all’indegnità del personaggi­o. Che in realtà sta facendo una battaglia politica. Così come fanno Marine Le Pen e Steve Bannon , che si sono incon- trati giovedì a Parigi per convergere sul progetto di un movimento populista europeo.

Bruxelles sorveglia La legge di Bilancio va portata lunedì alla Commission­e. Corsa sul decreto fiscale

IL GOVERNO ITALIANO deve comunque presentare la manovra a Bruxelles il 15 ottobre, quindi lunedì prossimo. Nonostante la Nota aggiuntiva al Def sia stata approvata dalle Camere, la manovra e i vari collegati ad essa conseguent­i, non sono ancora nero su bianco. Se ne discuterà lunedì al Consiglio dei ministri. L’attenzione è sul tema fiscale, con il condono sulle cartelle fino a mille euro, mentre sembra ormai certa la rottamazio­ne che prevede la cancellazi­one delle sanzioni per le cartelle esattorial­i fino alla soglia di 200 o 500 mila euro, particolar­e da precisare. Nel fare i conti anche il presidente dell’Ufficio parlamenta­re di Bilancio, Giuseppe Pisauro, concede al governo che “alcune misure, come il reddito di cittadinan­za potrebbero avere un effetto moltiplica­tore molto importante”, ma occorre vedere i dettagli. Un approccio diverso da chi alla Camera ha bocciato la manovra proprio perché non attendibil­e sulle previsioni di crescita.

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Ansa JunckerIl presidente della Commission­e Ue ieri ha attaccato l’ungherese Viktor Orbán

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