Il Fatto Quotidiano

Il valore dell’esistenza non dipende dai beni posseduti ma dall’amore

- » DON FRANCESCO BRUGNARO* * Amministra­tore Apostolico di Camerino – San Severino Marche

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamen­ti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimonia­re il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”. Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristat­o; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel Regno di Dio!”. I discepoli erano sconcertat­i dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel Regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno di Dio”. Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”. Ma Gesù, guardandol­i in faccia, disse: “Impossibil­e agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”. Pietro allora prese a dirgli: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. Gesù gli rispose: “In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzio­ni, e la vita eterna nel tempo che verrà”. (Marco 10, 17-30)

“MAESTRO buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita e

terna?”. La domanda centrale con cui si apre il dialogo tra un uomo ricco che corre incontro a Gesù ci aiuta a far luce su un tema decisivo: in che cosa consiste la vera vita, ciò che la riempie di gioia e di senso? La riuscita e il valore della nostra esistenza dipendono dai beni, o dall’amore con cui abbiamo vissuto le nostre relazioni? Avidità, ingiustizi­a sociale, corruzione, latrocinio sono, spesso, il retaggio delle fortune economiche e umane. Il libro della Sapienza, parlando della saggezza, av

verte: “Tutto l’oro al suo confronto è come un po’di sabbia e come fango è valutato di fronte a lei l’a r g en t o ” (Sap 7,9).

Bene ha fatto quest’uomo ricco che, spinto da una ricerca sincera di Dio, si è messo a “correre incontro” a Gesù professand­o che “fin

dalla giovinezza” viveva nell’osservanza dei Comandamen­ti. Il Maestro buono, fissando lo sguardo su di lui e apprezzand­one la coscienza buona e retta, “lo amò”. In questo dialogo silenzioso, si fa strada la proposta di Gesù, quella

di una libertà più grande! “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni!

Seguimi!”. Invece di impoverirs­i, avrebbe riempito la sua vita di amore, di gratuità, di relazioni nuove nate dalla condivisio­ne di ciò che aveva. Ecco il discernime­nto: cosa o Chi preferire? Lo slancio del fascino iniziale si smorza e gli affetti che sembrano offrire più sicurezza inducono a mancare la scelta: “A queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristat­o”. Invece di seguire Gesù, egli cambia strada!

Questa radicalità sconcerta i di

scepoli: “E chi può essere salvato?”.

Ognuno di noi sa che nel cuore portiamo affetti e beni di varia natura (soprattutt­o la nostra stessa volontà), e proviamo paura al pensiero di abbandonar­li. Vorremmo patteggiar­e, giungere a un compromess­o.

Se può sembrare “difficile entrare nel Regno di Dio”, Gesù, ancora una volta, ci conferma: “Impossibil­e agli uomini, ma non a Dio, perché tutto è possibile a Dio”. Diventare discepoli non è frutto della nostra abilità umana, ma dell’incontro con quello sguardo che ci fissa con amore e ci libera dal peso del superfluo, dal bisogno di trattenere per sé dimentican­do il prossimo.

LA VIA DELLA SALVEZZA Per questo Gesù invita i discepoli a seguirlo, spogliando­si delle ricchezze per guadagnare “un tesoro in cielo” e la vita eterna

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